|Capitolo 2|

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Ogni giorno che passa della settimana mi ritrovo a sperare di incontrarlo di nuovo.

Quando entro al bar i miei occhi finiscono sempre su quel tavolo vicino al cancello, su quella sedia sul quale mi sembra ancora di vederlo.

Il ricordo è ancora molto vivido.
Ogni suo lineamento è stampato nella mia testa.

Al suo posto però ci sono sempre adulti di mezza età che sorseggiano i loro drink senza prestare minimamente attenzione a chi gli sta intorno.

Shawn era stato l'unico ad accorgersi di me quel giorno.

Non riesco a non pensare.

Arrivata al bar il suo tavolo è ancora una volta vuoto senza di lui.

La delusione si impossessa di me e improvvisamente mi rendo conto di quando mi stia comportando da stupida.

Come posso ossessionarmi in questo modo di un ragazzo di cui so a malapena il nome e che ho visto una sola volta.

Non ricordi più cosa è successo l'ultima volta?

La vocina nella mia testa mi rinfresca chiaramente la memoria e una tristezza immensa si impossessa di me.

Maximiliam.

Quel nome mi riporta indietro nel tempo e gli occhi mi si riempiono di lacrime.

Dopo quello che è successo con Max mi sono ripromessa di non aprirmi mai più con nessuno in quel modo e finora ci sono riuscita alla perfezione.

Ho chiuso i miei sentimenti dentro una scatolina e li ho gettati lontano.
Non ho più sofferto in quel modo.

Ho avuto delle storie certamente, ma nulla di serio e impegnativo, quasi delle scappatelle.
Mi sentivo per qualche tempo con dei ragazzi incontrati alle feste o in discoteca, ma finiva subito lì.

Eppure una piccolissima parte di me ha sempre desiderato segretamente di trovare qualcuno che riesca di nuovo ad aprire quella scatola ormai piena di polvere che è il mio cuore.

Scaccio via quei pensieri e cerco in tutti i modi di ricompormi.
Sono ancora nel luogo di lavoro per la miseria!

Non posso farmi vedere conciata così da Tom o da qualche cliente.
Sarebbe la fine.

Continuo il mio lavoro come se niente fosse, mentre il realtà dentro di me i ricordi non smettono di tormentarmi.

•••

Non appena torno a casa mi stendo sul letto stanca e rimango ad osservare il soffitto.

So che dovrei studiare visto che la sera è uno dei pochi momenti in cui ne ho la possibilità e soprattutto visto che domani non potrò farlo a causa del lavoro, ma adesso non riesco proprio a concentrarmi.

Chiudo gli occhi per un attimo e vengo colta da un colpo di sonno.
Mi addormento ancora vestita.

Riapro gli occhi solo la mattina dopo, quando la sveglia mi costringe ad alzarmi.

Mi vesto in fretta con dei jeans molto aderenti neri, un maglioncino bianco con diversi ricami sopra e degli stivali con qualche centimetro di tacco.

Lascio ricadere morbidi i miei capelli biondo cenere sulle spalle e mi passo un filo di eyeliner sui miei occhi marroni verdastri.

Esco di casa in fretta e mi avvio verso la fermata dell'autobus.

Ho diciassette anni ed ho già la patente, ma mia madre preferisce che io ancora non guidi, specialmente di inverno, con le strade ghiacciate.

I Don't Even Know Your Name ||Shawn MendesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora