Capitolo 3 - Airport

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«L'ho fatto altre volte, so come fare quella curva, piccola» mi rassicurò per la millesima volta. La sua mano mi accarezzava la coscia cercando di tranquillizzarmi. La verità era che stavo morendo di paura.

«Taylor» lo richiami «Non metto in dubbio che tu non sappia come farla, anzi sono sicura tu sia in grado di farla, ma..» provai a farlo ragionare, ma sembrava essere burattino della propria rabbia.

«Allora tranquillizzati, non c'è nulla di cui preoccuparsi» concluse prima di sporgersi ad aprire la mia portiera «Ora scendi e vai ad spettarmi al traguardo». Mi lasciò un veloce bacio a stampo prima di posare lo sguardo sulla ragazza che quella sera avrebbe aperto la gara. Perché non la apriva il ragazzo delle scommesse, come sempre?

«No» affermai chiudendo la portiera. Evidentemente la ragazza lo prese come una conferma che eravamo pronti per partire dato che si tolse la maglietta e la usò come bandiera.

«Melissa scendi da questa fottuta macchina prima che lei...» non fece in tempo a finire che la ragazza aveva dato il via e Taylor, se pure in svantaggio di qualche secondo, partì. «Che cazzo ti costava scendere da questa cazzo di macchina?» sbottò accelerando notevolmente fino a superare Michael. Allora rallentò e lo stesso fece Michael. Intravedevo il precipizio. Era dannatamente alto, sembrava che sotto ci fosse il nulla. Sentivo la voce di Logan che mi raccontava di Lily, sentivo come Lily si era sentita quella sera.

«Taylor» sussurrai inorridita da tutto quel buio. Qualcosa non andava, Michael non era più dietro di noi, ma era affianco alla macchina. La strada si stava sempre di già stringendo, ma nessuno dei due accennava a rallentare.

«Andrà tutto bene Mel, davvero» mi rassicurò, ma l'espressione che aveva dipinta in volto diceva tutto il contrario.

«Rallenta Taylor, rallenta ti prego» lo pregai in preda al panico. Quella era una trappola, l'ennesima trappola.

«Melissa»

«Rallenta»

«Melissa»

Dell'acqua gelida mi arrivò dritta in faccia. Mi alzai di colpo boccheggiando e aprendo gli occhi. Un vestito rosso, una borsetta penzolante, un secchio d'acqua in mano e dei capelli biondi.

«Sono le sette e mezza, cazzo» sussurrò urlando. Mi guardai in torno accorgendomi di non essere in camera mia, ma soprattuto di non essere in una camera e che quel posto aveva tutta l'aria di essere un giardino e quelli intorno a me e Hope, una decina di ragazzi e ragazze ubriache, addormentati.

«Cazzo io...»

«Non ricordi niente?» domandò sorridendo nervosamente e io annuii «Nemmeno io» dichiarò lanciando il secchio lontano da li.

«Perché mi hai svegliata con un secchio d'acqua gelido?» le chiesi alterata.

«Era mezzora che ti chiamavo, ti stavi agitando, e non ti svegliavi e poi il tuo telefono sta continuando a suonare» si difese prima di allontanarsi, cercando di non pestare le altre persone che dormivano.

Che cazzo era successo? Ma soprattuto quando avevo bevuto per addormentarmi in quel posto?

«Dove vai?» sussurrai urlandole. Avevo paura di svegliare glia altri. A lezione probabilmente non ci sarebbe stato nessuno quel giorno.

«Al dormitorio a farmi una doccia» ripose e io mia alzai, dopo aver tolto la mano di un ragazzo dal mio fianco, e la raggiunsi.

Tirai furi il telefono mentre cercavo di ricordare qualcosa di quella dannata festa.

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