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Fisso l'abito che mi ha portato Ermine e che ora è adagiato sul mio letto.
È completamente bianco, se non fosse per alcuni ricami di colore nero.
-Vi aiuto a prepararvi- dice Ermine, avvicinandosi per stringermi il corpetto.
-Grazie- mormoro con gli occhi bassi, per poi fissarli sul mio riflesso nello specchio di fronte a me.
-È una bella collana- commenta dopo un po' Ermine, indicandola.
La prendo in mano con fare possessivo e la stringo.
-Deve esservi molto cara, mi sbaglio?- si avvicina, inclinando la testa.
-È un regalo di mia madre- dico solamente.
-Posso vederla?- sussurra.
-Sì...- bisbiglio, anche se poco convinta.
La prende fra le mani, la scruta da vicino.
-Bella pietra...- commenta.
-È smeraldo- dico, in un flebile sussurro.
Borbotta qualcosa, ma non riesco a capire le sue parole.
Improvvisamente, la mano di Ermine si muove rapidamente, mi strappa la collana dal collo con un gesto talmente secco da farmi urlare dal dolore.
-Che hai fatto?- esclamo, stupefatta, portandomi le mani alla gola.
Stringe la mia collana nel pugno destro.
-Il signor Woods vi aspetta nella sala da pranzo. Sarà felice di sapere che avete finalmente tolto questo gioiello.
Ma come osa una cameriera parlare così?
-Ermine, non puoi fare una cosa del genere!- urlo, ma lei è già sparita oltre la soglia della porta.

-Siete in ritardo- dice Evan non appena entro nella sala da pranzo.
È seduto a capotavola, alza lo sguardo su di me e l'ombra di un sorriso gli increspa le labbra piene.
-L'attesa è stata ripagata, a quanto vedo.
Il suo sguardo brucia su di me, mi squadra dall'alto in basso.
Serro i pugni.
-E vedo anche che hai finalmente tolto la collana di tua madre- aggiunge, ma stavolta non si preoccupa di nascondere il sorriso maligno che gli affiora sulle labbra.
-Avete ordinato ad Ermine di rubarmi la collana!- esplodo, non riuscendo più a trattenermi.
Alza un sopracciglio. -Ti ho chiesto più e più volte di togliere quella dannata collana, ma tu non mi hai dato ascolto. Hai rifiutato le buone maniere, ed ecco che hai ottenuto le cattive.
Scuoto la testa, inorridita.
-Sono stata umiliata, è una mancanza di rispetto! Sapevate quanto tenessi a quel gioiello, ma avete insistito per portarmelo via! Tutto ciò che avevo di più caro...Perché volete a tutti i costi la mia collana?
-Non sono tenuto a rispondervi. Adesso sedetevi e mangiate, Miss Donato- ordina in tono perentorio.
Deglutisco, sedendomi, anche se l'orgoglio brucia dentro di me.
Consumo ogni pasto che mi viene servito, ma controvoglia. Mi sforzo di igoiare un'altro boccone e lo mando giù con del vino.
Finito di mangiare, mantengo gli occhi bassi, fissi sulla tovaglia immacolata.
Sento la presenza di Evan accanto a me, e la sua mano si materializza davanti i miei occhi. Attonita, mi alzo da tavola ed afferro la sua mano.
-Dovete aprirmi la stanza- sussurro.
-Sono stanca e...
-Mi state dando ordini?- bisbiglia, ma il suo tono tende al minaccioso.
-Vi prego, ho bisogno di riposare...- provo, inutilmente.
Infatti, Evan mi conduce nella sua camera, senza dare ascolto alle mie suppliche.
Una volta dentro la stanza, chiude la porta a chiave. Si avvicina, togliendosi la giacca e riponendola su una sedia.
-È da prima che li ho notati- dice, allungando una mano per sfiorarmi con le dita i segni ancora nitidi della forza con cui la collana è stata strappata.
-Te li ha fatti Ermine neltoglierti la collana?- sussurra soavemente solleticandomi la pelle del viso.
Stringo gli occhi e serro le labbra per non farmi ingannare dalla sua voce che nel frattempo si è fatta seducente ed incredibilmente melodiosa.
-A voi non importa- dico.
-Tu dici?
Accosta le sue labbra al mio collo e ne sfiora delicatamente i segni. Tremo al contatto della sua bocca sulla mia pelle. Quanto sento la sua lingua seguire i profili delle mie ferite, rabbrividisco piena d'orrore e cerco di scostarmi al più presto, ma le sue mani afferrano prontamente i miei polsi, attirandomi nuovamente a sè.
-Lasciatemi- dico.
-Eleanor, sei la mia promessa sposa, ricordi?- dice, -posso farti ciò che voglio.
-Come?- mi scosto da lui violentemente. -State usando questa stupida scusa per potermi avere? Io non sono la vostra sposa, e non lo sarò mai!
-Tua madre ti ha concessa a me per questo motivo- ringhia, tentando di afferrarmi nuovamente i polsi.
-Non è così!- mi allontano, andandomi a rannicchiare contro il muro.
-Non può essere così, no...non è la realtà...
Mi prendo il viso tra le mani.
-Tua madre sapeva cosa fossi- dice -per questo ti ha regalato quella collana- sospira.
-Cosa? Non capisco- mormoro alzando la sguardo.
-Quella collana ha...un potere di protezione. È una sorta di amuleto che protegge chi lo indossa dal male e dall'oscurità.
-È per questo che insistevate così tanto per averla! Quella collana non solo era l'unico legame che avevo con la mia famiglia, ma era anche un oggetto che poteva proteggermi da voi!- urlo, riconoscendo finalmente il motivo della sua rabbia, del perché non poteva avvicinarsi a me quel tanto da toccarmi.
-Eleanor- sussurra -sto cercando di essere gentile, ma tu non mi ripaghi con la stessa moneta.
La sua voce è venata dall'irritazione.
-Voglio il tuo sangue. Dammelo, e tornerai nella tua stanza con ancora un minimo di dignità, sana e salva, senza un capello fuori posto.
-Altrimenti?- lo sfido, alzandomi in piedi.
La sua mascella ha un guizzo, dalle sue labbra spuntano i canini affilati.
Deglutisco, provando improvvisamente un certo timore ed una certa soggezione nei suoi confronti.
-Oltre al sangue mi prenderò anche qualcos'altro.
Si avvicina e posa una mano sul muro accanto la mia testa. Stringo gli occhi.
-Allora? Qual'è la tua scelta?
-Va bene. P-prendete il mio sangue- mi costringo a dire.
-Brava, avete preso un'ottima e soprattutto saggia decisione.
Affonda i suoi canini nella tenera carne del collo, mentre mi tiene la nuca con l'altra mano.
Gemo di dolore, e d'istinto provo a liberarmi dalla sua presa, ma sono costretta ad arrendermi.
Quando si scosta da me, la sua bocca ha assunto un colore di un rosso acceso.
Avvicina le sue labbra aperte alle mie, serrate. Capendo le sue intenzioni, mi allontano da lui bruscamente, spostandomi di lato.
-V-vi ho p-permesso di b-bere il mio sangue- balbetto, piuttosto scossa.
-Ma non vi ho permesso anche di darmi un bacio.
Evan annuisce, passandosi una mano sulla bocca per pulire i residui di sangue. I suoi occhi rossi diventano di nuovo normali.
-Avete ragione. Ogni donna merita un bacio come si deve, non in una situazione del genere. Sono un gentiluomo, tengo a queste piccolezze, e ancor di più dato che voi siete la mia promessa sposa.
Detto ciò, mi permette di andare, ma le sue parole hanno lasciato in me un senso di gelo e terrore al tempo stesso.

White Roses Where stories live. Discover now