29 - Heartbreaker

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Erano passati tre giorni, ed io e Justin non avevamo avuto un secondo di tregua. Il mio pomeriggio era interamente occupato al corso in agenzia, mentre lui si recava in studi e radio per tutto il giorno. Ci vedevamo solamente la sera, ed eravamo tutti e due veramente stanchi.
Bussai alla porta dell'hotel, ma non ricevetti risposta. Estrassi la copia della tessera dalla borsa passandola sulla serratura.
Il buio mi accolse e corrucciai le sopracciglia riducendo gli occhi a due fessure. La camera era completamente vuota, e per un momento pensai si trattasse di uno scherzo. Bussai in bagno prima di entrare ma quello strano silenzio opprimente mi fece capire che Justin non era lì.
Sospirai e lasciai la borsa a terra prima di buttarmi a peso morto sul letto.

Erano quasi le nove ed io ero uscita dall'agenzia alle otto. La mia stanchezza sembrava non avere alcun limite. Le gambe doloranti gridavano di non voler mai più alzarsi dal letto mentre mi dirigevo di nuovo in bagno.
Mi sciacquai il viso e venni invasa dalla preoccupazione. Dove poteva essere a quest'ora?
Digitai il suo numero accompagnata dai miei continui sbuffi. Decisi di controllare i messaggi, mentre impostai il viva voce alla chiamata. Non avevo ricevuto alcun messaggio. Quando scattò la segreteria, sbuffai rumorosamente e scossi la testa.
Che si fotta.

Non persi neppure tempo nel farmi una doccia, semplicemente uscii con il cellulare e le chiavi della camera tra le mani.
Ero andata a Londra con lui, ero passata sopra tutto quello che mi ero sempre ripromessa di non fare e lui non mi avvertiva nemmeno che sarebbe tornato tardi. Mi fermai nel corridoio con un groppo in gola. Forse stavo esagerando. Dopotutto non riuscii a trovare il motivo per cui lo avrebbe dovuto fare, noi non eravamo niente. Mi sedetti al tavolo assegnato alla nostra camera, componendo di nuovo il suo numero. Un cameriere si avvicinò, sorridendomi.
《Il suo compagno?》domandò.
《Non c'è》annuì, e lo vidi notevolmente a disagio, mentre poggiava il menù davanti a me.
《Prendo solo un'insalata》affermai senza nemmeno aprirlo. Lui annuì ancora, portandolo via con fare scocciato. Alzai gli occhi al cielo e avvicinai il cellulare all'orecchio, sentendolo finalmente squillare.
Nessuna risposta. Avrebbe almeno potuto rispondere e dirmi di essere in ritardo.

Sbuffai sonoramente quando alla fine dell'insalata il mio telefono non si era ancora illuminato. Dove diamine era finito? Stavo iniziando a preoccuparmi. Se avesse avuto uno dei suoi attacchi d'ira e in questo momento stesse picchiando quel ragazzo all'entrata? Mi alzai procurando un rumore assordante con la sedia, e ringraziai Dio che ci fossero solamente due o tre coppiette accomodate ai tavoli. Raggiunsi l'uscita dell'hotel alla velocità della luce. Erano le dieci e un quarto, e lui non era ancora qui.

Justin

Il mio telefono squillò e vidi lo schermo illuminarsi con il numero di Yasmine. Feci segno alla donna davanti a me di smettere di parlare premendo il tasto verde.
《Cazzo, Justin》sorrisi nel sentire la sua voce immaginandola toccarsi i capelli nervosamente.
《Dove sei?》la sua voce tremò e la mia espressione divenne più dura.
《Non posso dirtelo》abbassai il tono di voce per non farmi sentire dalla persona davanti a me. La sentii sospirare.
《Justin》abbassò di colpo il tono di voce prima di parlare di nuovo《Non mi hai nemmeno avvertita. Sai quanto ero preoccupata?》sbottò. Chiusi gli occhi dandomi mentalmente del coglione.
《Sto bene》risposi a denti stretti. Ero stato veramente un idiota nel farla preoccupare così tanto.
《Tornerò tra poco, buonanotte》staccai il telefono dall'orecchio. Scacciai dalla testa la sua faccia al bip della chiamata terminata e puntai lo sguardo sulla ragazza dagli occhi scuri.
《Dove eravamo rimasti?》domandò sorridente.

Yasmine

Quella sera giurai che se non fosse tornato entro mezza notte me ne sarei andata. Erano le undici e mezza, quando la porta della camera d'hotel si aprì. Justin entrò in camera sfinito con occhi stanchi e sguardo spento. I suoi capelli erano leggermente spettinati e la sua stanchezza poteva essere notata a distanza di miglia. Non feci nulla ma preferii evitarlo per calmare i nervi. Ne avremmo parlato quando mi sarei sentita più stabile e calma. A quanto pare però, non gli importò molto, perché si chiuse in bagno per una buona ora, prima di uscirne lavato e in boxer.

Who We Are - J. B. || #Wattys2018Where stories live. Discover now