Capitolo 11

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Adriel mugolò, sentendo una mano palparlo su una natica, coperta dai boxer.

Ancora mezzo addormentato si chiese se fosse un sogno o meno e tentò di ricordarsi con chi si fosse addormentato la sera prima.

Ma aveva solo ricordi della cena e di Alexis che era tornato finalmente a casa, avevano parlato fino allo sfinimento e si erano addormentati sul letto di quest'ultimo.

Di scatto, aprì gli occhi, voltando il viso dietro le sue spalle per rendersi conto che, effettivamente era proprio Alexis che importunava con tanta audacia il suo sedere.

Adriel ridacchiò, notando che il castano fosse ancora del tutto addormentato.

All'ennesima palpata gli diede una manata in pieno petto, esclamando a gran voce.
"Levati maniaco!"

Alexis spalancò gli occhi, saltando a sedere e si guardò attorno allarmato, trovando solo Adriel nel letto con sé.

"Ma sei cretino? Cazzo urli!" sbottò, portando una mano a massaggiarsi gli occhi.
"Perché sei sul mio letto?" aggiunse, sbadigliando e lasciandosi andare di schiena sul materasso.

"Credo che ci siamo addormentati ieri sera davanti a quel film noioso e urlo perché sono dieci minuti che mi palpi il culo" borbottò, alzandosi dal letto, senza inciampare.

"Cosa?" domandò, voltandosi a guardarlo in viso.

"Ciò che ho detto! Mi avrai scambiato per il tuo sposino in sogno" alzò gli occhi al cielo, passandosi una mano tra i capelli neri.

"Effettivamente stavo facendo un sogno niente male" ammise, sorridendo maliziosamente e facendo innarcare un sopracciglio all'altro.

"Beh si nota dall'alzabandiera direi" replicò, ridacchiando per poi camminare verso la porta.

Venne bloccato dall'entrata di Ardian, il quale puntò dritto verso l'armadio di Alexis e rubò una delle sue magliette.

"Buongiorno anche a te e usa pure i miei vestiti con comodo eh" disse quest'ultimo con una punta d'ironia.

Come ormai succedeva da un paio di giorni, Ardian rispose loro con un grugnito.

"Dovremo cercare un traduttore per i versi che emetti se continui a comunicare così" aggiunse Adriel, ottenendo finalmente l'attenzione del biondo, il quale si voltò verso gli amici con l'espressione di uno che voleva solo essere lasciato in pace.

"E di cosa vogliamo parlare? Di dormire insieme abbracciati da bravi froci?" osservò acido.

"Un po' di affetto non ti farebbe male" rispose Adriel, accennando un piccolo sorriso.

"Non ho bisogno di affetto ma di buchi da sfondare come ho sempre fatto! A stasera" concluse, uscendo come era entrato.

"Quando gli passerà" sospirò Adriel, incrociando gli occhi caramellati di Alexis che scrollò le spalle.
"Intanto ci ha rivolto la parola, è già un passo in avanti"



**




Wyatt uscì dall'aula con l'umore sotto i piedi, erano passati due giorni da quando aveva visto Ardian per l'ultima volta e non aveva avuto il coraggio di cercarlo.

Non appena aveva lasciato la sua stanza, si era pentito del ripensamento che aveva avuto e si era insultato e disprezzato.

Come aveva potuto rifiutarlo dopo aver desiderato per anni interi quel preciso momento?

Sospirò, non guardando in faccia nessuno e uscì nel cortile, diretto verso la mensa.

Camminò ad occhi bassi e stanchi per le notti insonni che lo stavano distruggendo.

D'un tratto sentì la voce di colui che gli faceva battere il cuore e andò nel panico.

Lentamente, si voltò, trovandolo circondato dai suoi amici e da un ragazzo carino che gli stava addosso come una sanguisuga.

Strinse i pugni il più forte che poté, odiando nuovamente sé stesso. Se non si fosse comportato da completo idiota, ora sarebbe lui al suo fianco.

Non avrebbe più dovuto trovare scuse per vederlo, avrebbe sentito la sua voce, accarezzato i suoi capelli, abbracciato e baciato.

Invece era lì, a spiarlo ancora una volta da lontano, facendosi corrodere il fegato dalla gelosia.

Eppure non sembrava il solito Ardian sorridente, aveva un'espressione annoiata e di fatti, non appena al gruppo si aggiunse Adriel, lo afferrò per un braccio, allontanandosi il più possibile.

Rimase a fissare la sua schiena con un groppo in gola, decidendo di dovergli parlare al più presto.




**




"Allora hai risolto con quel cretino?"

Carter si voltò a guardare con biasimo il ragazzo che stava occupando il suo letto.

"Sai che sono stufo di tutto questo. Non faccio altro che mentire a chiunque, soprattutto a quel povero ragazzo che non si merita una cosa del genere" sospirò, tirando fuori dal pacchetto, una sigaretta che si portò alle labbra.

"Cosa credi che a me faccia piacere che il mio uomo si faccia scopare da un altro? Tu non sai cosa si scatena dentro me, ogni volta che ti becco in giro con quello!" ringhiò, alzandosi in piedi.

"Per te tutto si riduce al scopare! Non è ciò che facciamo costantemente le poche volte che ci vediamo?" osservò acido Carter, prendendo un lungo tiro dalla sigaretta.

Ben corrugò la fronte, avvicinandosi a passo svelto al suo ragazzo.

"Non ti sarai mica innamorato sul serio del figlio di papà? È così?" sbottò, sentendo crescere dentro di sé una furia circa.

Carter buttò fuori il fumo, scuotendo la testa.
"Non ti rendi proprio conto che io per te, mi lancerei nel fuoco eh? Non puoi biasimarmi se mi manchi e se ce la faccio più. Questa cosa va avanti da tanto tempo e lo so che ci eravamo detti questo ultimo colpo e poi saremo felici ma mi sto distruggendo piano piano e non posso neanche averti al mio fianco" mormorò con gli occhi lucidi da lacrime che tratteneva da fin troppo.

Ben lo strinse a sé, facendolo sentire più al sicuro e sospirò, mettendo a tacere tutte le sue paranoie.

Reduci da anni di furti, amanti del lusso entrambi, due ladri innamorati, fuggiti da una città ormai svuotata per raggiungere la ricca New York e mettere in atto, il loro ultimo colpo che li avrebbe sistemati per tutta la vita.

Ma il piano, che all'inizio sembrava perfetto e che stava riuscendo con altrettanta perfezione, stava rendendo la vita difficile ad entrambi.

Non avevano messo in conto i sentimenti e il peso di una lontananza forzata.

Carter spense la sigaretta nel posacenere e si voltò, rifugiandosi sul petto del suo vero amato.

"Io ti amo da morire, non dubitare mai di questo ti prego" sussurrò, sapendo quanta gelosia, Ben covasse dentro di sé.

Affondò una mano tra i capelli neri che accarezzò lentamente, lasciandosi sollevare da terra e prendere in braccio.

"Quando tutto questo sarà finito non dovremmo più preoccuparci di nulla amore mio. Non ti lascerò mai più da solo" rispose Ben, puntando gli occhi color nocciola a quelli grigi di Carter che sorrise sinceramente dopo tanto tempo, unendo le labbra con le sue in un dolce bacio pieno di promesse.







**





Sabrina osservò sospettosa Alexis, non credendo a una parola di ciò che suo figlio le aveva appena raccontato.

Il suo istinto difficilmente sbagliava e per quanto Carter sembrasse a tutti gli effetti un angelo, dentro di sé lei non si fidava.

"Quindi ora è tutto apposto?" bloccò il figlio da un monologo che neanche stava sentendo.

"Sì! Tu e papà non dovete preoccuparvi di nulla. Io e Carter siamo innamoratissimi! Non vedo l'ora di sposarmi mamma" disse con un enorme sorriso e gli occhi lucidi.

Sabrina davanti all'emozione del figlio si sciolse e si ritrovò a sperare che le sue paure e quelle delle sue migliori amiche, fossero infondate.

"A me importa solo della tua felicità tesoro, lo sai" disse infine, allungando una mano per lasciargli una rapida carezza sul viso prima di alzarsi dal divano dell'appartamento dei ragazzi.

Salutò Alexis con un bacio e uscì dalla porta principale, promettendo a sé stessa che la questione non si sarebbe conclusa lì.

Six LettersWhere stories live. Discover now