Capitolo 12

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Capitolo 12

Entrai dentro casa stordita, non sapevo nemmeno se quella potevo considerarla casa mia, era fredda, vuota, senza qualcosa che la rendesse davvero mia, a volte mi veniva voglia di ribaltarla e distruggere tutto, come del resto facevo con qualunque cosa mi capitasse sotto mano.

Le parole di Alex erano vere, non stavo bene per niente, purtroppo non potevo cambiare le cose, l'incidente, mio padre, mia madre, la mia famiglia distrutta per colpa mia. Era tutto inciso nella mia memoria, per quanto cercassi in tutti i modi di dimenticare il mio passato. La mia vita è cambiata per sempre in un attimo. Un secondo può rivoluzionare tutto, ed io ero cambiata per sempre.

Salii le scale che portavano in camera mia e mi sedetti sul letto stremata. Avevo così tanta voglia di piangere e urlare che alla fine non feci nessuna delle due cose. Mi portai le ginocchia al petto e fissai il vuoto. Sentivo di vivere a metà, di star perdendo quelli che dovrebbero essere gli anni più belli della mia vita, non provavo niente. Vidi appoggiata sul comodino la bottiglia di vodka mezza vuota, la tentazione di prenderla era tanta, ma non feci niente rimasi lì immobile.

Avevo mille pensieri per la testa, il bacio di Michael e quello di Alex così diversi ma entrambi molto ambigui. Non capivo per quale ragione Michael mi avesse baciato, era uno dei pochi amici che avevo qui e non volevo che tutto si rovinasse, ero molto brava a rovinare le cose ma questa volta non volevo farlo, mi stavo affezionando a quel ragazzo, così gentile, simpatico e sempre pronto ad ascoltarti in qualunque situazione, ma come amico, non ero in grado di intraprendere una relazione, avrei mandato tutto a puttane come al solito. Però dentro di me sapevo che per lui quel semplice bacio a stampo aveva tutt'altro significato. Non so se fosse per il momento o per il fatto che avesse condiviso qualcosa di così importante con me, ma non doveva farlo, quel bacio era ingiusto, sbagliato. Mi aveva detto che gli piacevo, ma era impossibile, io non potevo piacergli, lui si merita tutt'altra ragazza, una che possa farlo ridere e risollevargli il morale, non una problematica come me. Era solo confuso. Non volevo che questo rovinasse le cose tra noi, dovevo per forza mettere in chiaro le cose e se lui non era in grado di starmi vicino da amico, mi sarei dovuta allontanare, non volevo deludere un'altra persona.

La storia del fratello mi aveva toccato nel profondo, perchè ripensai al mio di fratello, anche noi eravamo inseparabili, lui più grande di me, mi ha sempre protetto fin da piccola, era la mia spalla su cui piangere quando stavo male, la mia forza, mi consolava sempre quando mamma si arrabbiava con me e mi leggeva le favole prima di andare a dormire quando papà non c'era perchè sommerso dal troppo lavoro e mi aiutava sempre a fare i compiti. Era l'opposto di me, era positivo in tutto, sempre sorridente, spensierato, non faceva mai pesare niente a nessuno, soprattutto a me, non mi ha mai rinfacciato niente, anche se le cose da dirmi erano tante, si prendeva sempre lui la colpa al posto mio, quando combinavo uno dei miei tanti pasticci. Era affascinante, quando andavamo in giro le ragazze gli lanciavano frecciatine e gli sorridevano ma lui le ignorava, prestava attenzione solo a me la sua piccola sorellina. Siamo sempre stati molto uniti, certo le litigate non mancavano, ma lui era mio fratello e non l'avrei cambiato per nulla al mondo.

Poi tutto cambiò, in una sera, in un istante. Da quel giorno non mi rivolse più la parola, sapevo che ce l'avesse con me, ma non me l'ha mai detto, non c'era quasi mai a casa, tornava solo per dormire. Usciva tutte le sere e tornava la mattina ubriaco, finchè non sparì, di punto in bianco, senza dire niente, la sera prima c'era e la mattina dopo no.

Presi la vodka sul comodino ed iniziai a mandare giù piccoli sorsi di quella sostanza velenosa, una calda e silenziosa lacrima mi rigò il volto pallido. Lo odiavo per non aver pensato a me, per essersene andato quella notte, e odiavo anche me stessa perchè era per colpa mia che si era ridotto in quello stato schifoso. Non sapevo nè dove fosse nè che fine avesse fatto. Anche lui se n'era andato per sempre.

Diedi uno sguardo fugace alla finestra che si affacciava alla camera di Alex e ciò che vidi non mi piacque per niente. Una leggera luce illuminava la sua stanza facendomi intravedere due corpi, una ragazza era a cavalcioni su di lui, mi sembrava di averla già vista a scuola, ma non mi importava realmente chi si stesse per scopare. Mi sentì usata e anche se non volevo ammetterlo quel ragazzo stava smuovendo in me qualcosa, quel continuo punzecchiarci iniziava a piacermi e avevo capito che dietro ai suoi piercing e ai suoi innumerevoli tatuaggi si nascondeva un ragazzo molto sensibile e attento ai dettagli. Era l'unico che aveva capito che qualcosa non andava in me. Scaraventai la bottiglia ormai vuota di vodka che avevo tra le mani sul muro rompendola in mille pezzi. Cocci di vetro erano sparsi per la stanza, ed io avevo la nausea. Mi alzai per chiudere la serranda, non volevo vedere nient'altro. Ebbi un conato di vomito, corsi subito in bagno e vomitai, tutto l'alcol che avevo ingerito insieme allo schifo che c'era in me.





Era sabato sera, Lidia mi aveva praticamente obbligata ad andare a mangiare una pizza con lei e Emily. Ero seduta scomposta sulla sedia circondata da persone a me sconosciute. Solo all'ultimo minuto la bionda mi aveva avvisata che con noi ci sarebbe stato Dylan un suo amico. Era un ragazzo carino e abbastanza simpatico, capelli scuri e occhi del medesimo colore, mi sembrava di averlo già visto in compagnia di Alex qualche volta a scuola. Da come le luccicavano gli occhi mentre lo guardava, dubitavo che Lidia lo considerasse solo un amico, e per lui valeva la stessa cosa, la sua attenzione era focalizzata su di lei,che sorrideva di continuo quella sera. Lidia e Dylan erano intenti a conversare tra di loro, se me ne fossi andata non se ne sarebbero nemmeno accorti.

Emily se ne stava in disparte, da quel poco che avevo capito sul suo conto era una ragazza molto chiusa ed insicura di sè stessa, capii che era nervosa dal modo in cui continuava a sistemarsi in modo frenetico gli occhiali che le coprivano quasi del tutto il volto delicato e sofisticato, simile a quello di una bambina. Il piatto che avevo davanti era intatto, non lo avevo nemmeno toccato, non avevo fame quella sera. Avevo un nodo allo stomaco e se avessi provato ad ingerire qualcosa sarei dovuta scappare in bagno a vomitare tutto. Mi guardai intorno spaesata, in fondo io non c'entravo niente con tutti loro, eravamo diversi in tutto, non ero un tipo da compagnia, e non volevo che Lidia mi stesse accanto solo per pietà.

"Tutto bene?" Lidia mi risvegliò dal mio stato di trance e mi accorsi che tutti e tre mi stavano fissando. "Sì. Perchè?" chiesi cercando di sembrare il più disinvolta possibile. "Non hai toccato cibo, noi abbiamo quasi finito di mangiare" constatò Lidia guardandomi in modo scettico. "Ho solo bisogno di prendere un po' d'aria" dissi facendo slittare la sedia sul pavimento creando un suono gracchiante. Mi alzai e mi incamminai verso la porta dovevo uscire il prima possibile da lì. "Hanna" mi girai verso Lidia. "Mio cugino sta arrivando spero non sia un problema" continuò lei. Notai Emily agitarsi sulla sedia, mi chiesi se le piacesse , in sua presenza diventava più strana di quanto non fosse già. "No, nessun problema" dissi decisa prima di gettarmi fuori dalla porta, aspettai di essere fuori per alzare gli occhi al cielo. Me lo sarei mai levato dai piedi quel ragazzo?

Mi accessi la mia solita sigaretta e mi sedetti sul marciapiede, macchine sfrecciavano veloci intorno a me ed io volevo solamente sparire.

"Sempre a fumare lei" Alex mi si parò davanti, coprendomi la visuale di Londra. "E tu sempre a rompere i coglioni" dissi acida, non riuscivo a guardarlo in faccia, lui si sedette vicino a me, sembravamo due pazzi, e forse lo eravamo. "Che cos'è quel faccino triste? Il tuo fidanzato ti ha lasciata" mi punzecchiò lui cercando di toccarmi una guancia, ma mi allontanai da lui, penso si riferisse a Michael. "Non toccarmi" dissi tagliente. "L'altra sera non sembrava ti dispiacesse che ti toccassi, anzi. Cos'è successo?" mi rispose a modo lui con un'altezzosità tale che mi venne da prenderlo a pugni in faccia. "Ti sei divertito ieri sera?" chiesi riferendomi alla ragazza nel suo letto. Lui fece un ghigno divertito. "Molto. Gelosa?" gli scoppiai a ridere in faccia. "Di te? mai, neanche se fossi l'ultimo uomo sulla terra. Ma ti chiedo gentilmente di smetterla con tutti questi giochetti e sotterfugi, se vuoi scoparmi come se fossi un giocattolino puoi farlo basta che poi mi lasci in pace una volta per tutte" ghignò a quella mia affermazione. "A quanto pare ti è piaciuta la performance di ieri sera, ma mi lascerò desiderare ancora per un po'" affermò lui toccandosi il piercing al labbro e sorridendo. Roteai gli occhi al cielo e sussurrai un "Montato" e il suo sorriso si allargò ancora di più.

"Vieni in un posto con me Hanna?" mi chiese d'un tratto. "Perchè dovrei?" chiesi incrociando le braccia al petto. "Non ho detto che devi, ma so che lo vuoi" e aveva ragione volevo andarmene da quella pizzeria. "E dove?" chiesi curiosa. "Questo non posso dirtelo mia cara Hanna" disse con un sorriso bellissimo in volto.

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