Capitolo 17.

41.7K 2.4K 641
                                    

" Di tutte le cose che la sapienza procura in vista della vita felice, il bene più grande è l'acquisto dell'amicizia" Epicuro

I problemi legati a mio padre stavano lentamente passando in secondo piano, e l'ultimo ricordo di quella serata era una citazione che Ethan aveva fatto su Platone... Stavamo parlando ancora di quanto fossero importanti le stelle e di quante ancora misteriose e sconosciute ce ne fossero nell'universo, e lui, per fare bella figura, aveva deciso di citarmi uno dei colossi della filosofia, ossia " Tu guardi le stelle, stella mia, ed io vorrei essere il cielo per guardare te con mille occhi".

Quella frase ci fece riflettere... La filosofia e l'astronomia, per quanto potessero sembrare due mondi completamente opposti, in realtà riuscivano allo stesso tempo ad essere anche molto vicini tra di loro. Diversi e simili. Alcuni dei maggiori studiosi dell'universo, non erano forse anche filosofi? In un certo senso, i due mondi riuscivano a coincidere alla perfezione, senza essere mai essere realmente in contrasto tra di loro. In filosofia, la cosmologia era una materia fondamentale nonostante fosse più di argomento scientifico.

L'astronomia era nata da quei filosofi che guardavano il cielo e facevano supposizioni, anche sbagliate, ma che avevano portato a quella che veniva chiamata l'agronomia moderna. Insomma, i due mondi avevano collaborato, si erano arricchiti a vicenda.

Dopo qualche dibattito sull'astronomia, senza nemmeno rendercene conto, c'eravamo addormentati.

Ero stesa sull'erba gelata da goccioline di rugiada, con la coperta avvolta attorno al mio corpo, e la testa appoggiata sulla spalla di Ethan. Il suo braccio, in qualche modo, era stato avvolto attorno alle mie spalle, rendendomi la dormita molto più comoda di quanto mi potessi immaginare.

Avrei potuto passare tutta la mattinata in quel modo, nel posto più bello e rilassante che io avessi mai visto... Se solo la mia sveglia non si fosse messa a suonare. Il suono acuto e fastidioso partiva automaticamente sul mio cellulare, tanto che non dovevo nemmeno impostare l'orario la sera precedente.

Aprii gli occhi, e in meno di pochi secondi riuscii a realizzare velocemente che cosa fosse successo la sera precedente e di quanto avrei fatto fatica a raggiungere l'università! Mi alzai subito in piedi e afferrai il cellulare per controllare l'orario e cercare su internet le ore delle fermate degli autobus. Mi trovavo quasi dall'altra parte della città... Avrei fatto tardi, me lo sentivo.

<< Cosa sta succedendo? >> domandò Ethan, passandosi la mano tra i capelli e guardandosi attorno con sguardo confuso e perso, come una normalissima persona che si comporterebbe allo stesso modo se si trovasse nella nostra stessa situazione.

<<Ci siamo addormentati qui, ieri sera. Devo andare, ho lezione>> spiegai.

<< Oh no! >> si alzò immediatamente da terra e cominciò a mettere a posto le coperte. Poi, tirò fuori due caschi della moto e me ne passò uno. << Dai, monta. Arriveremo all'università in poco tempo! >>

<< Ehm... Io non credo proprio>>  ero decisa. Non avevo alcuna intenzione di montare su quell'affare... Avevo decisamente troppa paura.

<< Ho questa moto da quando avevo sedici anni, e non mi è mai successo nulla di grave. Avanti! Così rischi di fare tardi >> disse.

E aveva ragione. Forse mi sarei dovuta arrendere per una volta e dargli ascolto, altrimenti mi sarei persa la lezione e sinceramente, meno saltavo e meglio mi sarei trovata in futuro. Dopo averci pensato bene, accettai e mi fidai... Sapevo bene che una volta salita su quella moto me ne sarei pentita, ma almeno sarei arrivata in tempo per la spiegazione!

<< Se provi anche solo ad andare oltre i cinquanta chilometri orari, scendo>> minacciai mettendomi il casco.

<< Cinquanta? Sai quanto ci metteremo ad arrivare? >> si lamentò.

STARLIGHTWhere stories live. Discover now