51.In tre si é più forti

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Jack's pov

Le mura sembravano risucchiarmi nella loro tristezza. Il grigio sbiadito rendeva ancora più deprimente quell'aria. Gli uomini camminavano come se fossero dei robot , avanti e indietro senza mai guardarsi intorno. Sembrava che avessero spento I propri sentimenti. Alle urla delle donne e alle lamentele degli uomini non ci facevano più caso , come se non li sentissero nemmeno. C'erano carte ovunque e nella confusione delle tante parole e telefonate si poteva leggere la tranquillità nei volti dei poliziotti . Non andai oltre quella stanza, forse perché avevo paura che ci potessi trovare qualcuno che non volevo vedere.
La stanza era gelida , non c'erano riscaldamenti e l'igiene era pessima. Stavo per starnutire per la polvere colma sugli armadietti, quando mi richiamò uno di loro.
-"Posso esserle d'aiuto?"
La sua divisa le calzava a pennello. Non c'era una piega, la cravatta era nel posto giusto e i bottoni erano abbottonati nel giusto modo. Le braccia erano tese lungo i fianchi e la faccia tesa non trasmetteva nulla se non severità.
-Cerco Roman Blues-

-Lei chi è?-

-Suo figlio-

-Mi segua.-
Lasciai la porta aperta di quella stanza e seguii il poliziotto. Si addentrò in un corridoio per poi svoltare a sinistra. La gente era rannicchiata su se stessa , senza speranza . Non opponevano più resistenza, come se aspettassero solo la morte. Le donne erano quasi tutte con i capelli corti , il viso asciutto e le occhiaie troppo evidenti. Avevano perso la propria dignità, cosa che ormai non le veniva più restituita. Certo, la libertà prima o poi l'avrebbero ottenuta ma quella, quella non la si poteva più avere .
Riflettevo su ciò che gli dovevo dire. Erano passati più di dieci anni dall'ultima volta che lo vidi e, se non fosse stata per quella cartolina ne sarebbero passati altrettanto dieci o addirittura venti.
Non avevo la benché voglia di vederlo e né di sentirlo. Non accettavo più le sue scuse e la sua voglia di essere perdonato. Da piccolo mi aveva tolto la mia adolescenza, la mia mamma, da grande mi tolse la dignità,quella che non potevo più ricevere.
I rimorsi e il pentimento galleggiavano in me da fin troppo tempo fino a farmi causare una terribile crisi.
Se Sad avesse saputo che sarei venuto qui, non mi avrebbe più guardato in faccia. Non parlavamo della nostra vecchia vita, sia io che lei l'avevamo rimossa e non avevamo intenzione di ricordarla.

Il poliziotto prese le chiavi e con un gesto veloce aprì la cella.
-Ci sono visite per te.-
Lasciò la cella semi-aperta e se ne andò.
Mi avvicinai al letto con un misero lenzuolo sporco. La stanza era spenta, c'era una luce che funzionava a metà. Le sbarre che erano sulla finestra trasmettevano tutt'altro che felicità. Accanto al letto c'era un comò con sopra delle pillole. Il water era poco più in lá e l'odore che emanava era nauseante.
I suoi capelli grigi erano unti e lunghi. Li portava con una coda, simile ad una donna.
Si raddrizzò con la schiena sulla testiera del letto e mi invitò di sedermi, ai piedi del letto. Era dimagrito. Sul viso erano presenti molteplici rughe. Occhi un tempo furiosi e pieni di rabbia, ora erano spenti, con un colore indefinito.
-Siediti.-Mi chiese facendomi un semplice sorriso, con i pochi denti che aveva, marci.
Avrei voluto tanto che quel sorriso me lo avesse fatto quando ero piccolo. Avrei voluto che mi rassicurasse che tutto sarebbe andato bene, che ogni sbaglio che stavo commettendo era un mio capriccio e che presto lui sarebbe venuto a salvarmi. Ma non era così. I miei sbagli come tali l'ho dovuti affrontare e accettare. Mi sono dovuto salvare da solo senza alcun sorriso da parte tua, papà.
-Preferisco stare in piedi. Perché mi hai chiamato?-La mia voce risultava fredda e distante. E per quanto avessi voluto essere arrabbiato con lui, provavo solo pietà. Pietà per essersi fatto ingannare dall'alcool, per essersi lasciato comandare dalla rabbia. Pietà per essersi riuscito a rovinare la sua vita con le sue stesse mani, per aver distrutto una semplice famiglia che non pretendeva altro che il suo amore .
Il sorriso che prima era presente sul viso asciutto era scomparso. Mi guardò con serietà cercando di identificare quello che provavo. Non ci riuscì, perché non mi aveva mai conosciuto per quello che ero realmente.
Sembrava un cucciolo indifeso, diverso da come era allora.
Un tempo arrabbiato col mondo, oggi arrabbiato con se stesso .
-Come stai?-
-Senti, non sono venuto qui per sentire delle stupide sciocchezze. Vai dritto al punto perché so che non ti importa come sto.-

-Fra meno di un mese mi trasferiscono. Andrò via da qui, lontano da voi.
Sono stato un padre non presente. In realtà non sono stato un padre e basta. Non ho giustificazione per quello che ho fatto. Ogni notte rivivo quella scena come se fosse stato ieri.
La rabbia ebbe la meglio su di me, lo sai. Non volevo che succedesse tutto questo, tu, Sad e la mamma eravate la mia famiglia. Figliolo, non vi chiedo scusa per quello che ho fatto perché so che non mi perdonerete mai.
Sto morendo, Jack. Ho il cancro sparso in tutto il corpo. Ho meno di un mese e poi me ne vado via, per sempre.-
-Sai, mi sono chiesto più volte per quale motivo voi mi odiaste tanto, tu , la mamma e la piccola Allison. Avevo bisogno soltanto di affetto da parte vostra. Quando ritornavo a casa vi vedevo riuniti tutti e tre, come se non avevate bisogno di me. Me la sono presa sempre con l'alcool e l'effetto che aveva su di me, ma in realtà era la gelosia ad agire . Ero geloso di voi, di come eravate uniti nonostante i problemi che ci stavano divorando. In quei tempi non capii quanto fosse sacra la famiglia.
Avevo appena diciott'anni quando tua madre entrò nella mia vita. Era bella e attraente. Mi innamorai perdutamente di lei, ma fu lo sbaglio più grande che feci. Da lì persi completamente il controllo di me stesso. Non riuscivo più a controllare la gelosia che provavo per lei. Non volevo che usciva, non volevo che parlava con nessuno e né tantomeno che stesse con le sue amiche. Ero diventato possessivo e così la misi incinta, la volevo solo per me. L'amore che provavo per lei era malato e mi portò ad ucciderla.
Sono masochista ed egoista, Jack. Sono un padre geloso e forse non capisco ancora ora il vero compito che ha un padre.
Ti ho chiamato non per dirti quanto io sia dispiaciuto per tutto ciò, perché sarebbe scontato e per certi versi anche inutile, ma ti ho chiamato per dirti addio. Volevo vedere la rabbia e l'odio che provi per me, perché è ciò che mi merito. Non merito il tuo perdono e né quello di Allison, ma non dimenticate che io a vostra madre un tempo l'amai veramente e fu colpa del mondo che mi spinse ad ucciderla.-

Mi avvicinai di più a lui. Riuscii a sentire il suo respiro smorzato sulla mia pelle.
-Per te provo solo pietà.-
Mi allontanai. Mentre stavo per andarmene, mi richiamò un'altra volta .
-Dá questa ad Allison-e mi porse una lettera. L 'afferrai in modo rude e me ne andai senza degnarlo di un saluto.
Papà, allora ti stavamo aspettando, tutti e tre, impazienti di vederti e speranzosi che per una volta ti saresti avvicinato e ci avresti abbracciati tutti, ma forse eravamo insieme per sentirci meno soli e più forti quando ci avresti attaccato.

Demi's pov
Tutto era pronto. Oggi era il grande giorno. Avevamo preparato tutti i bagagli in anticipo in modo che saremmo stati puntuali in aeroporto.
Oggi era la prima volta che prendevo un aereo e non capivo se quello che provavo era eccitazione o paura. La pancia stava crescendo a dismisura e il peso corporeo era aumentato eccessivamente. Odiavo vedermi allo specchio, non riuscivo a non mangiare. Le voglie aumentavano e non mi permettevano di evitare di mangiare. Nikki mi era stata accanto, eccitata quasi quanto me di diventare zia. Sognavo ogni notte tutte e tre, io, lei e Sad, sdraiate sul lettone a fantasticare sul nostro futuro.
Cara Sad, non puoi capire quanta voglia ho di raccontarti ciò che mi è successo. Voglio abbracciarti e voglio sentirti dire parole rassicuranti. Voglio vederti sorridere quando vedrai la mia creatura piangere e sorriderti subito dopo. Voglio averti affianco per sempre, Sad. Perché sei scomparsa?
Sai, all'inizio era arrabbiata ed ero convinta che non ti avrei mai perdonata, ma si cambia idea,no? Ti ho già perdonata dal momento in cui Jennifer mi disse che ti avevano rintracciata. Sad, Sad non partire più . Aspettami, aspettami un altro giorno. Aspetta cosicché io possa riabbracciarti di nuovo.
Stavamo arrivando a New Orleans, tutti apparentemente con lo stesso scopo, inconsapevoli del fatto che lì ci avrebbe aspetto Sad, una Sad diversa da quella che conoscevamo, una Sad che non era più Allison.

Eccomi finalmente! Scusatemi per la mia assenza di un mese circa! Devo ammettere che ho avuto un calo di autostima su questa storia e non avevo voglia e né idee. Ho scritto questo capitolo che è più di passaggio per farvi capire anche quale fine avesse fatto il papà di Sad e Jack. Per quanto riguarda quello che vi dissi nel capitolo precedente, contatterò in privato quelle che commentarono :) spero che ci rivedremo presto!

-Ross

I have a dream #Wattsy2018 (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora