13 - Conoscimi, prometto

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《Hai una voce bellissima》sussurrai poco dopo. Io e Justin eravamo sdraiati a terra, a guardare le nuvole muoversi nel cielo limpido. Tutti i pensieri negativi erano scomparsi, come non fossero mai esistiti. Tutte le preoccupazioni, le lacrime e la rabbia, erano volate via. Erano state spostate come il vento spostava le nuvole, che stavamo osservando. Le mie labbra avevano ancora ben impresso il sapore delle sue, e il mio corpo bruciava al ricordo di quello che era successo pochi minuti prima.

《Perché l'hai fatto?》la mia mano giocava nell'aria con quella del ragazzo sdraiato accanto a me. Sorrisi spontaneamente. Se una ventina di giorni fa mi avessero detto che avrei finito per baciare la persona che più non sopportavo, avrei riso con tutta me stessa, prima di rispondere a tono.

《Ne avevo voglia》risposi semplicemente senza pensarci troppo. Ero rimasta sbalordita anche io dal mio gesto, ma era stata la prima volta, dopo tanto, che mi ero sentita di nuovo bene. Lo vidi annuire lentamente, prima che abbassasse la mano. Si sedette piegando le gambe al petto, e lo vidi passarsi una mano tra i capelli. Quando capii quello che avevo detto, e come sarebbe potuto sembrare ai suoi occhi, mi sentii immediatamente in colpa. Lo raggiunsi sedendomi accanto a lui, con un sospiro.

《Jus》lo chiamai sotto voce, sistemandomi comoda sulla poca erba presente, davanti a lui. Il suo sguardo profondo mi trapassò la pelle, mentre aprii la bocca per parlare.《Non intendevo quello》strofinai la mano sinistra dall'alto verso il basso lungo il braccio destro. Lui annuì, prima di guardarmi.

《Io》presi un respiro profondo, prima di sdraiarmi di nuovo, puntando lo sguardo sulle nuvole bianche. Forse così mi sarei sentita meno a disagio nel dire quelle parole.

《Mi ero convinta che tu non mi piacessi》risi di me stessa, scuotendo la testa incredula. Una parte di me continuava a voler rimanere alla larga da lui. Si voltò, e i suoi occhi mi perforarono, di nuovo.

《Perché?》abbassai le palpebre mentre lo sentii seguirmi sullo spiazzo di erba accanto a me. La risposta era più che ovvia. Non volevo affezionarmi per poi rimanere scottata. Probabilmente il mio timore di relazionarmi con gli altri era dovuto alla perdita di mio padre. Avevo sofferto abbastanza, e continuavo a farlo. Non volevo assolutamente complicarmi la vita di nuovo, e rivivere quelle stesse emozioni di dolore.

《Sistemiamo il tutto con la scusa che ho un carattere di merda》gli sorrisi, cercando di cambiare discorso. Sicuramente lo capì, ma non insistette.

《Io penso solo che tu sia una stronza patentata》mi provocò abbassando il tono della voce rendendola più rauca, facendola sembrare quasi un sussurro. Mi sdraiai di lato poggiandomi sul braccio sinistro, colpendolo sul petto con la mano.

《Ei!》lui in risposta scoppiò a ridere, beandomi di quella fantastica visuale. Amavo il suono che usciva dalle sue labbra quando rideva. Quella vocetta nella mia testa si fece viva di nuovo: Che diavolo ti prende? Scossi la testa, scacciandola via.

《Sei così stronza》prese entrambe le mie mani tirandomi verso di lui.

《E così bella》fece di nuovo quel tono, e il mio cervello andò in tilt, mentre le sue mani mi guidavano sopra il suo corpo. Aprii le gambe sedendomi sul suo bacino, sorridendogli appena.

《La prima volta che ti ho visto》il suo tono non intendeva cambiare tonalità, e la mia mente non faceva altro che formare pensieri insensati.

《Intendi quando eri in mutande?》scoppiai a ridere, ricordando la prima volta che ci incontrammo, interrompendolo. Sembravano passati mesi, e invece erano solo una ventina di giorni.

《Si》rise leggermente mostrando i denti bianchi, prima di riprendere con lo sguardo fisso nel mio.

《Non pensavo fossi così》lo guardai con sguardo interrogativo, prima di alzare le sopracciglia curiosa.

Who We Are - J. B. || #Wattys2018Where stories live. Discover now