Cap.21

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Ormai il ragazzo era la mia fissa, una vittima data dal caso, dalla somiglianza, dalla voglia di possederlo, dalla voglia di viverlo.
Questo ormai era diventato.
Potevo sapere tutto di lui in pochi gesti, cercando tra i contatti dei suoi amici e chiedere ai suoi compagni di classe.
Era in mio potere, ogni cosa potevo sapere di lui.
Era nelle mie mani, potevo distruggerlo come potevo continuare ad amare.
Ma non avendo sentimenti negativi verso di lui e non avendo sviluppato il sentimento dell'odio potevo continuare ad andarci dietro come una ragazzina adolescente e stupida.
O forse ero io che dipendevo da lui...?

Ogni giorno all'uscita della scuola lo aspettavo, si, ma lui non lo sapeva.
Lo seguivo, seguivo dove andava, ero curiosa dove abitava, ero curiosa con chi era in macchina con lui ed il perché.

Lo vedevo far la salita, non mancava giorno che lui non la facesse.
Con o senza compagnia.
Quel suo stile unico che nessuno aveva, con quella sua camminata che assumeva e mentre era in pubblico l'accentuava.
Era bello in ogni sua sfaccettatura in ogni sua posizione.

Da quando avevo iniziato a frenquentarlo non facevo altro che cercare di capire chi stava in macchina con lui, a parte uno dei suoi genitori.
Figure femminili apparivano da un finestrino spesso chiuso per un motivo o per un altro.
Inizialmente del mio stolkeraggio, non so come lui facesse ma riusciva a riconoscermi spesso all'interno della mia macchina.

Mentre lui se la faceva a piedi per arrivare ad una fermata vicino ad un incrocio che portava ai paesi etnei, io ero in macchina a proseguire lentamente.
Lo vedevo sedersi sempre sullo stesso muretto ad aspettare chi l'avrebbe prelevato.
Lo fissavo, non parlava quasi mai con dei ragazzi o ragazze.
Una volta mi vide.
Si, mi vide, ero distratto a chiacchierare con degli amici e lui mi vide.
Alzò la mano energicamente e la scosse in segno di saluto.
Il mio cuore sobalzò, salutai anch'io amichevolmente, era l'inizio di una lunga tortura.

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