Uscii dal box senza perder tempo e mi asciugai. Indossai i vestiti, ignorando i coniati di vomito e il mal di testa persistente. Mi spazzolai i capelli e li raccolsi in una traccia laterale, come facevo al liceo. Misi un po' di correttore sulle occhiaie e l'eye-liner sull'attaccatura superiore delle ciglia.

Uscii dal bagno, gettando il mio pigiama sul letto sfatto. Poi indossai gli stivaletti e recuperai la borsa a tracolla. La riempii con i libri che mi sarebbero serviti, qualche penna e un quaderno per gli appunti. Presi il cellulare, notando la batteria scarica.

Mi voltai verso Vicky, che era concentrata a frugare nel comò accanto alla finestra. Controllai l'ora, constatando che mancassero solo tredici minuti all'inizio delle lezioni. - Ecco, tieni. Questa ti farà passare il mal di testa - disse la ragazza, porgendomi una piccola pillola dalla forma ovale, completamente bianca. Me la misi in bocca, mandandola giù con un sorso d'acqua della bottiglietta che tenevo accanto al letto.

- Grazie -.

Recuperò la sua borsa e uscì dalla stanza senza dire nulla. Poi tornò indietro e si affacciò alla porta. - Non dimenticare le chiavi - mi ricordò. Feci come mi aveva detto e la seguii verso l'edificio difronte al dormitorio.

***

Uscii dall'aula di filosofia. Mi ero seduta come al solito accanto a quella ragazza dalla chioma rossa che pensava ad alta voce. Le lezioni di Turner non erano molto piacevoli ed interessanti, ma quella ragazza le rendeva meno pesanti con i suoi commenti divertenti.

Avevamo fatto amicizia. E avevo scoperto che si chiamasse Camila Johnson. Era anche lei di Toronto ed aveva la mia stessa età. Così, ogni volta che Turner fissava una lezione di filosofia, finivamo per prendere appunti tra una parola e l'altra. Era parecchio timida, ma mi dava l'impressione di una ragazza piuttosto ricca di sorprese.

- A pomeriggio, allora - mi salutò, varcando la soglia dell'aula. Le sorrisi. - Certo -.

Avevamo deciso di prendere un caffè insieme per confrontare i nostri appunti di filosofia. Quel metodo era decisamente favorevole per entrambi e la sua compagnia non mi dispiaceva affatto.

Venerdì pomeriggio Luke sarebbe atterrato a Toronto, ma non avevo ancora avuto il tempo di parlarne seriamente con Ethan. Gli avevo accennato il fatto che avesse potuto venire con mio fratello, ma non ne avevamo più parlato. Ad essere sincera, da quel poco non mi era sembrato molto convinto.

Avrei avuto una lezione di pedagogia generale tra meno di dieci minuti, quindi mi conveniva sbrigarmi. Mi sistemai la borsa in spalla ed iniziai ad incamminarmi verso l'aula, situata dalla parte opposta del college.

Per i corridoi mi sembrò di incrociare Avril, ma cercai di evitarla. Non mi aveva fatto una buona impressione. Fatto sta che, nel mondo -da quello che avevo appreso nei miei diciotto anni di vita-, esistono due tipi di persone, situate agli antipodi. O buone, o cattive. E a pelle, quella bionda dalla sguardo truce mi sembrava tutto fuorché buona.

Quella mattina non avevo visto nessuno di quelli che definivo amici, salvo Vicky che era venuta -stranamente- a darmi il buon giorno. Era presumibile che si sentisse in dovere di controllare che al mio risveglio non vomitassi anche sul suo letto.

Il mal di testa stava iniziando a ritornare -seppur in forma lieve-, visto che l'effetto della pillola era ormai svanito dopo più di due ore. O forse, il dolore che provavo era troppo forte per poter essere alleviato.

***

Presi il bicchierone di caffè da portare via, lasciando le monete nella mano della cameriera. Era ormai tardo pomeriggio e ne avevo approfittato per fare una pausa e prendere un bel caffè. Un cappuccino con tanto zucchero, dose grande.

Quel ragazzo con la chitarra in mano 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora