Capitolo 16

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Capitolo 16

Avevo la febbre, tutto il freddo della sera precedente non aveva avuto buoni effetti sul mio corpo e la mia idea di fare il bagno in pieno ottobre non era stata tanto brillante.

Ero sdraiata sul letto imbacuccata fin sopra la testa, avevo freddo il mio corpo tremava. Alex continuava a ripetermi di dover riposare, ma non volevo chiudere gli occhi, si era preso cura di me con premura e dolcezza e non si era risparmiato a dirmi "te l'avevo detto" riguardo alla notte precedente.

Sentii la porta aprirsi e Alex entrò con un vassoio in mano. "Ti ho preparato qualcosa" mi disse un po' in imbarazzo, io entusiasta di mangiare mi alzai di scatto appoggiando la schiena alla testiera del letto ma il mio entusiasmo sparì non appena mi appoggiò i vassoio sulle gambe e vidi una minestrina. "Io non mangerò quella cosa, e poi chi mi dice che non sia avvelenata?" dissi scettica alzando un sopracciglio. Alex si sedette di fronte a me e sgranò gli occhi. "Sei seria? Ormai dovresti conoscermi" "E' proprio per questo che lo penso" gli dissi con voce roca. "Ma vai a cagare va e mangia" mi disse trattenendo un sorriso. "Non ho fame" Non volevo mangiare una minestra avrei gradito piuttosto una bella pizza. "Non costringermi ad imboccarti, hai bisogno di forze"

"Okay papino" ci avevo preso gusto a chiamarlo così, a volte si comportava proprio come un padre premuroso e poi sapevo che gli dava fastidio essere chiamato così infatti mi rivolse uno sguardo glaciale che mi fece scoppiare a ridere. "Non chiamarmi così" disse scandendo bene le parole. E da stronza qual'ero gli risposi con uno: "Okay papino" lui in risposta mi tirò un cuscino addosso e per poco non rovesciò tutta la minestra sul letto. "Come ti sei permesso?! Ringrazia dio che non ho forze per menarti" dissi. "Oh che paura" disse il moro facendo ondeggiare le mani davanti a lui in segno di terrore. "Ti stai prendendo gioco di me Alex Cook?" chiesi facendo la finta offesa. "Io- si indicò con l'indice- no non potrei mai" disse ironicamente scuotendo la testa. Con fatica gli tirai un cuscino che lui prontamente schivo facendolo finire per terra. "Dovresti migliorare la mira bambolina" "Vaffanculo" gli urlai. "Ti amo anche io" mi disse mimando un bacio e io in risposta gli alzai il dito medio suscitando una sua risata.   

Riluttante mandai pian piano giù la minestrina che aveva fatto e lo vidi sorridere soddisfatto, alla fine non era così male, ma non glielo avrei mai detto. Mandai giù anche il bicchiere d'acqua con l'aspirina che mi aveva portato, una volta finito appoggiai tutto sul comodino e mi ristesi sotto le lenzuola, Alex mi raggiunse poco dopo, il suo caldo respiro mi accarezzava il viso   che era ad un palmo di distanza dal suo. I nostri occhi erano un tutt'uno, verde nel blu, ghiaccio contro smeraldo. "Perchè stai facendo tutto questo per me? Potresti fare cose più interessanti di curare una malata" soffiai sul suo viso. "Non lo so Hanna quando sono con te non capisco più niente" il mio cuore perse un battito a quella sua affermazione.  D'impulso unì le mie labbra con le sue, in un bacio lento e delicato che durò alcuni secondi, volevo farlo dalla sera precedente, ma non c'era mai stato un momento opportuno. mi staccai riluttante e appoggiai la fronte con la sua. "Non ti affezionare a me" dissi unendo le nostre mani. "Neanche te piccolina" mi strinse la mano. mi addormentai così cullata dalle sue braccia.

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"Che cosa sta succedendo qui?"  La voce acuta di Lidia mi svegliò dal sonno  pesante e sereno in cui ero caduta. La mia mano era ancora stretta a quella di Alex, ma lei non poteva vederlo in quanto erano unite sotto le coperte, la mia testa era appoggiata al petto del moro, il cuore gli batteva a mille.
Mi alzai di scatto staccando la mia mano da quella del ragazzo di fianco a me e lui fece lo stesso appoggiandosi alla testiera del letto.
Lidia ci guardava minacciosa con un sopracciglio alzato, le mani incrociate al petto e la fronte corrucciata, e batteva freneticamente il piede contro il pavimento in parquet sull'uscio della porta, come se avesse paura di entrare.
"Nulla" disse Alex con voce più roca del solito, si sarà addormentato anche lui con me e trattenni un sorriso, mordendomi il labbro inferiore, non volevo che Lidia se ne accorgesse.
"Ah me non sembra" disse la bionda con voce scettica. Alex sbuffò poi sfilò le coperte dai nostri corpi.
"Siamo vestiti, tranquilla non mi sono scopato la tua amica del cuore" disse seccato, io li osservavo incapace di fare qualunque cosa, ne avevo già parlato con Lidia e non capivo il motivo per cui si agitasse tanto.
"Tu non dormi mai solamente con una ragazza, mai, da quando avevi  tredici anni" ribatté ostinata lei.
"Beh c'è sempre una prima volta no? Hai paura che ti possa rubare la tua amichetta?" Alex la ferì glielo lessi negli occhi che le si spensero, lui proprio come me sapeva come ferire le persone soprattutto quelle a cui voleva più bene, ed ero certo che lui adorasse quella ragazza sempre allegra. Era successo sicuramente qualcosa perchè Lidia non disse niente, si fece ricadere le braccia lungo i fianchi e rimase lì immobile ma l'unica cosa che mi venne in mente in quel momento era che non era la prima volta che dormivamo insieme nel mio letto senza fare nulla, ma la seconda.
Alex la guardava con aria di sfida gli tirai uno schiaffo sulla spalla e gli rivolsi uno sguardo ammonitore, sua cugina non aveva visto quel gesto per fortuna è il moro rilassò lo sguardo.
"Aveva la febbre, non me la sentivo di lasciarla qui da sola, anche io ho un cuore" disse rivolto a Lidia addolcendo il tono di voce. Lei annuì solamente, volevo cambiare discorso è in più non avevo detto nulla avevano parlato come se io non fossi lì, e la prima cosa che mi venne in mente fu: "come hai fatto ad entrare?" Chiesi rivolta verso la bionda, lei sposto il suo sguardo dal cugino al mio, non era la prima volta che entrava in casa mia di soppiatto.
"Ho le chiavi, mi sono preoccupata non mi rispondevi al telefono!" Muoveva le mani freneticamente cercando di dare una giustificazione a quel gesto spropositato.
"Come fai ad avere  le mie chiavi di casa Lidia?" Alzai un sopracciglio ero confusa, io non gliele avevo mai date.
"La proprietaria prima di trasferirsi me le diede"
"Okay ma questo non ti dà il diritto di intrufolarti a casa mia come se niente fosse e non è la prima volta che lo fai" dissi un po' dura,  se avessi avuto le sue chiavi di casa per qualunque motivo non sarei mai entrata di soppiatto, almeno che lei non me l'avesse detto.
"Ero preoccupata" si passò una mano tra i capelli biondi frustrata.
"Di cosa? Per Alex? Ne abbiamo già parlato" dissi e il ragazzo in questione sentitosi chiamare in causa si girò verso di me, ignorai il suo sguardo curioso e mi focalizzai solo su Lidia la quale giocava con le punte dei suoi capelli.
"Okay non lo farò più, ma non sono venuta da sola" disse ed io sbuffai esasperata per chiunque ci fosse di sotto ad aspettarmi.

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