Moon

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19° petalo

"Lis! Lis!"

Mi sveglio di soppiatto sentendo la voce di mia madre chiamarmi e il muso di Luna che mi fa le fusa.

Luna è la mia gatta, nera come la notte e con due occhi magnetici come la luna. Ricordo il giorno in cui la trovai. Ero appena rientrata da scuola, stava diluviando quando me la ritrovai sulle scale di casa. I suo occhi verdi mi scrutavano incessantemente, come a supplicarmi di lasciarla entrare nella mia vita e io lo feci. Lo feci dal momento stesso in cui la sollevai da terra e la infilai nel mio zaino per nasconderla da mia madre. A quel tempo mia madre odiava i gatti. Sgattaiolai velocemente in camera mia e la feci uscire dal mio zaino di stoffa. Miagolò affamata, le sorrisi, e con la stessa felicità di un bambino quando arriva il Natale, gli portai una scatoletta di tonno e del latte. Ricordo la sensazione del suo pelo nero lucido al tatto, la prima volta che la lavai. La asciugai per bene e le creai seguendo qualche video su you tube, una piccola cuccia. Dopo la morte di mia sorella Juliet, Luna fu l'unica fonte di gioia di quel brutto periodo. Erano cambiate tante cose, ero solo una bambina, e non sapevo che altrettante altre cose sarebbero cambiate.

Mi alzo svogliatamente dal letto e infilo le pantofole ai piedi. Mi affaccio alla finestra della mia camera dalla quale è possibile vedere gran parte di tutto l'isolato. Una densa pioggerella mischiata a neve, cade sui tetti delle case di Melbourne. Ammiro per poco il paesaggio per poi distogliere lo sguardo. La neve mi riporta a pensare a giorni della mia vita schifosi, non che anche questo giorno non sia schifoso, considerando l'acqua gelata che esce dal doccino della doccia. Mi lavo e dopo infilo i primi indumenti che mi capitano sotto tiro. Quando ho finito, mi avvicino allo specchio sulla mia scrivania in mogano e mi ci specchio. I miei occhi verdi sono contornati dalle occhiaie, i miei capelli castano chiaro sono uniti in un groviglio di nodi. Sbuffo. Spazzolo velocemente i capelli, speravo in un risultato migliore ma alla fine mi accontento di quello ottenuto. Mi specchio un ultima volta e prima ancora che possa pensare all'idea di truccarmi anche solo un po' ci rinuncio. In conclusione sembro uno zombie con i capelli fulminati. Roteo gli occhi al cielo e prima di voltarmi noto ancora il bicchiere d'acqua con la margherita al suo interno. Il primo petalo staccato si trova a fianco, chiuso alla pagina settanta del mio libro preferito: Il colore dell'arcobaleno. Ho letto quel libro una decina di volte, e non me ne pento. Per quanto la storia possa contenere alcuni aspetti della mia vita, ogni volta che ne leggo anche poche righe, ne rimango affascinata.

Controllo l'orologio: 7:45

Corro velocemente in cucina; la casa è vuota e perfettamente ordinata. Non mi va di fare colazione, esco di casa e mi chiudo la porta alle spalle. Corro verso scuola, lo zaino in spalla mi pesa ma lo sopporto. Inciampo sui miei stessi piedi ma continuo a correre. Faccio sempre ritardo a scuola, non posso permettermi neanche un giorno in più. Arrivo nell'istituto con l'affanno e finalmente mi fermo. Salgo le scale che mi portano alla mia classe e per la prima volta nella mia vita mi accorgo di essere stata puntuale.

L'orario scolastico passa lentamente. Anche l'ultima campanella suona. Afferro velocemente le mie cose e le butto a casaccio nello zaino. Esco dalla classe prima di tutti gli altri e quando esco dal cancello dell'edificio, mi ritrovo ad accendermi una sigaretta. Fumo mentre cammino per strada calciando qua e la qualche sassolino. Nel tragitto verso casa poi, mi ritrovo ad avere dalla vita l'ennesima delusione.

A pochi centimetri da me Aiden bacia e palpa in pubblico una brunetta formosa. Ricaccio le lacrime e mi avvicino a lui. Gli picchietto l'indice sulle spalla e dopo poco lo vedo girarsi. Le labbra leggermente più gonfie e gli occhi prima confusi poi terrorizzati mi spingono a tirargli uno schiaffo. Lo guardo per un'altra frazione di secondi, poi vado via.

"Lis! Lis! Lis!" continua a chiamarmi. Ma ormai non lo ascolto più. Non mi volto neanche, continuo a camminare via di li. Nonostante accada sempre la stessa storia non mi sono mai arresa, ho sempre sperato in un suo cambiamento. Ma è stata solo un'altra delusione. Non riesco mai a distinguere le aspettative dalla realtà, forse perché l'ultima fa più male.

Smoking kisses (#Wattys2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora