|Capitolo 15|

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La sveglia mi riscuote dai miei incubi.

Sono le 6.
Devo andare a prendere i nonni alla stazione.

Mi alzo, vado verso il bagno e mi sciacquo la faccia.

Non riesco a smettere di pensare a ciò che ho sognato.

Il volto crudele di Shawn è ancora ben impresso.

Ride di me.
Mi dice di essere una povera illusa per aver creduto che lui tenesse veramente a me.
Io sono immobile a terra con le lacrime che rigano le mie guance.
Presto arrivano anche tutti gli altri miei amici che iniziano si stringono sempre di più intorno a me.
Ma quando Max si unisce a loro credo di svenire.
Si avvicina a Shawn e gli mette un braccio intorno alle spalle.

<Ben fatto amico>

Gli dice prima di sparire con tutti gli altri.

Provo a scacciare quelle immagini e quei suoni ma è tutto inutile.
Dopo quello che è successo ieri sono più fragile che mai.

Dopo essermi staccata dall'abbraccio e aver incrociato il suo sguardo non ce l'ho più fatta a reggere la situazione, così mi sono fiondata dentro al bar nella speranza di calmarmi e dimenticare.

Ma non l'ho fatto.

Shawn partirà.
Sarà separato da me da molte miglia.

Non so neanche quando lo rivedrò.
Nè se lo rivedrò.

Lo spazzolino quasi mi cade dalle mani per quanto sono nervosa.

Mi vesto di fretta e corro fuori dalla porta di casa.
Prendo un taxi e mi dirigo in fretta verso l'aeroporto.

Arrivo che sono ancora le 7:52.
Sono in anticipo.
I nonni arriveranno solo tra un'ora.

Decido di andare ad aspettarli al bar.
Mi siedo ad un tavolo libero e ordino un cappuccino e una brioche calda.

Afferro al volo un giornale e inizio a sfogliarlo.

Non passano neanche dieci minuti che vengo interrotta dolcemente.

<E poi sarei io lo stalker>
La sua voce arriva nelle mie orecchie incredule.

Mi giro senza parole.

<Tu...cosa?>
Dico ancora stordita.

Lui sorride raggiante e io non posso fare a meno di fare lo stesso.

Pensavo di non rivedere più quelle magnifiche labbra.
Già sentivo la loro mancanza.

<Posso?>
Mi indica la sedia accanto alla mia.

Gli annuisco e lui prende posto vicino a me.
Ordina un cappuccino e un muffin e poi torna a concentrarsi sulla sottoscritta.

<Allora, a cosa devo il piacere?>
Dice senza smettere di fissarmi le labbra.

<Devo prendere i miei nonni, arriveranno a momenti>
Dico sorseggiando la mia bevanda calda.

<Oh>
Sembra deluso.

<Di dove sono?>
Chiede curioso mentre la cameriera gli posa davanti la colazione senza smettere di fissarlo.

Lui gli sorride cortese.
È sempre così educato con tutti.
Io invece la squadro da capo a piedi, colta da una rabbia improvvisa nei suoi confronti.

<Vengono da Roma, staranno qui una settimana perché non possono venire per Natale>
Dico mentre lo osservo addentare il muffin.

<Adoro quella città, ho sempre voluto andarci. Tu vai lì spesso?>
Arrossisce quando si accorge che lo sto fissando sorridendo come una scema.

I Don't Even Know Your Name ||Shawn MendesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora