50. Mi devo prendere cura di lei

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Zayn's pov
-Forza Zayn, più veloce!-Era da mezz'ora che Megan mi stava pressando. Una gocciolina di sudore mi scese dalla fronte e prima che potesse scivolare su tutto il viso la levai con la manica della camicia, ormai piena zeppa di sudore. Il locale era pieno e la mancanza di personale ci faceva lavorare il doppio. Ero esausto, e pensare che eravamo all'inizio. Le mie braccia erano indolenzite a furia di stare alzate e piegate per servire drink e shottini. Megan ci sapeva fare, era più che evidente. Preparava con maestria tutti i drink e devo dire che sapeva addestrate a noi uomini, persino gli ubriachi. Era bella, era impossibile non ammetterlo, e per questo forse un carattere forte non le poteva mancare. Feci un sorriso al signore che mi era davanti e, dopo avergli passato il suo drink mi girai per prendere le bottiglie finite di vodka. Megan aveva appena finito di servire tre ragazzi che ad occhio a croce potevano avere diciotto anni.
-Sei stanco?-Mi chiese con un filo di ironia.
-Ma certo che no.-Le feci un sorriso forzato, sperando che avesse colto la mia ironia.
-Cameriere!-Una voce squillante mi fece voltare. Era fastidiosamente irritante sentire sempre queste urla causate della musica, ma soprattutto era così strano essere un cameriere.
Un cameriere, certo altrimenti cosa sarei?!
Al bancone c'era una ragazza. Capelli sciolti, bruna, labbra screpolate, viso asciutto, braccia troppo esili e il suo corpo troppo esposto per la sua pelle così pura. Appena scontrai i suoi occhi vidi molta tristezza.
-Si?-Le feci un sorriso di cortesia.
-Dammi due sex on the beach, due vodke alla fragola e poi una cosa molto forte, lascio a te l'onore di scegliere.-Non poteva essere tutto per lei, era così piccola. Non avrebbe retto di certo tanto alcool, così forte, così mescolato, così schifosamente schifoso.
-Sono tutti per te?-Mi permisi di chiederle. Ero stato invadente cosa che non comprendeva con il mio lavoro. Dovevo servire e basta, niente chiacchiere ma soprattutto sempre incassare. Più soldi avevi, meglio era.
Lei poteva essere mia sorella, o quasi. Era forse un istinto fraterno quello che sentivo per lei, e in quel momento non mi interessava se avessi incassato di meno o se fossi stato del tutto licenziato. Cazzo, lei non poteva morire per del futile alcool ingerito troppo in fretta e soprattutto con lo scopo di dimenticare. Perché sì, la maggior parte della gente che viene qui, deve dimenticare, proprio come me.

-Si, qualche problema?-Non molto gentile direi. Mi sporsi in avanti per guardarla meglio. Mi avvicinai ancora di più, e la sentii deglutire. Povera ragazzina.
-Si,sei troppo piccola per tutto questo alcool. Non voglio essere responsabile della tua morte, piccoletta.-
-Non lo sarai. Servimi quello che ti ho ordinato, cameriere.-Sottolineò la parola cameriere che mi provocò fastidio. Voleva morire? Che morisse, allora.
-Certo signorina, un attimo e arrivano le tue ordinazioni.-
Mi girai e cominciai a preparare i drink.
Stupida ragazzina viziata.
-Ecco. Affogati pure, signorina.-
La guardai male e prima di girarmi per servire altri clienti, vacillai. Il mio cuore cominciò a battere irregolarmente tanto da farmi tremare. Divenni di colpo freddo. Dimenticai il sudore, dimenticai la stanchezza, dimenticai tutto ciò che c'era intorno a me. Sembravo in una stanza da solo, con Demi. Mi sorrideva. Si avvicinò e,dopo avermi lasciato un dolce bacio si allontanò. Mi mancava terribilmente tanto. Non mi ci ero soffermato prima d'ora sulla gravità della situazione. Io e lei. Io, lei e un bambino. O lei e il bambino e io solo. Forse questo avevo scelto. Forse tutto ciò che mi riguardasse l'avrei voluto dimenticare, cancellarlo per sempre dalla mia vita. Non avrei mai voluto incontrare Demi, la sorellastra di Harry. Harry portava sempre problemi. Harry mi aveva ucciso una volta e continua a perseguitarmi.

-Che cosa hai detto?!-Chiesi sul punto della disperazione. Non avevo sentito bene, certamente. Non poteva essere vero. Che qualcuno mi volesse del male, non ce n'erano dubbi, ma questo no. Dannazione.
-Sono incinta. Capisci?-La bloccai. La presi per un polso e la strattonai. Sembravo un pazzo e capii subito dal suo sguardo che cominciava ad avere paura. Questo no, per favore.
-Lasciami. Che fai?-
-Scusami.-Abbassai il capo. Cercai di riordinare i pensieri e alzai nuovamente lo sguardo verso di lei.

I have a dream #Wattsy2018 (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora