Capitolo 28

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Carter osservò Ben e sorrise, intrappolando il labbro inferiore tra i denti, felice di poter finalmente stare con il suo uomo, in un semplice bar, in mezzo a tante persone, senza doversi nascondere come ladri, ciò che erano da una vita.

Osservò l'espressione con la quale Ben, leggeva annunci sul giornale, la punta della matita incastrata tra le labbra e la fronte corrugata per la concentrazione.

"Cosa stai leggendo con così tanta attenzione?" domandò, giocando con la propria cannuccia colorata, affondandola nel bicchiere.

"Annunci di lavoro" rispose, facendo una smorfia e lanciando il giornale in mezzo al tavolino, insieme alla matita per alzare le braccia, stiracchiandosi mentre posava lo sguardo sugli occhi grigi del suo ragazzo.

Carter non poté non scoppiare a ridere, facendo sorridere l'altro.
"Certo che non ti ci vedo proprio a lavorare, io con il bar mi sono abituato" osservò, bevendo un sorso della sua bevanda ghiacciata.

"Tu saresti ottimo anche a fare l'attore, dopo l'ultimo teatrino e io sono bravo a trattenermi dal staccare le palle alle persone! Abbiamo tutti imparato qualcosa, no?" ribatté ovvio, facendo nuovamente ridere di gusto, il compagno.

"Sei un idiota. Ma dimmi un po', non vuoi ricominciare con altri colpi?" domandò, tornando serio Carter e Ben, senza esitazione, scosse la testa.

"Ho intenzione di sposarti, creare una famiglia con te e non possiamo rischiare la galera con due bellissimi bambini da crescere, non trovi?"

Carter quasi si strozzò con la bevanda, improvvisamente andatagli di traverso e iniziò a tossire più e più volte, sotto lo sguardo divertito di Ben.

"Cosa hai detto?" domandò in un sussurro, chiedendosi se avesse sentito male.

Ben, in tutta risposta, si alzò dal tavolo quel che bastava per sporgersi verso di lui e affondò una mano tra i capelli color grano, stringendoli mentre catturava le sue labbra rosse in un dolce bacio.






**









"Okay mamma, alle nove sarò lì, non preoccuparti, non farò ritardo, ciao" congedò velocemente sua madre, sbuffando.

Si fermò in mezzo al marciapiede, poco lontano dalla caffetteria per mandare un messaggio ad Ardian, in cui lo informava della cena di lavoro di suo padre, alla quale avrebbe dovuto presenziare senza scelta.

Finì il messaggio, scrivendo di lasciargli fuori dall'armadio le nuove camicie che aveva comprato un paio di giorni prima, una bianca e una blu, avrebbe deciso in seguito quale tra le due, avrebbe indossato.

Infilò il telefono in tasca e si passò una mano tra i capelli castani, aveva bisogno di un buon caffè doppio per superare quella giornata.

Entrò nella caffetteria, proprio nel momento in cui qualcuno iniziò a tossire, attirando l'attenzione di molti e anche la sua.

Girò il viso verso quella direzione e una lama lo oltrepassò all'altezza del cuore, di fronte alla scena che ebbe davanti.
Tutto ciò che stava con fatica, cercando di spingere in un angolo remoto della sua mente, era lì davanti a lui.

In un bacio dato all'uomo che doveva sposare, l'unico a cui aveva affidato la propria felicità e lui sembrava più che felice, al fianco di un altro.

Come si esce da situazioni del genere? Come si sopravvive a un tale dolore?

Era bastato rivederlo in quella caffetteria per far riaffiorare ogni cosa, più vivida e crudele di quanto ricordasse.
Continuava a chiedersi cosa avesse sbagliato, perché non era stato abbastanza per colui che aveva amato tanto e amava ancora.

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