20 - Victoria's Secret e Company

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Quando la mattina seguente aprii gli occhi, mi ripromisi di non farmi rovinare la giornata da nessuno, quindi scacciai dalla mente il nome con l'iniziale "J".L'immagine della serata precedente regnava già nella mia testa quando mi svegliai, pronta a spingermi negli abissi, ma non l'avrei permesso. Quella era la mia giornata, e l'avrei vissuta al meglio.

Sbarrai gli occhi quando controllando il telefono notai un messaggio da parte di Scooter: "Alle nove in ufficio, ti porto io"
Fantastico.
Sbuffai, intuendo che Braun avrebbe fatto ad entrambi il lavaggio del cervello, pur di continuare questa stupidaggine.

Quando poggiai lo sguardo sull'orologio erano le otto e un quarto. Per una volta avevo fatto bene a mettere la sveglia prima, non avrei dovuto correre come mio solito. Sospirai prima di buttarmi sotto la doccia, passando il sapone su ogni centimetro di pelle e cercando di lasciare fuori i pensieri, ma a quanto pare, senza alcun risultato. Non avevo alcuna intenzione di continuare questa finzione, era già andata male, aveva già superato tutti i miei limiti. Bieber mi aveva manipolata e ingannata per ricavare voci migliori su di lui, e io ero passata per la stupida ragazza di turno.

Asciugai i capelli con le mani tremanti e li piastrai cercando di non bruciarmi a causa dei miei nervi a fior di pelle. Cercai a fondo nel mio armadio, guardandomi allo specchio di tanto in tanto per studiare il mio viso. Le occhiaie scure erano ben visibili, le mie labbra screpolate, e il mio colorito più pallido del solito.
Scossi la testa, e tornai con il naso nelle ante del guardaroba. Presi un paio di pantaloni eleganti neri accompagnati da un paio di décolleté del medesimo colore, e poi tirai fuori un elegante top dalla scollatura americana, bianco. Era tempo che non mi vestivo più in quel modo, indossavo solamente la prima cosa che mi capitava sott'occhio, troppo presa da altro per riuscire ad apparire come in realtà volevo. Il mio lavoro richiedeva un certo tipo di immagine, e fino a quel momento, mi ero limitata ad uscire di casa con i capelli ricci dritti in aria, struccata, e vestita senza alcun abbinamento o altro che richiedesse un minimo di attenzione. Mi truccai attentamente, prima di constatare che anche quel giorno, ero in ritardo, ridendo mentalmente della mia falsa speranza di riuscire ad essere in orario.

Uscii di casa alle nove meno cinque, correndo sui miei tacchi dodici. Quando salii in macchina, realizzai di non ricordare la strada. Sospirai, e inviai a Braun un messaggio per sapere l'indirizzo esatto. La risposta fortunatamente non tardò ad arrivare, quindi impostai il GPS, con le dita che battevano veloci sulla tastiera dell'iPhone. Arrivai alle nove e un quarto, e sbuffai, già stressata di prima mattina. La giornata che sognavo da una vita non era cominciata come immaginavo.

Scooter mi aspettava sotto l'edificio bianco, con il volto abbassato probabilmente a guardare l'ora sul suo orologio argentato, con aria stanca. Mi chiusi lo sportello dell'auto dietro, e scesi velocemente in maniera per niente delicata. Il suo sguardo si alzò, a causa del rumore dei miei tacchi, e quasi spalancò gli occhi. Forse aveva notato che finalmente fossi vestita in maniera adatta.

《Scusa il ritardo》gli sorrisi cercando di giustificarmi, e lui alzò lo sguardo scrutandomi con espressione corrucciata.
《Sali》mi sorrise leggermente, scuotendo la testa con aria sconfitta. Quasi risi mentre aprii lo sportello, immaginando i suoi pensieri. Sicuramente pensò ai miei soliti ritardi, o a quanto fossi stata insalvabile quando si trattava di essere in orario, o rispettare un appuntamento. Salì in auto e mise in moto. Durante il viaggio puntò lo sguardo su di me dallo specchietto retrovisore, con sguardo vispo.

《Come va con Justin?》sospirai, guardando fuori. Ne dovevamo parlare per forza? Non poteva semplicemente evitare l'argomento? In quel momento i miei pensieri si intrecciarono in maniera incredibile. Aveva avuto la faccia tosta di chiedermi una cosa del genere, quando era stato lui a costringere Bieber a fingere.
Un altro doppiogiochista.

Who We Are - J. B. || #Wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora