Capitolo 9 - Nothing to lose

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Respirai piano cercando di capire da dove cominciare a riordinare le mie idee. Stavo tremando e sentivo che l'ansia mi stava facendo brutti scherzi.

Volevo prendermi a schiaffi da sola per aver reagito così d'impulso. Che cosa mi fosse passato per la testa non lo sapevo nemmeno io. Volevo avere un piano, volevo per una volta riuscire a sistemare tutto. Ma, cosa molto strana, avevo incasinato ancora di più le cose. Notare il mio sarcasmo grazie.

Avrei voluto urlare fino a rimanere senza voce. Urlare fino a non avere più fiato, fino a che tutto quel dolore che mi stava opprimendo svanisse momentaneamente.

Sentivo il bisogno di avere Taylor al mio fianco. Volevo che nonostante tutto si avvicinasse a me rassicurandomi che sarebbe andato tutto bene. Volevo un suo abbraccio, qualcosa che mi dimostrasse che lui fosse realmetne lì davanti a me. Volevo sentire ancora una volta il suo profumo, perché non ricordavo nemmeno più quale fosse.

Lo volevo sentire, volevo assicurarmi che quella volta, qualsiasi cosa fosse successa, sarei riuscita a ricordare qualsiasi cosa di lui.

Anche il modo in cui stava prendendo a pugni il muro e mi stava urlando contro in quel momento.

Ero poggiata contro il muro di una casa abbandonata, con lo sguardo basso verso il pavimento e il viso rigato dalle lacrime.

Non so da quanto tempo stava prendendo a pugni quel muro, ma sembrava essere un eternità. Non avevo il coraggio di alzarmi ed andare da lui.

Ero la solita codarda che scappava, come mi aveva definita lui.

«Una stronza codarda» sussurrai stringendo i pungi mentre quelle parole mi laceravano dentro.

Volevo urlare, ma non riuscivo nemmeno a parlare. Ma non potevo rimanere a sentirmi insultare da uno che nemmeno sapeva come erano andate realmente le cose.

«Non sono scappata» dichiarai con un filo di voce, abbastanza che lui mi sentisse e smettesse di perdere a pungi il muro.

«A quanto pare abbiamo un concetto diverso di scappare» intronizzo guardando il muro davanti a lui. Non mi aveva guardata nemmeno un attimo, sembrava fosse schifato da me.

«Ti amavo» quelle parole scivolarono dalle mie labbra involontariamente e mi sembrò di essermi liberata di un peso. «Ti amo Taylor e...»

«Non me ne frega un cazzo. Se mi amavi restavi con me cazzo» sussultai alzando lo sguardo verso di lui. Aveva smesso di prendere a pungi il muro, ma non accennava a guardarmi. Ero stufa  di tutta quella situazione, stufa di soffrire e di piangere. Stufa di sentirmi così piccola ed insignificante.

«Non sono scappata» ripetei «E lasciami parlare se vuoi sapere come sono andate davvero le cose. E smettila di sputare cattiverie se non sai nulla» sbottai prima che potesse dire qualcosa. «Lo ammetto, sono scappata tante volte e poteva benissimo smembrare che fossi scappata anche questa volta. La verità è che tutta questa cosa che ci circonda è troppo grande e difficile per una persona. Soprattutto per qualcuno che non sa praticamente nulla di questo mondo» poggiai la testa contro il muro guardando il cielo stellato. «E' questione di vita o di morte, così mi avevi detto il girono del diploma. Mi ero illusa, per quelle poche ore, che potessimo davvero vivere normalmente, senza doverci nascondere o proteggerci. Perché alla fine eravamo in pericolo e lo siamo tutt'ora. Vedi Taylor, non me ne sarei mai andata da te, non più. Che senso aveva scappare quando ero rimasta a lottare per noi due? Nessuno, perché volevo passare ogni giorno con te senza doverci nascondere dal mondo. Ma mai, mai. Mai Taylor avrei lasciato che qualcuno potesse fare del male a te o ad Alex.» presi un respiro profondo puntando lo sguardo sul pavimento tutto sporco. «Non potevo, il ragazzo con cui sono cresciuta, colui che c'è sempre stato nonostante tutto per me. Non potevo perdere te Taylor. Vedi, preferivo averti a migliaia di miglia di distanza piuttosto che vederti......morire» sussurrai l'ultima parola lasciando scorrere le lacrime sul mio viso.

Non parlò, non disse nulla. Sentivo il suo sguardo bruciare su di me. «Non c'è stato giorno in cui non volessi tornare da voi, non c'è stato giorno in cui non ti ho pensato» sussurrai con voce tremante. Mi schiarii la voce e respirai a fondo cercando di calmarmi. Mi passai le mani sul viso, mi scoppiava la testa e sentivo la tensione mangiarmi viva.

Volevo parlasse, non ne potevo più di quel silenzio. Mi alzai con clama e mi spolverai i pantaloni.

«Ho scoperto tante cose in queste ultime settimane. Troppe cose.» sorrisi amaramente ripensando a Logan, Lily e al ragazzo che avevo davanti.

«Sai cosa Melissa?» parlò schiarendosi pochi secondi dopo la voce. «Non è stata colpa tua, tutto questo è esclusivamente colpa mia, sapevo che non eri una ragazza come tutte le altre, tutto questo non fa per te. Io non faccio per te. Tu non fai per me»

Nulla, nulla di ciò che era successo mi aveva fatto sentire così male come quelle parole. Sembrava mi avesse sparato due colpi diritti al cuore con la differenza che con una pallottola sarei morta, ma quella prole continuavano a rimbombare dentro la mia testa.

«C-cosa?» chiesi strisciando contro il muro per rialzarmi. Sembrava mi avesse prosciugato tutte le forze.

«Ho una festa che mi aspetta» Non ebbi il tempo di realizzare quelle prole che Taylor sparì da quel vicolo buio, confermandomi ciò che aveva detto prima.

Come poteva tutto quel sentimento che c'era fra noi due ad essere svanito così? Quando aveva smesso di amarmi? Quando mi aveva dimenticata?

«Melissa» la voce preoccupata di Clarissa rimbombò nel piccolo vicolo facendomi leggermente sobbalzare. «Dove stanno andando?» scivolai contro il muro per poi finire seduta sul terreno sudicio. «Tutto bene?» Poggiai la testa contro il muro e chiusi gli occhi.

Ero stanca. Stanca di tutto ciò che mi circondava, di tutte le scelte che avevo fatto, di tutti gli sbagli. Ero stanca di continuare a lottare per....nulla. Non aveva più senso continuare a lottare per qualcosa.

Forse aveva ragione Taylor, tutto questo non faceva per me, io non facevo per lui e lui non faceva per me.

Troppo ingenua per essere in un casino così grande. Tanto ingenua che non avevo fatto altro che pensare agli altri dimenticandomi di me stessa. Trascurando e ammazzando me stessa.

«Melissa» Clarissa sussurrò così piano il mio nome che pensai fosse stata solo un'illusione nella mia testa.

Aprii gli occhi sorprendendomi di non aver più nessuna lacrima da versare. Avevo una gara cui partecipare e niente da perdere, nemmeno me stessa.

«Sono pronta per la gara» affermai alzandomi con un scatto.

«Taylor e Bryan?» chiese avanzando dietro di me. Strinsi le mani in due pugni cercando di non far trapelare nessuna emozione.

«Non avevo un piano e poi hanno una vittoria per cui festeggiare» sospirai sedendomi in macchina «Non avrebbero avuto modo di aiutarci in ogni caso»

Clarissa mise in moto senza più fare nessuna domanda. Probabilmente aveva capito che c'era qualcosa che non andava e apprezzai il fatto che non disse più nulla.

Non sapevo come spiegargli, ma di una cosa ero certa.

Ero stanca di lottare per gli altri, perché quella gara l'avrei vinta per una soddisfazione personale e sarei riuscita a scoprire tutto ciò che era successo, ogni singolo segreto. Perché ormai ci ero dentro e non avevo più nulla da perdere.

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