Cap.19

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I giorni passarono, settimane fino ad un mese.
Io già avevo iniziato il progetto Etna comics.
Chi era addetto ai disegni fu collocato nei corridoi centrali dove alle pareti erano attaccati grandi fogli in cui si dovevano disegnare personaggi dei fumetti americani.

Io mi giravo tutti i corridoi.
Finivo sempre per prima il mio lavoro così scendevo e salivo dai piani per aiutare i ragazzi.

Un giorno mentre stavo disegnando un personaggio del 1987, un ragazzo mi arriva di soppiatto avvicinandosi a me dicendo.
<<Sei davvero brava>> si trovava a pochi centimetri dal mio viso quando mi girai verso di lui.
Sobalzai dallo spavento, un ragazzo dal bel aspetto, biondo e dagli occhi molto chiari.
Arrossí d'impatto.
<<G-grazie, molto gentile>> risposi cortesiamente.
Riflettei qualche secondo.
Non avevo mai visto quel ragazzo nel nostro istituto.
<<Scusa.. Ma di che classe sei? Non ti ho mai visto.>> dissi girandomi verso di lui mentre era ormai vicino le scalinate che portavano al piano inferiore.
<<Sono delle 4c, mi chiamo Marco, non esco spesso dalla classe ma puoi trovarmi sempre in cortile nella zona fumatori>> rispose semplicemente <<Comunque davvero brava>> continuò sorridendo.

Non mi abituerò mai alle presenze maschili.
Arrossí di nuovo e rigraziai.

Ripresi il mio lavoro.
Odiavo essere distratta mentre lavoravo mi sconcentravo e per riprendere la calma e la concentrazione mi ci voleva un po'.

Passò circa un'ora..
C'era un via e vai di persone, chi mi faceva complimenti e chi semplicemente vedeva ciò che combinavo.
Quando ad un certo punto sentii dei passi veloci, scattanti e un po' pesanti.
Mi girai di scatto, non tanto dallo spavento ma per sapere di chi fossero quei passi.

Vidi un'immagine nera che stava per inciampare ma alla fine con un passo veloce e deciso si misi in piedi e ricominciò a correre.

Li focalizzai per bene il suo viso.
E quel viso lo conoscevo fin troppo bene, quel corpo lo conoscevo fin troppo bene quell'immagine di persona la conoscevo estremamente bene.
Mi alzai dal pavimento.
Corse verso di me sorridente
Mi prese velocemente dalla vita avvondola col suo braccio con una lieve pressione e mi schioccò un intenso bacio sulla guancia
Sorrisi.
Realmente iniziai a sorridere fin quando stava inciampando dalle scale.
Dire che l'avevo riconosciuto prima che il mio cervello avesse elaborato chi fosse era dir poco.

<<KOOOOOKIEEE>> urlò venendomi incontro.
<<Come siamo felici oggi! Come mai?>>
<<NON LO SO!>> disse allontanadosi da me.
<<Ma come non lo sai!?>> dissi io ironica
<<No! Non lo so! Forse sei tu che mi fai questo effetto ahahah>> mi sorrise.
Solo l'onnipotente poteva sapere come realmente quel sorriso mi colpí il cuore.
<<Ne sono felice!>>
Si avvicinò ad un suo amico e lo guardai chiacchierare.
Non potevo far altro che guardare quanto era bello ed affascinante.
Mi piaceva proprio.

<<Ma che ci fai qui sopra?>> chiesi curiosa.
<<Niente.. Cazzeggio ahaha>> concluse ridendo allegramente.
Era diventato me o cosa?
La mia allegria l'aveva contagiato fin troppo.
E ne ero fin troppo entusiasta.

Tornando indietro per imbarcare le scalinata per il piano inferiore, io ero ormai tornata al mio lavoro, si fece notare passando dolcemente una mano lungo i miei fianchi.
<<Ciao kookie>> disse mentre compiò il gesto.
<<Ciauu>> risposi dolcemente.

Qui la mia mente iniziò a fare strane fantasie, a ricordare momenti passati 10 secondi prima ed a sorrisi.
A ricordare toni di voci e presenze.
Tutto questo, ritornando al disegno.
Non sentivo le ore passare.
Non gli davo assolutamente peso.
Perché io stessa ero il disegno diventando un tutt'uno con esso.
Spesso mi venivano a dire che i miei disegni avevano un qualcosa di strano e particolare, chi diceva che erano vivi, chi invece vedeva tutta me stessa.

Passarono delle ore.
E di nuovo quei passi.
Ma non gli diedi molto peso questa volta. Mi volsi più per muovere il mio collo che per guardare chi fosse.

<<Di nuovo qui?>> dissi sorpresa
<<Eh già! >> sorriso mentre mi passò da dietro.
Ed io come una stupida a seguire la sua figura camminare di schiena.
Lo sguardo mi cadeva spesso sul suo fondo schiena.
Non potevo farci nulla se era perfetto anche in certi punti in cui non si doveva dare neppure uno sguardo.

Le ore trascorsero.
<<Elisabetta sono le due meno dieci, vai a prepararti, se non vuoi dormire qui>> mi venne a chiamare il professore di plastica.
Il mio professore preferito.
L'unico qualificato a poter realmente insegnare in quell'istituto.
<<DI GIÀÀ???>> dissi sbigottita.
<<Tu non ti accorgi proprio di nulla quando disegni eh? Ahahah
Poco fa ero dietro di te per vedere come procedevi con il lavoro e non ti sei accorta della mia presenza >> disse ridendo.
<<No, ma sul seriooo?!>> disse con gli occhi spalancati.
<<Ahahah assolutamente no, adesso vai per oggi hai fatto tanto, ci penso io a sistemare.>>

Feci un gesto col capo e gli porsi il materiale che gentilmente mi aveva prestato per lavorare.





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