Capitolo 3

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«Rosie vuoi fare vedere a questi ragazzi cosa sai fare?» chiese mio zio sorridendo e timidamente annuii. Chi mi conosce sa quanto sono timida, e l'idea di giocare a calcio insieme a dei professionisti mi agitava parecchio.
«Vai a cambiarti allora.» disse e mi avviai verso gli spogliatoi. Mi aggiustai i parastinchi nei calzettoni e misi le mie scarpette. Appena uscii dallo spogliatoio vidi Paulo appoggiato al muro, come se mi stesse aspettando.
«Rosie tu...» iniziò a parlare ma lo fermai subito.
«No Paulo, ora no.» dissi e uscii di fretta dagli spogliatoi. Tornai in campo e mio zio mi invitò a fare un po' di passaggi con i ragazzi. Iniziai a giocare e riuscii a fare anche un goal, Gianluigi, Gigi come lo chiamavo loro, stava in porta ed era davvero bravissimo, le parava tutte. Inutile dirlo, ma Paulo era diventato ancora più bravo di come lo ricordavo.
«Sei brava ragazza.» disse un ragazzo, mi pare si chiamasse Alvaro. Lo ringraziai e poi timidamente mi allontanai. Per il resto degli allenamenti rimasi vicino alle tribune, nel mio angolino, giocando un po' al telefono e guardando i loro allenamenti. Ad un certo punto mi si avvicinò Paulo, avrei voluto saltargli addosso e abbracciarlo, ma non dovevo farlo, lui mi aveva abbandonata.. senza dirmi nulla. E ora non poteva presentarsi di nuovo così come se nulla fosse.

«Perchè non vuoi parlarmi?» disse lui ma feci finta di non sentirlo, alzai la musica nelle mie cuffiette e continuai a palleggiare contro il muretto, finché non mi prese la palla.
«Avanti prendila dai.» disse e iniziò a correre, gli corsi dietro e tentai di scartarlo, ebbene sì, era diventato persino più forte di prima. Continuai a ridere e lui anche mentre cercavamo di rubarci la palla. Mi sembrò di essere tornata a tanti anni fa, quando passavamo le giornate a rincorrerci dietro ad un pallone, felici e spensierati. In quel momento tanti ricordi mi tornarono alla mente, gli rubai il pallone e lo tirai in porta, arrabbiata. Lui mi guardò e poi sorrise.
«Sei migliorata tanto.»disse e fece per abbracciarmi ma mi spostai.
«Si, anche tu.» farfugliai e lo lasciai lì, tornai al mio posto e nel frattempo mi accorsi che gli allenamenti erano ormai finiti.
«A domani ragazzi.» disse mio zio e loro prima di andare negli spogliatoi mi salutarono calorosamente.
«Alla prossima!» urlò qualcuno prima di sparire negli spogliatoi.

«Mi aspetti quando esco?» mi sussurrò Paulo più come un'affermazione che come una domanda. Annuii, anche se avrei voluto tanto andarmene. Magari senza avviso, come aveva fatto lui. Ma decisi di restare, e di aspettarlo. Io andai nell'altro spogliatoio e mi misi di nuovo i miei vestiti. Poi andai a sedermi sulle panchine vicino agli spogliatoi, cercando di trattenere le lacrime di rabbia.
Dopo un paio di minuti uscii Paulo, seguito da Alvaro.

«Ciao ragazzi, Rosie alla prossima.» disse Alvaro e venne verso di me per abbracciarmi, ricambiai l'abbraccio e poi ne andò con la sua macchina nera.
«Pensavo te ne saresti andata.» disse Paulo prendendo il suo borsone.
«Non abbandono qualcuno senza avvisarlo, non sono come te, io un cuore ce l'ho.» affermai nel modo più freddo possibile, si bloccò per un attimo e poi continuò a parlare.
«Scusa...»sussurrò poi, più a se stesso che a me. Scossi la testa.
«Pensi che con un semplice 'scusa' io ti perdoni? No Paulo non è così, mi hai lasciata lì da sola, senza avvisarmi, non sai cos'ho passato nei giorni senza di te. Andavo sempre al campetto sperando che un giorno saresti arrivato per giocare con me. Aspettavo.. aspettavo sempre. Ma tu non arrivavi mai! Sei stato così egoista da non salutarmi nemmeno. Mi sarei arrabbiata di meno se mi avessi salutato prima di sparire per più di quattro anni! Ho persino pianto per te, perché mi mancavi. Ero ancora piccola e ingenua, ma sapevo che in quel momento qualcosa dentro di me si era spezzato. Eri il mio migliore amico, la mia ancora di salvezza, e poi sei sparito, così, su due piedi. Lasciandomi completamente sola. Ho dovuto continuare a cavarmela giocando da sola. Perché le ragazze che conoscevo non mi degnavano di uno sguardo perché ritenevano il calcio uno 'sport stupido e per maschi' e io ci stavo male. Ogni giorno giocavo da sola contro un muretto. Mentre tu eri qui, a fare la bella vita, dimenticandoti di me. Evidentemente sei diventato troppo famoso per una come me.» dissi in preda ad una crisi di nervi, non mi accorsi che qualche lacrima era ormai ben presente sul il mio viso. Le asciugai velocemente e lo sguardo di Paulo diventò più triste. Abbassò la testa, senza parole.

«Avevo anche conosciuto un ragazzo, speravo che così facendo mi sarei dimenticata di te, ma dopo un paio di mesi che stavamo insieme mi ha lasciata, tradendomi, e io volevo sfogarmi, piangere con qualcuno, avevo bisogno di un abbraccio da parte del mio migliore amico. Ma non avevo nessuno! Ero sola. E tutto per colpa tua!» urlai e Paulo mi si avvicinò. D'un tratto mi abbracciò, e in quel momento, anche se volevo ammettere il contrario, era tutto ciò di cui avevo bisogno, lo strinsi forte e qualche lacrima continuò a scendere sul mio viso, bagnando la sua spalla.
«Perdonami, davvero, è successo tutto così in fretta. Quel giorno mi arrivò quella proposta, e non riuscii a rifiutare, era un'opportunità unica per me! Era il mio momento di avverare il mio sogno, e in quel momento ho pensato solo a quello. Mi hanno prenotato subito un volo per l'Italia. E con tutte le cose che avevo da fare ho avuto poco tempo per organizzarmi. Scusa Rosie, anche io ho sentito molto la tua mancanza, credimi. Quando mio padre morì mi sentii morire, avevo bisogno di qualcuno al mio fianco ma tu non c'eri. E così dovetti affrontare il lutto da solo, piangendo chiuso in camera. Mi mancavi anche quando giocavo a calcio, perché mi immaginavo tu al mio fianco che correvi per rubarmi la palla. E poi un giorno, quando mi fidanzai, baciai la mia ragazza e mi tornò in mente il nostro primo bacio, un bacio...»
«Terribile.» dissi ridendo tra le lacrime.
«Si terribile, eravamo ancora piccoli e ingenui per capirne bene il significato e per capire quanto eri importante per me. Sono pronto a recuperare tutto ciò che ho perso Rosie, te lo prometto. Ora sono qui e non ho intenzione di andarmene.» mi disse, tenendomi ancora stretta a lui. Tutte quelle parole in un certo senso azzerarono tutti i miei pensieri. In quel momento c'era solo lui. E avevo intenzione di viverlo a pieno.

SPAZIO AUTRICE
Sto adorando. Sono così carini. Sta parte piace particolarmente anche a me, spero voi pensiate lo stesso ! Votate e commentate. Sciau.
-fede

Mi Joya //Paulo Dybala Where stories live. Discover now