Capitolo decimo: l'affare di una vita.

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Le cose iniziarono ad andarmi bene quando, scesa la sera, andammo a prendere qualcosa da bere in un bar. O almeno, io credevo che stessero andando bene.

Sam, Dean e Castiel erano seduti ad un tavolo, mentre io preferivo restare al bancone, distante il più possibile. Nonostante fosse stato il minore dei fratelli a volermi lì, non era poi stato tanto socievole. Infatti, per tutta la giornata non aveva fatto altro che parlare di fazioni angeliche e quant'altro, che io avevo preferito ignorare. Castiel non mi aveva più rivolto la parola, mentre Dean... insomma, posso dire che lui fu l'unico a mantenersi coerente, continuando quindi a fare quello che aveva sempre fatto da quando, mesi prima, ero arrivata: evitarmi.

<<Dammi qualcosa di forte.>> chiesi al barista nel mio inglese più violento, posando i gomiti sul bancone di scatto. Mi coprii il viso con le mani per nascondere la mia frustrazione e sospirai rumorosamente. Anche se non mi ero mostrata tranquilla (per quanto tranquilla possa essere una persona che schiaffeggia un angelo), le parole dell'agente federale mancato mi avevano sconvolta. Quelle avevano dato vita ad una serie di pensieri che avevo cercato di reprimere ogni giorno di più, e ci ero sempre riuscita. Ma adesso non potevo fare a meno di pensarci. Che la mia presenza lì fosse inutile? Che fossi davvero arrivata tardi? Forse Castiel aveva ragione, forse dovevo davvero tornare a casa. Mi chiedo cosa sarebbe successo se, quella sera, in quell'istante, lo avesse raggiunto al suo tavolo e gli avessi dato l'okay per riportarmi indietro. Nonostante avessi il volto affondato nelle mani, riuscii comunque a sentire la presenza del barista difronte a me. Mi chiese quanti anni avessi <<Abbastanza.>> gli risposi borbottando, e alla fine lui se ne andò. Non potendone farne a meno, lanciai un'occhiata dietro di me, osservando i tre giovani imbroglioni parlare tra di loro sorseggiando della birra. Ad un tratto i miei occhi si incrociarono per un solo istante con quelli verdissimi di Dean, al che il mio corpo ebbe una specie di spasmo. Fui quindi svelta a voltarmi dall'altra parte, bevendo con fin troppa avidità la mia bibita. Mi passai una mano sul volto, sospirando ancora una volta e desiderando di capire cosa ci facessi ancora in quel mondo quando vidi Castiel al mio fianco cercare di attirare l'attenzione del barista. Vedendolo in difficoltà, mi misi due dita in bocca e fischiai, attirando non solo l'attenzione del barista, ma anche di tutti i clienti. Ero troppo stanca per il troppo pensare e stressata per farci caso, così mi limitai a fare un cenno con capo all'angelo per accettare i suoi ringraziamenti, voltandomi ancora una volta verso i due fratelli. Forse ne avrei dovuto parlare con loro. Mina, guarda in faccia alla realtà, se così può essere chiamata, mi stavo dicendo, sorseggiando il liquido amaro nel mio bicchiere, conosci solo loro e, che ti piacciano o meno, il loro parere potrebbe esserti utile. Dovevo almeno provarci. Così finii di bere, posai il bicchiere sul bancone e mossi qualche passo avanti per raggiungerli, accorgendomi solo dopo che Sam Winchester non c'era più.

C'era Ezechiele.

Senza rendermene conto mi fermai a metà strada con la bocca spalancata. Era tornato. Avevo finalmente la mia occasione per parlargli una volta per tutte di ciò che era successo e di chiedergli spiegazioni. C'erano così tante cose che volevo chiedergli! Fin dall'inizio della mia storia Ezechiele aveva svolto un ruolo fondamentale, e quando se ne era andato mi ero sentita persa. Ma adesso che era di nuovo in gioco, poteva rendersi utile. Infondo, era un angelo: non era questo quello che avrebbero dovuto fare gli angeli? Aiutare i comuni mortali? Prima che potessi fare qualcosa, però, Ezechiele era già uscito dal bar, lasciando Dean da solo. Non mi mossi, ritrovandomi improvvisamente ad un bivio. Potevo andare a destra, sedermi accanto al cacciatore e discutere finalmente con lui su cosa avrei dovuto fare e chiedendogli consiglio, dato che ero completamente al buio. Oppure, correre a sinistra verso Ezechiele, chiarire alcune cose lasciate in sospeso e chiedergli aiuto. Alla fine non era importante cosa stavo chiedendo, ma a chi: di chi potevo fidarmi di più? Lanciai quindi un'ultima occhiata a Dean, assicurandomi che non stesse guardando nella mia direzione, prima di uscire a mia volta dal locare in cerca dell'angelo. Era scesa la notte, e fuori si congelava. Mi circondai il corpo con le braccia, cercando di riscaldarmi, e cercando con lo sguardo il profilo di Sam, che non doveva essere molto difficile da trovare. Nonostante non ci fossero poi così tante luci, riuscii a vederlo sotto in insegna al neon, di spalle. Feci per correre da lui ma mi bloccai di scatto, nascondendomi dietro ad il muro di un vecchio appartamento. Sam, o per meglio dire Ezechiele, aveva compagnia. Si trattava di un uomo basso, di qualche anno più vecchio di Sam. Indossava dei pantaloni chiari ed una giacca marrone anonimi, ed aveva un volto piuttosto banale. Non riuscivo a capire perché un angelo come Ezechiele si stesse ritrovando a parlare con un semplice uomo. Forse l'avevo perso e Sam era tornato in sé, ma non potevo esserne sicura. Così presi un bel respiro e restai in attesa, non potendo fare a meno di ascoltare.

This must be fake mine! [SOSPESA]Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang