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- Siete sicura di non voler mangiare? Sembrate pallida -.
Ignoro per la quarta volta Ermine e rimango rannicchiata in un angolo, senza smettere di tremare.
Non posso smettere di pensare alla rivelazione di Evan. Mi avrebbe trasformata? Resa un mostro assetato di sangue e morte come lui? Un conato di vomito mi fa spalancare la bocca a vuoto e chinare in avanti. Forse il mio corpo avrebbe bisogno di cibo, di riempire lo stomaco, ma la mia mente non è pronta ad accogliere nulla di estraneo.
- Sentite, dovete pur mangiare qualcosa. Avete...passato la notte con Evan. Vi avrà prosciugato le forze e...
- Ma cosa ne vuoi sapere tu di cosa è successo questa notte? - sbotto, scattando in piedi. Questa sciocca cameriera si è lasciata...Santo Cielo..si è forse invaghita di lui?
Notando le sue guance colorite mi porto le mani davanti la bocca.
-Non dirmi che...
- Voi non comprendete la vostra fortuna. Siete la sua promessa sposa e vi lamentate.
Resto scioccata dal suo tono aggressivo.
- Fortunata? - ripeto, - come puoi pensare questo, quando sono promessa ad un mostro senza scrupoli? Un mostro al quale non importa nulla di me e che si diverte con altre donne! - alzo la voce senza rendermene conto.
- Cos'è questo chiasso infernale?- Evan compare nella stanza.
- Signor Woods, perdonatemi, ma cercavo di far mangiare qualcosa a miss Donato, e lei ha perso la pazienza - dice Ermine tenendo il capo chino. La guardo indignata, ma lei non può vedermi.
- È così? - Evan si avvicina pericolosamente.
- Non volete mangiare? Desiderate lasciarvi morire di fame? Benissimo. Non siete di certo una bambina. Farete ciò che reputate giusto per voi - dichiara, ma le sue parole mi intimidiscono anziché rasserenarmi. C'è una nota di pericolo nella sua voce.
- Piuttosto che diventare vostra, sarei disposta a farmi divorare il cuore dai cani - sputo, ma una morte lenta e dolorosa mi spaventa quasi quanto Evan.
I suoi occhi si accendono di rabbia pura, ed io corro verso l'ampia scalinata, tirandomi su l'abito scarlatto per percorrere i gradini a due a due.
- Voi non pensate realmente ciò che avete detto, miss Donato - tuona Evan. Mi si mozza il respiro e sono costretta immediatamente a fermarmi: lui è già in cima.
Scendo lentamente, indietreggiando per non perderlo di vista, ma vado a sbattere contro qualcosa di morbido ed estremamente esile. Mi volto di scatto, ma vengo bloccata e tenuta per le spalle, lo sguardo rivolto verso la scalinata.
- Ermine! - esclamo, - lasciami andare, subito!
Provo a divincolarmi, ma la sua stretta è incredibilmente forte.
Evan inizia a scendere lentamente le scale, poggiando un piede alla volta su ogni gradino, in un'estenuante discesa.
Quando mi raggiunge, i suoi occhi sono dello stesso colore del mio abito. Rabbrividisco quando alza un dito lungo e freddo per farmelo scorrere sulla guancia e poi lungo il collo, fino alla clavicola.
- Ripetetemi ciò che avete detto prima, ve ne prego - sussurra suadente. Deglutisco.
- Coraggio - stende le labbra in una linea sottile simile ad un sorriso.
- Fatemi questa cortesia.
- Avete sentito ciascuna mia parola, prima - balbetto, non smettendo di tremare.
Non voglio mostrargli il mio terrore, né che Ermine senta le vibrazioni violente del mio corpo scosso dai tremiti.
- Non mi stanco mai di sentire le stesse frasi, soprattutto se immensamente divertenti.
Di nuovo, fa scorrere il dito su per il mio collo, esercitando sempre più pressione. Gemo quando preme notevolmente sulla vena. Un'ulteriore pressione, e sono sicura che possa uccidermi all'istante. - Allora, Eleanor - esordisce in un sibilo minaccioso,
- cosa hai detto prima?
Prendo un respiro profondo, mentre prego che mi infligga una morte rapida ed indolore.
- Ho detto che piuttosto che diventare vostra, preferisco farmi divorare il cuore dai cani - dico tutto d'un fiato, temendo che si avverta il tremore nella mia voce.
Evan digrigna i denti, mentre gli occhi sembrano velarsi di sangue ed un canino spunta dalle sue labbra.
- Ripetilo - ordina.
Lo guardo confusa, ma il suo sguardo mi porta a fare ciò che vuole, così glielo dico ancora.
Adesso scorgo l'altro canino ed ho l'impressione che continuando a ripetere tali parole, peggiori la situazione. Infatti, Evan mi stringe la gola in una morsa che pare di ferro. Boccheggio, tentando disperatamente di ingerire aria: l'unico cibo che la mia mente non può rifiutarsi di accettare.
- È qui che ti sbagli - ringhia Evan, - non hai trovato l'errore. Non esiste alcun "piuttosto che diventare vostra". Tu sei già mia, Eleanor. E non lo sei solo da quando ho bevuto il tuo dolce sangue, o da quando tua madre ti ha ceduta a me. Lo sei da molto prima, da un tempo così remoto che tu non puoi neanche immaginare.
Ermine ispira di scatto dietro di me. Ed io provo una fitta di invidia nei suoi confronti. Perché riesce a respirare in questo momento, ma soprattutto perché a lei sta bene questo tipo di vita. Lei accetta Evan e vorrebbe essere al mio posto.
Finalmente Evan lascia la presa sul mio collo ed io crollo in avanti, in cerca d'aria. Cadrei a terra se non fosse per Ermine che mi tiene ancora le braccia dietro la schiena.
Due dita sottili si insinuano sotto il mio mento e mi sollevano il viso, costringendomi a guardare i suoi occhi, non più così scarlatti.
- E se qualcuno dovrà mai mangiare il tuo cuore, quello sarò io - soffia, provocando in me un forte senso di nausea. Immediatamente i ricordi della morte terribile di Clara vengono a galla ed un conato di vomito mi scuote violentemente; stavolta Ermine non mi sorregge più e mi accascio a terra.
Mi prendo la testa fra le mani, mentre le lacrime iniziano a rigarmi le guance.
- Alzati, Eleanor - ordina Evan, ma non gli presto attenzione. E dopo averlo ripetuto due volte, lo sento accanto a me.
- Non mi toccate! - grido, e la mia voce arriva soffocata per la mia posizione. - Lasciatemi...- piagnucolo.
- Non posso - il sussurro di Evan è nitido nel mio orecchio. - La prossima luna piena sarai mia moglie, che tu lo voglia o no. Patti antichi non possono essere infranti, o si rischiano cose terribili, più di quanto io ne sia capace.

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