Capitolo 4

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Capitolo 4

Alex

Ero sdraiato sul mio letto, con le mani dietro alla testa, erano le tre di notte e non riuscivo a dormire, guardai fuori dal balconcino e vidi che anche la stanza di Hanna era illuminata da una fioca luce.

Non sapevo il motivo per il quale ero rimasto accanto a lei dopo che l'avevo portata in infermeria, mi sentivo in colpa per quanto accaduto la mattina, le avevo visto il livido sul polso e mi ero sentito una merda.

Poi ero uscito prima che si svegliasse e l'avevo aspettata, volevo farmi perdonare offrendole un passaggio, ed ero stato ripagato con un calcio nelle palle.

Quella ragazza riusciva a farmi girare i coglioni nel giro di un minuto, di solito le ragazze mi si buttavano al petto, erano loro che cercavano me, non io, lei no, mi teneva testa e questa cosa mi faceva incazzare perchè non mi era mai capitato con nessuna.

Sapevo che nascondesse qualcosa, volevo scoprirlo ad ogni costo, ma non sapevo che quello che avrei scoperto in futuro avrebbe rovinato la mia vita per sempre.

Ero appoggiato al muretto della scuola, stavo fumando una sigaretta, quando la vidi arrivare. Indossava un semplice pantalone nero e una maglia bianca che lasciava scoperta metà pancia, con la sua solita felpa nera. Aveva sempre quell'aria cupa e triste che la caratterizzava, camminava da sola senza mai voltarsi indietro, poi si girò verso di me ed incastrai i miei occhi con i suoi di ghiaccio, mi guardò con odio e io le feci un occhiolino per farla innervosire.

Mi alzò il dito medio.

"Ciao amore" una voce gracchiante mi fece distogliere lo sguardo da Hanna. Jessica mi si parò davanti e mi si buttò addosso. Le palpai il culo sodo ricambiando il bacio, era insopportabile ma a letto era una bomba e riusciva a soddisfare i miei bisogni.

"Andiamo in bagno" mi sussurrò all'orecchio toccandomi il petto.

Non ci pensai due volte, la presi per mano e mi diressi verso la porta dei bagni maschili, sapendo di essere osservato da quegli occhi tanto belli quanto dannati.

Hanna

Ero seduta sul mio solito banco infondo alla classe di matematica, con quella vecchia bisbetica che continuava a guardarmi male, e io ricambiavo il suo sguardo, preferivo essere odiata dalle persone piuttosto che amata, l'amore porta solo cose brutte, l'amore è una schifezza, ti ammazza, ed io non ero in grado di amare nessuno, nemmeno me stessa.

La prof continuava a dire cose indecifrabili, che io non ascoltavo, in quel momento volevo starmene da sola a casa mia, volevo estraniarmi dal mondo.

La lezione finì ed io mi diressi subito verso la porta per uscire ma andai a sbattere contro qualcuno.

"Scusami non ti avevo vista" il ragazzo degli armadietti mi sorrise.

"Non fa niente, tranquillo" dissi.

"Hanna giusto?" Io annuì solamente, volevo starmene da sola.

"Venerdì darò una festa a casa mia, se vuoi venire sarei molto felice di invitarti"

"Mi dispiace ma passo, non sono cose che fanno per me" gli dissi.

"Dai, ci saranno tutti, fallo per il tuo nuovo amico Michael" mi fece il labbruccio facendomi ridere.

"Io non ho amici" dissi solamente.

"Io adesso sono un tuo amico" continuava ad insistere e per farlo smettere gli dissi. "Ci penserò mio nuovo amico Michael " lui sorrise.

"Grazie mille" poi si avvicinò a me e mi diede un bacio sulla guancia lasciandoci le sue labbra un po' più del dovuto. Rimasi sorpresa da quel gesto improvviso, non mi piaceva il contatto fisico, soprattutto con persone che non conoscevo.

"Devo andare" dissi prima di girarmi ed andarmene a grandi passi verso il mio armadietto.

Presi i libri per le lezioni successive e posai quelli che tenevo in mano, poi corsi nel cortile, dovevo fare una telefonata e volevo fumarmi una sigaretta in santa pace.

Chiamai il numero del lavoro che avevo trovato ieri sera, non riuscendo a dormire, avevo risparmiato molto negli ultimi mesi, ma quei soldi non mi sarebbero bastati, ed avevo trovato un annuncio dove dicevano che cercavano una cameriera per un bar non tanto lontano da scuola.

"Pronto?" Una voce molto dolce di una donna di mezz'età mi rispose dall'altro campo del telefono.

"Salve, mi chiamo Hanna Miller, chiamavo per il lavoro da cameriera" dissi il più dolcemente possibile, fallendo miseramente.

"Può venire oggi pomeriggio a fare una prova?" Mi chiese.

"Certo grazie mille, per che ora?" Chiesi.

"Per le tre le può andarle bene?"

"Certo che sì, a dopo" dissi chiudendo la telefonata. Mi sentivo già più sollevata di prima. Mi sedetti sul muretto e mi accesi una sigaretta, era il mio momento di relax,volevo starmene da sola con i miei pensieri ma ovviamente le mie preghiere furono vane. Alex si sedette di fianco a me, lo guardai scettica con la sigaretta in bocca ancora spenta, il moro si sporse verso di me con un accendino blu e me l'accese.

 «Che cosa vuoi?» dissi infastidita e scontrosa, lui alzò semplicemente le spalle e si accese una sigaretta, sbuffai irritata. «Ammettilo ti piace rompere i coglioni alla gente» gli dissi tagliente. «No solo a te bambolina» lo fulmiai con lo sguardo. «Non-chiamarmi-bambolina» scandii bene ogni parola, per farglielo entrare in testa, sempre che ce l'avesse una fottuta testa.

 «Okay bambolina» disse per poi scoppiare a ridere da solo, mi alzai da quel muretto infastidita. «Non so perchè sto ancora perdendo tempo con un coglione come te» si alzò anche lui e si mise di fronte a me, incrociai le braccia al petto per sentire altre cazzate uscire da quella bocca. 

«Forse perchè ti piace perdere tempo con me» si abbassò alla mia altezza per guardarmi negli occhi e soffiarmi sensualmente il fumo della sua sigaretta in faccia. Roteai gli occhi al cielo scandalizzata, che presunzione aveva questo ragazzo! «Sei proprio fuori strada bello» dissi ridendo.

«Ah si?» mi chiese con quel sorrisetto da sono figo solo io.

«Il mondo non gira intorno a te Alex» gli puntai undito contro. «Beh le ragazze solitamente mi girano intorno» disse alzando le spalle.

 «Cioè guardami-si idicò con un dito- se fossi una donna anche io mi scoperei» alzai gli occhi al cielo, lo osservai dalla testa ai piedi, di certo non si poteva definire un brutto ragazzo anzi, ma appena apriva bocca, la sua bellezza calava lasciando spazio a un coglione. «Ti guardo, ed onestamente io vedo soltanto una gran testa di cazzo fin troppo montata» dissi puntando i mei occhi nei suoi verdi smeraldo.

«Va bene-fece un passo avanti verso di me ed io ne feci uno indietro- quindi se faccio questo- un altro passo mi ritrovai spiaccicata contro il muro, il moro appoggiò la mano sul muro di fianco alla mia testa-non ti fa nessun effetto?» soffiò ad un palmo di distanza da me, avevo bisogno di spazio, mi sentivo oppressa, la sua figura imponente mi fece sentire piccola, iniziai a respirare pesantemente, stavo soffocando, così feci l'unica cosa che potesse togliermelo di dosso, gli diedi un altro calcio nelle palle, lo vidi accasciarsi tenendosi i gioielli, e prima di correre via per recuperare l'aria perduta gli urlai, fregandomene dei tanti sguardi curiosi puntati su di noi: «No, mi fai semplicemente schifo Alex Cook» poi corsi via con tanti occhi puntati su di me, il mio incubo si stava realizzando.

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