Capitolo sesto: alla fine qualcuno arrivò.

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Per prima cosa mi occorreva un mezzo di trasporto, al che Kevin mi condusse fino al garage del bunker. Quel posto aveva davvero qualsiasi cosa... compreso il Re dell'Inferno chiuso in una segreta. Comunque, appena vi entrammo l'unica cosa che vedemmo furono vecchie auto e moto d'epoca, risalenti più o meno agli anni ottanta.

<<Ma tu sai guidare?>> mi chiese il ragazzo quando mi vide avvicinarmi ad una moto scelta molto a caso. Infondo, dovevo solamente viaggiare per ventiquattro ore, non era poi così grave la cosa. Non gli diedi tanta retta ed iniziai ad esplorare il veicolo, trovandovi un paio di guanti, il casco e le chiavi. Sperai solo che avesse ancora la benzina. Mostrandomi sicura di me e tranquilla, cosa che Kevin ed i fratelli avevano continuato a fare per tutto il tempo, salii sulla moto ed infilai i guanti neri, aprendo e chiudendo le mani un paio di volte per farli calzare bene. Presi un bel respiro e girai la chiave, sentendomi le gambe tremare quando il motore si accese. La moto vibrava sotto di me ed io non ne avevo mai guidata una. Cavolo, non sapevo neanche andare in bicicletta. Esitai, guardando tutte quelle leve e quei pulsanti, senza sapere quale premere. Alla fine mi convinsi del fatto che non sarebbe stato così difficile, e feci spallucce: dovevo solo capire come si andava avanti e come si frenava. Tutto il resto avrei avuto modo di scoprirlo dopo aver preso la patente. Il Profeta del Signore se ne stava all'ingresso, con le spalle poggiate sulla porta e le braccia incrociate, osservandomi con un sopracciglio alzato. Io avevo tolto le mani dal manubrio e le avevo alzate al cielo con fare scettico:

<<Beh?>> iniziai, quasi infastidita <<Credi che non sappia andare in motorino?>> lui annuì, per niente impressionato <<Oh, ma ti prego.>> senza pensarci due volte, strinsi le mani a pugno sul manubrio e feci ruotare leggermente la destra. La moto scattò in avanti all'improvviso, facendomi incurvare la schiena in un modo in cui non si sarebbe dovuta curvare. Per la sorpresa (ma sopratutto per lo spavento) lasciai la presa e caddi di lato, mentre la moto percorreva per conto suo un paio di metri prima di fare la mia stessa fine. Lontano, sentivo Kevin ridere di gusto e, quasi senza accorgermene, sorrisi anch'io: forse, per una volta, si era davvero divertito. Il mezzo di trasporto lo avevo trovato, ma non bastava: avevo bisogno di soldi. Quando avevo lasciato casa mia ero in pigiama e, anche se ne avessi avuti, in Italia non andavo certo in giro con i dollari in tasca. Il Profeta risolse anche quell'inconveniente andando a frugare in camera dei due fratelli. Gli domandai se li stesse derubando, guardandolo entrare nella stanza di Dean e non osando fare lo stesso. Chissà, magari se lo avesse scoperto avrebbe rinchiuso anche me insieme a Crowley. Kevin annuì distrattamente, afferrando le banconote che trovava in giro senza troppi ripensamenti. Alla fine ci ritrovammo nuovamente nella grande sala poco distante dall'ingresso, io a contare i soldi e lui a fare delle ricerche riguardanti la strada che avrei dovuto percorrere. Ero arrivata più o meno a novanta dollari quando mi chiamò dandomi qualche pacca sulla spalla, per poi indicare lo schermo. Lo voltò leggermente verso di me e per poco non mi venne da rimettere. Avanti a me avevo la mappa degli Stati Uniti, e due cerchi neri distinti sulla mappa segnavano il punto dove ci trovavamo noi, ovvero a Lebanon, in Kansas, ed un altro segnava dove dovessi arrivare, ovvero dall'altra parte dell'America. Guardando la strada segnata in blu mi vennero i brividi, notando come quella linea passasse per differenti Stati: Nebraska, Wyoming, Utah, Idaho e solo infine l'Oregon. Una volta arrivata lì, avrei dovuto percorrere tutto lo stato prima di arrivare a Eugene, dove mi sarei anche dovuta mettere a cercare Abaddon. Ti rendi conto del fatto che stai per farti ventiquattro ore di viaggio solo per poter incontrare un demone che con molta probabilità ti ucciderà non appena ti vedrà? Beh, certo, quella era sempre una delle tante opzioni da tenere in considerazione, ma preferivo pensare positivo in quel periodo: immaginavo il viaggio come uno dei viaggi più belli che avrei avuto l'occasione di provare. Insomma, stavo o non stavo per percorrere sei Stati in motorino? Non era forse il sogno di ogni adolescente, quello? Di certo non era il mio, ma da quel giorno in poi lo sarebbe stato. Comunque avrei attraversato il Kansas e magari visto un po' il paesaggio, avrei percorso il Nebraska, dove... ecco il problema. Non avevo la minima idea di cosa ci fosse per me in quelle terre: non ero mai stata brava in geografia e, francamente, l'America non era mai stato in cima alla lista dei luoghi da visitare prima di morire. Kevin mi stampò il percorso da fare e mi porse il tutto, osservandomi con preoccupazione e chiedendomi ad un tratto perché mi interessasse tanto andare dove Sam e Dean erano diretti. Mi chiese inoltre se sapessi che quella era una pessima idea.

This must be fake mine! [SOSPESA]Where stories live. Discover now