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Apro gli occhi, svegliata dal dolce bussare alla mia porta.
Ieri notte, dopo aver detto quelle parole, Evan mi ha permesso di uscire dalla sua stanza per tornare nella mia, ed io sono corsa qui senza pensarci due volte.
Vado ad aprire alla porta, sebbene leggermente intimorita.
Fortunatamente, il volto che mi trovo di fronte è di Clara.
-Clara- la saluto -buon giorno-.
-Buon giorno, Miss Donato- ribatte cordiale lei.
-Sono venuta per portarla a fare colazione-.
-Potrei anche andare da sola, no? Ormai conosco la strada-.
-Ordini del signor Woods. Vanno rispettati-.
Rabbrividisco nel sentirlo nominare.
La seguo con un sospiro, dopo essermi preparata rapidamente.
Per ora, decido di ubbidire solamente e fare ciò che mi viene chiesto, nonostante il mio orgoglio bruci dentro di me.
Qualcosa però, mi dice che è meglio ascoltare Clara; avendo avuto un assaggio del vero Evan Woods non voglio minimamente immaginare cosa le accadrà nel caso in cui io non volessi più darle retta.
Rabbrividisco ancora, non potendo fare nulla per impedirlo.
La casa è sempre più buia, ed ora il timore che provavo di solito si è fatto più forte.
Forse Evan, essendo un vampiro odia la luce del sole, ma sarebbe strano, dato che abbiamo fatto numerose passeggiate in giardino e non ha mai dato segni di fastidio.
-Miss Donato, buon giorno-.
La voce suadente di Evan precede la sua comparsa in mezzo al corridoio.
Avanza nella penombra fino a fermarsi a pochi passi da noi.
Nonostante tutto, però, non riesco a scorgergli i lineamenti del viso, ma posso immaginare che stia sorridendo.
Serro i pugni, in un misto tra il disagio e la rabbia.
-Sarebbe educato che tu rispondessi ad un cordiale saluto- continua mantenendo un tono tranquillo.
Lo sento sospirare.
-Clara, puoi lasciarla. È con me. Per favore, va a compiere quello che ti ho chiesto-.
-Certamente, signore- Clara fa un inchino, poi sparisce in uno dei tanti corridoi.
-Allora, Eleanor...- Evan si avvicina e posso scorgergli il ghigno compiaciuto.
-Dormito bene, questa notte?-.
Stringo gli occhi, profondamente irritata e frustrata dalla sua presenza incombente.
-Magnificamente- ribatto mantenendo una postura altezzosa.
-Allora sarebbe meglio se ogni sera ti dessi personalmente la buonanotte-.
Spalanco la bocca, sgranando gli occhi.
Il suo ghigno si allarga e scorgo uno strano luccichio nel suo sguardo, forse divertito.
Poi gira i tacchi, andandosene accompagnato dalla sua risata.
Mi lascio sfuggire un gemito di rabbia e di frustrazione, poi mi chiudo nella mia stanza.

Mi libero del fermaglio di Evan e lo getto via, facendolo cadere sul pavimento. Poi, vado verso l'armadio, dove ho nascosto tra i vestiti la collana di mia madre. La indosso subito, con gli occhi lucidi, che mi asciugo in un gesto di nervosismo. Più tardi, decido di uscire per fare due passi.

Cammino lentamente per i tetri corridoi e finalmente, dopo vari tentativi, trovo l'uscita.

Esco quindi in giardino, prendendo boccate d'aria fresca, salutari dopo tutto il tempo che ho passato chiusa nella villa.

Il silenzio è padrone da queste parti, non si sente nemmeno il canto degli uccellini.

Continuo ad esplorare il giardino e ben presto vengo circondata da immense e vaste siepi che esibiscono moltissime rose. Rose rosse, le mie preferite.

Le osservo incantata come una bambina, ma nonostante siano splendide, una strana sensazione mi scuote.

Mi avvicino ad esse, notando come il colore dei petali si faccia più acceso mano a mano che mi faccio più vicina.

-Miss Donato-.

Sobbalzo voltandomi all'istante e facendo ricadere il braccio, che era teso verso la siepe.

Clara mi sorride, ma il suo è un sorriso tirato.

-Vi prego, allontanatevi dalla siepe. Il signor Woods non vuole che le sue rose vengano toccate da...estranei-.

La guardo, ma non mi muovo dalla siepe.

Clara pare a disagio, il suo sorriso inizia ad affievolirsi.

-Vi prego- ripete tra i denti -tornate dentro, con me. Inoltre potete prendervi un brutto raffreddore, con solo quello indosso- indica l'abito sottile che porto.

-Allora portami uno scialle- dico.

-L'aria è pungente anche con un copri-spalle indosso- dice sudando freddo -avanti, miss, tornate dentro-.
Do un ultimo sguardo alla siepe, poi faccio come dice, emettendo un sospiro.
-Va bene, Clara- dico -avete vinto voi. Rientrerò-.
Lei pare tirare un sospiro di sollievo, poi mi porta all'interno della casa.
Dove tutto è buio e lugubre.



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