Capitolo 31

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- Dovreste fare pace, sai che in fondo non voleva trattati male -.

- Ho praticamente baciato un altro ragazzo! -.

- Oh, cazzo... - sbottò - Questo non me l'aveva detto David -.

Distolsi lo sguardo portandolo sulla parete alla mia destra. Avevo distrutto tutto e per di più non stavo male. - Scusa... - rimediò.

- Non fa niente -.

- Quindi le vecchie fiamme si sono riaccese - commentò con malizia. Girai la testa di scatto verso di lui, sgranando gli occhi. Ghignò vittorioso. - Che... Ma che dici? -. Il mio volto esangue contraddisse le mie parole, ma sperai che Luke non se ne fosse accorto. - Chi altro avresti baciato se non Shawn? A proposito, stasera avremo i paparazzi in giardino? -.

Spalancai la bocca per la sua sfacciataggine, afferrando una delle pantofole accanto al letto per poi scagliarlela addosso. - Esci, stupido! - lo cacciai ridendo. Uscì con le mani in alto, tra una risata e l'altra.

Scossi la testa rimettendomi in piedi. Poi presi a sistemare la camera e una volta finito uscii fuori nel piccolo atrio dalle pareti scure e le luci soffuse disposte su di esse.

- Lana, tesoro, secondo te la cravatta devo metterla blu o rossa? -. Narcisista numero tre. Dov'è Carter?

- Cosa c'è, Ben? - strillò con voce irritante mia madre dal piano inferiore. Avevo ragione quando dicevo che le cene organizzate da mia madre la rendevano nervosa e facilmente irritabile. - Ma ha sempre fatto così quando c'era da preparare una cena? - mi chiese l'uomo, con le due cravatte dai colori differenti fra le mani. Ridacchiai a causa della sua domanda. - Sì, sempre. Ma non si dovrebbe preoccupare così tanto: tutti sanno che è un'ottima cuoca -.

- Ricordami di ordinare tutto la prossima volta. - scherzò - Quale mi consigli? Rossa o blu? -. Diedi un'occhiata al colore del suo completo elegante, costituito da pantaloni e giacca blu e una camicia celeste. - Io non metterei nessuna delle due, sai è una cena informale. Però se proprio devi, quella rossa - gli consigliai con sincerità, come se stessi parlando con il mio vero padre. Quel rapporto non l'avevo mai avuto con mio padre ed era alquanto strano parlare in quel modo con lui.

- Bene. Grazie mille, Annie - mi ringraziò con un sorriso compiaciuto, tornando verso la sua camera nel corridoio alle mie spalle. Scesi le scale, decidendo di raggiungere mi madre per aiutarla. Entrai in cucina e le andai incontro. - Mamma, vatti a preparare. - le dissi, facendola sussultare - Adesso apparecchio io. Qui cosa c'è da fare? -.

- Non ti preoccupare, tesoro. Vai con i ragazzi, sto finendo - rispose continuando a sminuzzare la verdura.

- Tra venti minuti saranno qui. Sai che Mel è puntuale come un orologio svizzero, vai a sistemarti -.

Alle mie parole sembrò ripensarci. Lasciò il coltello sul tagliere, girandosi verso di me. - Okay, okay. Devi solo finire di preparare l'insalata e apparecchiare. - istruì asciugandosi le mani sul grembiule - Ah, controlla il pollo nel forno -.

- Va bene. Vai! -. L'accompagnai fino alla porta della cucina conducendola con le mani sulle sue spalle.

Dopodiché mi lavai le mani e mi misi all'opera. Iniziai tagliando i cetrioli e le carote, poi passai alla lattuga.

- Stronzo! Non puoi fare quei trucchetti -.

- Sì che posso! Cosa ci posso fare se sei un incapace?! -.

- Diglielo, David! -.

- Amico, sei davvero una schiappa... -.

I tre ragazzi avevano alzato la voce e riuscivo a sentirli da lì. - Al posto di litigare, andate ad apparecchiare! - ordinai.

Quel ragazzo con la chitarra in mano 2Où les histoires vivent. Découvrez maintenant