Capitolo 27

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«Muoviti Paulo.» richiamai il mio ragazzo che prese gli ultimi sacchetti e corse verso di me.
«Bibite, panini, caramelle? Preso tutto?» chiesi io sbirciando nei vari sacchetti. Lui annuì.
«Domani è l'ultimo giorno di Alvaro qui a Torino, dobbiamo fargli una festa. Chiama gli altri che ci aiutano.» dissi io. Paulo sbuffò poi mi cinse la vita con il suo braccio.
«Rilassati amore.» mi lasciò un bacio sulla nuca e gli sorrisi mestamente.
«Mi mancherà tanto.» ammisi.
«Già, mancherà tantissimo anche a me.» Paulo e Alvaro sono grandi amici. Immagino la loro tristezza nel dirsi addio.
Io e Alice, la sua fidanzata, ci eravamo scambiate i numeri, così da rimanere in contatto. Lei sarebbe andata assieme a lui, che grande storia d'amore.
Il numero di Alvaro già lo avevo, ed era anche nella lista dei miei preferiti.

«Ho pensato che gli farò credere di star andando ad una cena tranquilla con qualche compagno di squadra, lo porterò nel locale, dove voi salterete fuori non appena entreremo.
Voglio festoni, musica, regali e tanto cibo.»
«Calmati piccola obesa.» Paulo mi fece la linguaccia e lo guardai male. Gli calpestai il piede e fingendomi offesa incrociai le braccia al petto.
Si lamentò del dolore al piede e continuò a camminare fino alla macchina.
«Oh mi dispiace, ora la tua carriera da calciatore sarà rovinata, gran peccato.» alzai gli occhi al cielo.
«Dispiace anche a me. Ora le mie bellissime fan non potranno più adorarmi.»
«Meglio così.»
«Ti amo gelosona.» mi prese il braccio ma lo spostai.
«Ok.»
«Ti sembra il modo di friendzonarmi?» rispose lui.
«Ti sembra il modo di chiamarmi? Piccola obesa?» alzai le sopracciglia e lui sbuffò sonoramente.
«Come sei permalosa, con te non si può mai scherzare. Non cambierai mai.» mise in moto la macchina e partì. Rimasi sorpresa.
«Già mi dispiace. Trovati qualcuna migliore di me allora.» sbottai io e appoggiai la testa al finestrino.
«Antonella non era così permalosa.» mi girai di scatto verso di lui e lo guardai male, lui non ricambiò lo sguardo, continuò a guidare.
«Fottiti.» sbraitai e lui si girò di scatto verso la mia direzione. Bloccò la macchina e mi affrettai a scendere. Prima che potessi scendere però, mi afferrò il braccio.
«Fermati dove vai Rosie.» chiese lui. Mi lasciò il braccio e camminai via di lì. Inutilmente visto che neanche cinque secondi dopo si trovò dietro di me.
«Amore sai che non lo penso davvero.» mi prese le mani e mi allontanai da lui.
«Rosie. Guardami.» alzò di poco la voce, mi prese il mento con le dita, in modo che potessi guardarlo negli occhi.
Non era tanto più alto di me, anche perché è risaputo non fosse di per sè particolarmente alto.
«Che vuoi!? Vattene da Antonella.» sbuffai e lui sorrise.
«Sei bellissima.»
«Antonella di più.»
«E ti amo tanto.»
«Amavi di più lei.»
«Non è assolutamente vero questo.» mi strinse la mani tra le sue e mi sorrise dolcemente.
Al diavolo lui, il suo sorriso, e quelle sue bellissime iridi verdi.
«Ti amo.» ripeté.
«Ti amo anche io.» il suo sorriso si allargò e mi fece spazio tra le sue braccia. Appoggiai la testa nell'incavo del suo collo e sentii il suo profumo.

Quando arrivammo a casa mia poggiai le cose in cucina, e poi raggiunsi Paulo seduto sul divano.
«Perché non prendiamo una casa tutta per noi?» chiese il moro dal nulla. Lo guardai inarcando le sopracciglia e lui sorrise.
«Si insomma, abbiamo bisogno di un po di spazio per noi, in più aspettiamo un bambino.» le sue mani si posarono sulla mia pancia e sorrise. Poi ci lasciò qualche bacio sopra.
La pancia non era ancora visibile. Ero soltanto alle prime due settimane.
«Non lo so, mi sembra affrettato. Ci penserò.» dissi io e lui annuì.
Mi accoccolai al suo petto e, con i suoi grattini sulla pancia mi addormentai.

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«Rosie svegliati.» sentii toccarmi il braccio. Mi svegliai e vidi le iridi verdi del mio ragazzo scrutarmi attentamente.
«Buongiorno eh.» mi lasciò un bacio sulla guancia.
«Che ore sono?» chiesi massaggiando la testa.
«Sono le quattro.»
«Le quattro?! Dobbiamo preparare la festa per Alvaro! Hai chiamato al locale? Hai avvisato gli altri?» mi alzai di scatto dal letto e presi il mio telefono.
«Pronto? Salve, chiamo per la prenotazione di stasera. Volevo confermare l'orario.» chiamai al locale che mi era stato consigliato da Sami.
«Si salve, certo alle 21.00 aveva detto, per 50 persone, va bene?»
«Si, perfetto.» risposi e guardai Paulo sedersi sul divano e appoggiare la testa allo schienale.
Mi sedetti vicino a lui e incrociai le gambe per sedermi meglio.
«Perfetto, la aspettiamo.» salutai e chiusi la chiamata.

«Rosie, ti sei appena svegliata, come fai ad essere così carica di energia?» Paulo mi fermò per un polso, ridendo. Sorrisi e appoggiai la testa alla sua spalla.
«Non lo so, voglio che la festa per Alvaro sia perfetta. Una delle migliori, se la merita.»
Voglio che sia felice prima di trasferirsi per sempre a Madrid. Deve ricordarsi che qui ha delle persone che gli vogliono bene e che per lui ci saranno sempre, in qualsiasi momento.
«Ora rilassati okay? Abbiamo tanto tempo prima delle 21.00» disse lui e io annuii.

[...]

«È tutto pronto! Aspettate qui, io vado a prendere Alvaro a casa sua, vi mando un messaggio quando stiamo per entrare.» salutai tutti e abbandonai il locale.
Suonai al campanello e venne ad aprirmi lui stesso.
«Ciao Rosie.» mi abbracciò, lo salutai e ricambiai il suo abbraccio.
«Andiamo?» chiesi indicando la macchina, che Paulo si era offerto di prestarmi, lui annuì e chiuse la porta alle sue spalle.
«Come sei elegante.» gli sorrisi e guardai il suo abbigliamento.
Aveva dei pantaloni neri, una camicia bianca e la giacca nera. Semplice, ma elegante.
«Anche tu, sei bellissima.» gli sorrisi. Avevo un vestito lungo fino ai piedi, di color rosso mattone. Molto semplice, senza decorazioni o cose particolari, non mi piacevano i vestiti troppo vistosi.
«Dove mi porti, quindi?» chiese lui curioso, guardando attentamente la strada intorno a lui.
«In un ristorante davvero carino, Paulo ci sta aspettando lì insieme ad Alice e alcuni amici.»

Alvaro's pov.
Mi dispiaceva abbandonare questa città, e sopratutto mi dispiaceva abbandonare i miei amici. Ma il dovere chiama, non avrei potuto rifiutare una tale offerta, ne andava di mezzo la mia carriera calcistica, a cui tenevo molto.
Quando arrivammo vidi lei prendere il suo telefono e scrivere qualcosa a qualcuno, probabilmente stava avvisando Paulo del nostro arrivo.
Appena entrai notai subito che le luci erano tutte spente. Vidi solo una lucina infondo e insieme a Rosie andai verso quella fonte luminosa. Appena arrivai aprii la porta e tutte le luci si accesero.
«Sorpresaaa!!» tutti saltarono fuori, e con tutti intendo proprio tutti. I miei compagni di squadra, i miei più cari amici, la mia fidanzata.
Tutte le persone a cui tenevo di più.
Delle lacrime scesero lungo le mie guance, mi affrettai ad asciugarle e sorrisi.
Guardai la mia migliore amica che mi stava sorridendo.
«Grazie.» la abbracciai forte e le lasciai un bacio sulla guancia.
Tutti i presenti vennero vicino a me per abbracciarmi.
Erano le persone più importanti che io abbia mai conosciuto. Non li avrei mai voluti sostituire, tenevo davvero tanto a loro.
Mi sarebbero mancati terribilmente, ma la mia era una promessa, alla Juve e ai miei amici, sarei tornato presto o tardi, la Juventus era la mia casa.

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SPAZIOAUTRICE
Buonasera
Non so che dire today mhh. Spero vi piaccia il capitolo, votate e commentate.
La storia sta raggiungendo grandissimi traguardi. Vi ringrazio
Votate e commentate, un bacio. Buonanotte.
-Fede

Mi Joya //Paulo Dybala Where stories live. Discover now