Capitolo 6 - Trust no one!

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Era più di mezz'ora che Hope parlava a vanvera. Non aveva ancora toccato cibo e io non avevo ascoltato nemmeno una parola di quello che aveva detto.

Faccio schifo come amica. Davvero schifo. Probabilmente fare schifo era diventata la mia specialità.

«Allora ci vieni o no?» domandò picchiettando nervosamente la forchetta contro il vassoio. Era peggio del rumore dei suoi tacchi. La guardai cercando di indovinare di cosa stava parlando, ma capì al volo che non avevo ascoltato una parola. Merda. «Vieni a vedere la partita?» domandò guardandomi insistentemente.

«Non lo so ancora» riposi posando la forchetta sul vassoio. Non avevo più fame. Non che in quel periodo ce l'avessi. «A che ora è?» domandai cercando il mio telefono. Certo, se non fosse per il fatto che ieri lo avevo fatto a pezzi e che era un rottame, l'avrei trovato nella tasca posteriore dei jeans.

«Diciannove in punto, ma sarebbe meglio se fossimo lì un'ora prima, sai per vedere i ragazzi riscaldarsi e perdere i posti migliori, cos....»

«Ti farò sapere» la fermai prima che rincominciasse a parlare interrottamente.

«Ricordi qualcosa della festa?» domandò rigirandosi fra le dita una ciocca di capelli biondi.

«Quasi tutto» riposi raccontandole di quando lei si era appartata con un ragazzo, del fatto che avevamo giocato a beerpong ed altri giochi stupidi, che ci avevano portate ad essere così tanto ubriache. Mi ricordavo di aver ballato con dei ragazzi, ragazzi di cui non ricordo assolutamente il voto o il nome. Di averci parlato per gran parte della serata e che in qualche modo ero finita in corridoio arrabbiata e mi ero messa a giocare ad un altro stupido gioco per poi addormentarmi. Ricordavo abbastanza e francamente non mi interessava saperne di più. I problemi erano altri.

«Dove sei stata ieri dopo le lezioni?» Sopra il tetto della scuola, fumando e deprimendomi per al schifosa vita che mi sono creata da me.

«Sono andata a farmi un giro» mentii alzandomi. Oggi era l'ultimo giorno che si poteva stare in dormitorio e dovevo ancora sistemare tutto in macchina e portarli da Logan, in più dovevo passare a casa di mio padre per perdere altre cose che mi sarebbero servite. Ma soprattutto dovevo andare a comprarmi un fottuto telefono. Magari la prossima volta non lo avrei più sbattuto contro il muro.

«Dove vai?» urlò attirando l'attenzione di alcuni studenti che a quell'ora pranzavano con noi.

«Ho alcune cose da sbrigare» dichiarai. Mi voltai pronta a raggiungere l'uscita, ma qualcosa bloccò il mio percorso.

«Ragazza che spunta dal nulla» ridacchiò e io in risposta alzai gli occhi al cielo.

«Sai la prossima volta potresti direttamente cadere sul mio...» Giorno sbagliato per ironizzare con me, proprio un giorno sbagliato.

«Bastardo» affermai nello stesso instante in cui la mia mano si scagliò contro la sua guancia. Quel ragazzo era bipolare e molesto. Fanculo. Fanculo. Fanculo.

Lo superai e mi diressi velocemente verso l'uscita mentre torturavo avidamente le chiavi della macchina e quelle dell'appartamento di Logan.

«MELISSA!» urlò Set raggiungendomi. Potevo mettermi a correre e andare via, ma ero troppo stanca e ignorarlo mi sembrava la cosa migliore. «Melissa, senti scusa, non volevo dire quella cosa...» Oh certo, allora perché cazzo l'hai detta? Non che mi importasse certo. Era solo che pretendevo un minimo di rispetto. «Davvero, non era mia intenzione» ribadì.

«MELISSA!» Hope. Che voleva ora? Darmi un'altra lista con le regole dell'amicizia?
No grazie, i miei amici ce gli avevo e volevo tornare da loro.

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