Capitolo 18

652 38 3
                                    

Capitolo 18

Erano circa le nove di mattina quando sentii il campanello suonare, scesi le scale lentamente, quel giorno avevo solo voglia di restare a letto a dormire, non volevo nessuno tra i piedi, gli eventi degli ultimi giorni mi avevano distrutta, sapere che mio fratello si trovava a poca distanza da me mi terrorizzava, in qualche modo, e non poterne parlare con nessuno mi distruggeva.
Lidia non mi rivolgeva la parola e Michael si era comportato da vero idiota con me il giorno precedente.

Quando aprii la porta in mogano, rimasi sorpresa di vedere Alex sorridente. Indossava dei jeans scuri che fasciavano alla perfezione le sue gambe perfette, una maglia in cotone nera ed una felpa grigia.
"Cosa ci fai qui? Non dovresti essere a scuola?" Gli chiesi sorpresa.

"Dovrei fare la stessa domanda a te, ma immaginavo non saresti andata" disse fiero della sua affermazione.
"Perspicace "
"Beh  mi fai entrare o devo stare tutto il giorno qua fuori? " disse alzando le sopracciglia.
Roteando gli occhi al cielo mi spostai per farlo entrare, con passo deciso entrò guardandosi intorno. "Come me la ricordavo" affermò con un ghigno. "Sai non è passato molto da quando ci sei stato" affermai spazientita.
"Lo so"
Rimase in silenzio per un po' mi guardava in modo strano, lo faceva spesso ed avevo capito che era il suo modo per capire a che cosa stessi pensando, ma dubitavo che azzeccasse la sua "analisi"

"Vestiti" disse perentorio mettendosi le mani nelle tasche dei jeans stretti.
"Perché dovrei, non ho intenzione di muovermi di qui" dissi decisa.

"Dai ti farà bene uscire un po' di casa, andiamo a fare colazione e poi ti porto un po' in giro per Londra, sono sicuro che non l'hai ancora visitata, ho ragione?" Sapeva già la risposta lo intuivo dal suo sguardo.

"No, ma oggi non ho voglia di uscire"

"Invece sì che uscirai, e se non vuoi uscire in pigiama e con la forza ti conviene prepararti" disse indicandomi.

Sbuffai per poi salire le scale sussurrando tra e me "sbruffone".

"Hai detto qualcosa?" Mi chiese lui. "No niente" dissi trattenendo un sorriso.

Presi le prime cose sottomano dall'armadio e corsi in bagno per sistemarmi un po' i capelli, mi sciacquai la faccia con dell'acqua fredda e  mi misi anche un po' di profumo.

Mi infilai  il cappotto e una sciarpa, non ero ancora del tutto guarita e non volevo che mi ritornasse la febbre.

Scesi rapidamente le scale ed aprii la porta di casa seguita dal moro.
"Cosa ti ha detto ieri Lidia?" Mi chiese, mi girai verso di lui. "È per questo che sei venuto?" Gli chiesi dura. "No, era semplice curiosità, non mi rivolge parola" disse alzando le spalle.

"Non ne voglio parlare" dissi fredda.
"Eccola che ritorna il solito ghiacciolo" disse lui sospirando. Lo guardai stupita.
"Io non sono un ghiacciolo"
"Sì che lo sei" mi contraddette lui.
"Ci muoviamo? Sai ho un po' di fame, ah e la colazione la offri tu" mi incamminai verso la sua moto e lui mi raggiunse scuotendo la testa e sorridendo.

"Io non riesco a capirti" disse scherzosamente. "E non ci riuscirai mai caro" gli feci un occhiolino ammiccante e lui scoppiò a ridere.

"Allora quali sono i programmi di oggi?" Chiesi sorseggiando il cappuccino, eravamo in un bar non molto grande ma molto accogliente, non c'era molta gente e la poca che c'era si faceva i cavoli suoi, si poteva definire intimo.

"Non penso che te lo dirò non ci sarebbe gusto altrimenti" Alex mi guardava con uno stupido sorrisetto, era tutto il giorno che sorrideva e non capivo questo suo buon umore.

"Non è che mi interessi tanto" dissi alzando le spalle e mordendo la brioche alla crema che avevo ordinato.

"So che non è così" ed aveva ragione, ero una persona estremamente curiosa e non sarei stata tranquilla finché non mi avesse detto che cosa avremmo fatto.

ChangeWhere stories live. Discover now