Capitolo 11

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Capitolo 11

Uscii dal bar in cui lavoravo con il sorriso alla bocca, ero stanchissima ma felice.
Fuori ad aspettarmi appoggiato alla sua macchina c'era Michael con un sorriso bellissimo alle labbra.
Aveva aspettato che finissi di lavorare per fare l'uscita che gli avevo promesso.
"Ciao amico" lo salutai ridendo. "Salve madame" disse lui con un pessimo accento francese il quale mi fece scoppiare a ridere.
"Siamo di buon umore oggi" constatò lui guardandomi con uno strano luccichio negli occhi, che in quel momento non captai.
"Mhh direi di sì" dissi abbracciandolo, la sua colonia non mi piaceva tanto, non era lontanamente come quella di Alex e storsi il naso per l'odore.
"Cos'è successo?" Mi chiese lui salendo in macchina, io lo seguii mi misi comoda sul sedile ed alzai le spalle. "Mi hanno preso al lavoro,e lo so sembra esagerata una reazione del genere ma voglio guardare anche le cose belle non soltanto le cose brutte che accadono nella mia vita" dissi sorridendo. "Allora quali sono i tuoi programmi per stasera?" Chiesi cambiando discorso.
"Pizza,birra e film" rispose lui guardando la strada. Lo osservai attentamente, non mi ero mai accorta della sua bellezza disarmante, mi morsi il labbro pensierosa , Michael si girò nella mia direzione. "Se non ti va bene possiamo fare qualcos'altro" "No va più che bene tranquillo" non pensavo che per uscita intendesse andare a casa sua, pensavo andassimo in qualche pub o qualcosa del genere, mi sentivo un po' a disagio ad entrare nella sua vita personale, io per il momento non gli avrei mai permesso di entrare in casa mia, nella mia quotidianità.
"Abiti con i tuoi?" Chiesi spaventata dal doverli conoscere.
"No ho un piccolo appartamento qui vicino, mia madre si è trasferita in periferia ma io non volevo abbandonare la scuola, quindi la vedo solo nei weekend" mi disse sorridendo, capendo il mio disagio su questo argomento. "Tranquilla te la farò conoscere prima e o poi non fare quel faccino triste" disse ridendo ironicamente, gli diedi una leggera e scherzosa spinta alla spalla. "Ma vai a cagare va" e scoppiammo entrambi a ridere, stare con Michael era così, ridevo per qualunque minima cosa mi dicesse, per quanto stupida è banale fosse.

L'appartamento era piccolo ma accogliente, apparteneva a Michael , era arredato secondo il suo gusto, per quanto poco ancora lo conoscessi ero sicura che l'avesse scelto e modificato lui. Quella casa emanava calore, mi si strinse il cuore.
"Allora ti piace?"mi chiese posando le chiavi dell'auto su una mensola di fianco alla porta. "Molto" dissi osservando ogni minimo dettaglio, per scoprire qualcosa di più di quel ragazzo che sorrideva sempre e che era in ogni situazione gentile con tutti. C'erano diversi quadretti appesi in giro per la casa che ritraevano Lui da piccolo con la sua famiglia. Mi soffermai su una foto che ritraeva due bambini uguali sorridenti. "È tuo fratello?" Chiesi indicando la foto. Il suo bellissimo sorriso svanì improvvisamente dal suo volto. "Sì" deglutì cercando di distogliere lo sguardo sia da me che da quel quadretto.
Il campanello suonò rompendo la tensione che si era creata tra di noi. "Sono arrivate le pizze" disse prima di fiondarsi alla porta. Mi sfilai il cappotto e lo appesi sull'attaccapanni , mi tolsi anche le scarpe e le misi di fianco a quelle di Michael, poi mi sedetti sul divano e aspettai che tornasse con le pizze.
"Che film hai scelto?" Chiesi curiosa ma più che altro non volevo turbarlo ancora con domande che non avevo il diritto di fare.
"Un film comico, un film d'amore e strappalacrime conoscendoti non ti sarebbe piaciuto mentre un horror di solito non piacciono alle ragazze, quindi sono andato sul sicuro così da poter sentire la tua bellissima risata" mi disse, il suo viso era tornato rilassato e me ne rallegrai, gli sorrisi. "Perfetto anche se un film horror non mi sarebbe dispiaciuto"
"La prossima volta saprò cosa prendere allora"
Ci sedemmo sul divano con ognuno le proprie pizze e ci godemmo sia la pizza buonissima che il film che mi fece morire dal ridere.
Ma nonostante il film che avesse scelto era bellissimo non riuscii a concentrarmi a pieno, nella mia mente era incisa l'immagine di quei due bambini e l'espressione sul volto di Michael dopo avergli fatto quella semplice domanda.
"Senti mi dispiace per prima, io non dovevo immischiarmi in cose che non mi riguardano" dissi girandomi verso di lui, mi guardò intensamente prima di darmi una risposta.
"Hai fatto una semplice domanda Hanna non hai fatto nulla di cui dispiacerti" mi disse facendomi un sorriso tirato per rassicurarmi.
"Invece sì, l'ho vista l'espressione sul tuo volto"
Lui sospirò prima di iniziare a parlare.
"È il mio gemello, o meglio era il mio gemello" "Non devi dirmi niente se non vuoi" lo interruppi ma lui continuò lo stesso, sfogarsi fa bene ed io ero pronta ad ascoltarlo.
"Era intelligente, gentile, la mia spalla, la mia metà. Crescendo prendemmo due strade diverse, lui era il secchione dalla scuola mentre io il bulletto che spaventava i ragazzini, provò più volte a fermarmi ma io non gli diedi retta. I ragazzi della scuola approfittarono della sua gentilezza ed iniziarono a prenderlo in giro, ed io non feci niente, me ne stavo in disparte a guardare, mentre quei bastardi si prendevano gioco di lui. entrò in depressione finchè non ce la fece più e tre anni fa si suocidò" gli misi una mano sulla coscia per confortarlo. "Non me lo perdonerò mai, avrei dovuto aiutarlo, stargli vicino ed io l'ho abbandonato nel momento in cui aveva più bisogno di me" piccole e calde lacrime iniziarono a rigargli il viso. Gli accarezzai una guancia asciugandogli le lacrime.
"Dai propri errori si impara, sei cambiato sei sempre gentile con tutti, anche con me lo sei stato il primo giorno ricordi?-sorridemmo insieme al ricordo di quel giorno- tuo fratello là su è fiero di te ne sono sicura ,del ragazzo bello e forte che sei diventato e che lui purtroppo non é potuto essere"
Poi sentii le sue labbra sulle mie, fu un attimo non me ne resi nemmeno conto, un bacio lento, delicato con le sue lacrime che bagnavano anche le mie di guance.
Mi staccai lentamente da quel bacio. "Non posso farlo" dissi.
"non posso darti quello che vuoi"
"Non voglio niente da te, tu mi piaci e vorrei iniziare una conoscenza che magari in futuro si potrà trasformare in qualcos' altro." Provò a prendermi le mani ma io le tirai di scatto indietro. Il suo bacio voleva significare qualcosa in più rispetto a quello di Alex, ad Alex non  importava niente di me ero una delle tante e a me stava bene, niente sentimenti, ma Michael avrebbe voluto qualcosa di più, quel qualcosa che io non ero in grado di dargli.
"Non si trasformerà in niente, non ne sono capace e non voglio ferirti"
Dissi bloccandolo. "Forse è meglio che vada a casa" dissi alzandomi rimettendomi le scarpe e il cappotto.
"Ti accompagno" Michael si alzò dal divano e mi venne incontro.
"No tranquillo non ce n'è bisogno" uscii dalla casa ma lui mi bloccò. "Questo non cambia niente fra di noi giusto?" Mi chiese speranzoso. "No, non cambia niente" dissi prima di scendere le scale, ma non ne ero del tutto sicura. Mandai un messaggio a Lidia, l'unica persona che potevo chiamare in queste situazioni, le chiesi di venirmi a prendere.
Dieci minuti dopo al posto di Lidia all'interno dell'auto vidi Alex.
"Cosa ci fai tu qui?" Chiesi sbuffando.
"Lidia stava dormendo ho visto il tuo messaggio e sono venuto solo perché non volevo un morto sulla coscienza" gli alzai il dito medio prima di aprire la portiera e sedermi sul sedile.
"Appuntamento finito male?" Chiese con il suo solito ghigno il cretino che avevo di fianco.
"I cazzi tuoi?"
"Riposta affermativa" fischiettò lui per poi scoppiare a ridere da solo, lo guardai male.
"Se non stai zitto giuro che ti graffio l'auto con le mie care amiche chiavi" ero seria, Alex sbiancò e si concentrò sul tragitto senza più fare battutine, trattenni le risate, avevo trovato il suo punto debole, la sua amata e cara auto.
Tirai giù il finestrino nonostante fuori facesse freddo eravamo in pieno ottobre ma non mi ero del tutto abituata alle fredde temperature di Londra. Il vento scompigliava i miei capelli ed io mi accessi una sigaretta, il mio corpo ne aveva bisogno, mille pensieri mi frullavano per la testa e stavo per scoppiare.
"Non dovresti fumare" Alex mi distrasse dai miei pensieri sconnessi. Lo guardai male per poi scoppiargli a ridere in faccia.
"Va bene papà cos'altro non dovrei fare sentiamo" dissi ironicamente.
"Autodistruggerti" quella parola mi rimbombò in testa.
"Tu non sai proprio niente" scossi la teta e feci un sorrisetto. Alex accostò la macchina, non eravamo arrivati a casa e non capivo il motivo per il quale si fosse fermato. Si girò verso di me e mi guardò serio. "Io invece so molte cose Hanna, credi che basti un finto sorriso una finta risata o finta spensieratezza per farmi credere che tu stia bene? Potrai prendere per il culo mia cugina o quel coglione di Michael ma non me. Sono passate due settimane da quella famosa festa e tu vuoi dirmi che in due settimane hai dimenticato tutto? Mi dispiace ma non ti credo" mi urlò contro e rimasi per qualche secondo senza parole. "Anche se fosse? Hai esplicitamente detto che non te ne frega un cazzo di me" dissi alzando le spalle con finta naturalezza. "Sai che non è vero" mi guardò in modo dolce che mi fece salire un groppo in gola. "No non lo so Alex, le parole che dici hanno un peso, non posso capire quello che pensi" dissi gesticolando. "Non ti sarei venuto a prendere" constatò lui.  "Non ti comporteresti da stronzo" ribattei io. "Ti avrei lasciato alla festa con quello sconosciuto" disse lui. Provai a ribattere un'altra volta ma lui mi bloccò mi fissava intensamente le labbra ed io deglutii. "Stai zitta e baciami" si avvicinò pericolosamente al mio viso. "Non posso farlo" non mi sembrava giusto nei confronti di Michael baciarlo. "Lasciati andare" mi sussurrò lui all'orecchio iniziando a mordermi e baciarmi il collo,  mille brividi si impossessarono del mio corpo, la sua vicinanza mi faceva uno strano effetto che ancora non riuscivo a spiegarmi. Alex era una tempesta, una tempesta piena di problemi, e questo lato di lui mi affascinava, non sai mai cosa aspettarti da una tempesta. Il suo profumo così fresco e rilassante mi entrò fino ai polmoni, chiusi gli occhi e mi abbandonai ai suoi baci così ingiusti, così sbagliati. Poi sentii le sue morbide e calde labbra sulle mie e non mi importava se poi me ne sarei pentita il giorno dopo e mi goderti quel bacio bello e dannato.


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Hola sono tornata con un nuovo capitolo, spero vi piaccia. Volevo informarvi che ho deciso di pubblicare un capitolo ogni mercoledì. Votate e commentate!!!! Alla prossima💝
Baci Giulia💟

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