|Capitolo 29|

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Quando la macchina si ferma davanti ad un vecchio cancello, il mio cervello sta ancora pensando a tutti gli eventi successi solo pochi istanti prima.

Lui è di nuovo qui in carne ed ossa.

Posso ancora sentire il suo odore dolce e familiare su di me, il suo corpo premuto sul mio, la sua voc...

<Margot? Margot siamo arrivati>
La voce di Emanuel mi riporta alla realtà, più confusa di prima.

<Sei sicura di stare bene? Hai parlato pochissimo durante il tragitto>
Dice scendendo dalla macchina e venendo dal mio lato.

Non appena apro la portiera un venticello mi scompiglia i capelli, facendoli svolazzare liberi.

<Tutto ok>
Neanche io sono convinta delle mie stesse parole.
Stanno succedendo troppe cose oggi e io non sono sicura di riuscire a reggerle tutte.
Sono troppo scossa.

<Se non te la senti torniamo un'altra volta>
Mi sussurra venendomi più vicino e afferrandomi delicato la mano.

Sento la forza tornare piano in me.
È come se avessi appena ricevuto una bella dose di adrenalina.

<Posso farcela>
Dico iniziando a muovermi verso l'entrata portandomi dietro il mio amico.

Non appena la mia mano tocca il freddo metallo del cancello mi paralizzo.
Sento l'aria smettere di entrare nei miei polmoni e l'ansia crescere.

<Non sei sola, non più>
Emanuel è come sempre al mio fianco. Mi stringe forte la mano per rassicurarmi.
Lo guardo negli occhi limpidi come l'acqua, mi sta dicendo la verità.

Faccio un respiro profondo prima di spingere con forza il cancello ed entrare in quel luogo così triste e buio.

Inizio a camminare senza incertezze tra tutte quelle lastre di pietra.
Ormai so alla perfezione dove andare, potrei arrivarci anche ad occhi chiusi e questa cosa mi fa molto male.

<Teneva molto a te Margot>
Dice Emanuel senza staccare gli occhi dalla foto che gli ho dato arrivati a destinazione.

L'immagine colorata di una bambina sorridente come non mai in braccio al proprio papà è in netto contrasto con tutto l'area che ci circonda.

Lo vedo irrigidirsi mentre scorre lo sguardo dalla fotografia alla lapide davanti a noi.

La sua mano è ancora nella mia e non ha intenzione di lasciarla andare.

<Lo so>
Cerco in tutti i modi di reprimere le lacrime che bruciano sempre di più.

<E sono sicuro che ovunque sia ora continua a provare per te quel forte sentimento che vi lega da sempre>
Dice attirandomi a sè e stringendomi forte.

Le lacrime macchiano in fretta la sua maglietta e le sue mani accarezzano piano i miei capelli.
Il mio respiro inizia a calmarsi e a tornare come prima.
La paura e la sensazione di affogamento che sentivo iniziano a scomparire.

È la prima volta che porto qualcuno con me sulla tomba di mio padre.
In genere è una cosa che faccio da sola, mi serve a sentirmi più vicina a lui.

Eppure oggi ho fatto un'eccezione.

Ho sempre pensato che non avessi bisogno di nessuno per essere forte, che potevo sopportare tutto e invece non è affatto così.

Avere Emanuel qui con me sta rendendo questo momento così straziante molto più facile.

<Grazie>
Dico con un filo di voce guardandolo negli occhi.
<Grazie per non avermi abbandonato anche tu>

I Don't Even Know Your Name ||Shawn MendesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora