Non poteva guardarmi in quel modo dopo quello che era successo nel giro di dieci minuti. Forse ero solamente io il problema, quella che prendeva tutto fin troppo seriamente. Rivolsi un cenno con la mano alla ragazzina bionda, e poi seguii  Bieber con la mano ancora nella sua, senza preoccuparmi di stringerla. Quando trovai una stradina chiusa e abbandonata, la prima cosa che feci fu strattonarlo nel vicoletto. Mi accertai dell'assenza dei paparazzi prima di uscire letteralmente di testa.

《Che ti ha preso?》urlai. Sfilai la mano dalla sua, stravolta da tutto quello che era appena successo. Mi voltai verso di lui, guardandolo con occhi sbarrati, su tutte le furie. Non potevo continuare a dondolare su un'altalena di emozioni, avevo bisogno di stabilità. E lui non poteva baciarmi davanti a centinaia di persone solo per mantenere la sua falsa reputazione da bravo ragazzo. La mia vulnerabilità era decisamente a rischio in sua compagnia, il mio umore aveva sbalzi incredibili. Mi sembrava quasi di essere tornata ad avere diciassette anni, nella prima e ultima storia seria che avevo mai avuto.
Quando incontrai il volto di Bieber, la sua espressione risultò incredibilmente strana, quasi come fosse stato ferito. Quasi risi.
《Ti sto parlando》mi avvicinai maggiormente a lui, spingendolo sul petto, ma come mi aspettavo non si mosse di un centimetro. Sentii improvvisamente le sue mani grandi attorno alla mia vita tirarmi verso di lui, e in quel momento pensai che avrei potuto riconoscere il suo tocco anche ad occhi chiusi, tra migliaia di persone. Mi si mozzò il fiato e il mio petto prese a fare su e giù alla ricerca d'aria. Scacciai via il pensiero che mi aveva procurato più agitazione di quanta già non ne avessi, e sbuffai mentre portavo lo sguardo nel suo. I suoi occhi sembravano disperati, quasi come fosse stato in una profonda astinenza di droga.
Diamine, smettila con questi paragoni.

《Justin》sbottai con tono freddo. Non feci quasi in tempo a finire di parlare, non riuscii nemmeno a prendere abbastanza fiato per iniziare una litigata, che le nostre labbra si toccarono di nuovo. Nel momento in cui una scossa attraversò la mia schiena sotto le sue mani, sentii la sua presa diminuire su di me, quasi come mi stesse dando il permesso di staccarmi, se avessi voluto.

In quel momento ebbe la prova, per l'ennesima volta, dell'effetto che aveva su di me. La mia mente non ragionò, e mi scioccai delle mie stesse azioni. Le mie mani arrivarono alle sue, prendendole e rimettendole dove erano prima, sulla mia vita. Al loro posto.
Poco dopo circondai il suo collo con le mie, tirandolo verso di me a causa della differenza di altezza.
Ebbe la prova delle emozioni che mi procurava anche solo con uno sguardo.
La sua lingua leccò le mie labbra per avere accesso nella mia bocca, e emanai un gemito soffocato fin troppo presa dal momento.
Ebbe la prova della mia scarsa capacità di tenere le mie difese alte con lui.
Il mio cervello era completamente spento, lo aveva mandato in blackout. Quel ragazzo aveva trascinato via ogni mio pensiero e ogni mio respiro, tutta la mia essenza. Ma non ero per niente sicura del fatto che fosse stato in grado di tenerla con cura.

Le nostre lingue esploravano l'una la bocca dell'altro, toccandosi dolcemente di tanto in tanto. Mi sembrava di non averlo mai baciato, sembrava di ricominciare di nuovo tutto. Come quando finisci di leggere il tuo libro preferito, ma vuoi di più, ancora e ancora. Quindi lo apri di nuovo, e ricominci a leggere facendo finta di non sapere quello che avverrà dopo. Il sogno però finì ben presto quando senza più respiro mi staccai dal suo corpo e dalla sua presa. Mi sentii improvvisamente vuota. I pensieri tornarono a volteggiare nella mia mente come un enorme tornado, e un grande odio si fece spazio in me, per aver ceduto a lui. Ancora.
《Non farlo》sussurrai. Non pensai nemmeno a quello che stavo dicendo, per una volta decisi di far uscire le parole dalle labbra senza azionare troppo il cervello. Per una volta volli mostrarmi fragile, vulnerabile. Come realmente ero.
《Ti prego, non farlo》dissi di nuovo, ma questa volta parlai a voce piena, con tono tremante. Il suo volto sembrò stanco, abbattuto dalla mia continua paura di soffrire, di rompermi di nuovo in mille pezzi. Non potevo permettermelo. O forse era solo stanco a causa dei miei continui e insensati sbalzi d'umore.

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