|Capitolo 1|

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Il suono della sveglia mi catapulta nella realtà ricordandomi quanto io sia già in ritardo.

Cazzo.

Mi alzo in fretta dal letto.
Rabbrividisco leggermente non appena i miei piedi nudi toccano il pavimento ghiacciato.

L'inverno è arrivato più freddo che mai quest'anno.

Mi copro con una coperta e corro in bagno a prepararmi.
Nonostante l'orario mi concedo una doccia bollente per riscaldarmi un po'.

Mi vesto in fretta e sistemo i miei lunghi capelli ricci in uno chignon alto.

Scendo in cucina.
Il mio stomaco brontola ma ormai non ho più tempo materiale per fermarmi a fare colazione.

È tardissimo e devo ancora infornare i muffin che avevo preparato ieri sera.

Non appena anche l'ultima infornata è pronta, li metto in una scatola e corro fuori non prima di aver preso una giacca.

Mia madre è uscita per andare a lavorare già da un pezzo così non può darmi uno strappo lei con la macchina.

Le strade brulicano di persone che, come me, corrono al lavoro nonostante sia una domenica mattina.

Guardo l'orologio.
7:58
Tra due minuti dovrei essere già lì con la divisa indosso...

Spero solo che Tom non si incazzi come suo solito.

I pochi mezzi che passano sono gremiti di gente visto l'orario, così sono obbligata a farmela tutta a piedi.

Arrivo davanti al bar dove lavoro da ormai un anno che sono già le 8:35.

Ad accogliermi trovo subito lo sguardo infuriato del mio datore di lavoro.
Prego con tutta me stessa che mi lasci in pace, almeno per oggi.

Naturalmente le mie preghiere non vengono ascoltate e pochi istanti dopo la ramanzina arriva.

<Quando ti dico un orario è perché voglio che lo rispetti>

Il suo tono è tagliente e viscido.

<Non stiamo ai tuoi comodi, ragazzina, un altro ritardo e sei fuori>  intima.

Gli passo davanti e mi dirigo verso lo stanzino infastidita per il nomignolo che mi ha affibbiato il primo giorno di lavoro.

Sono girata ma riesco a sentire i suoi occhi che mi percorrono tutto il corpo soffermandosi sul sedere.

Passo la mattinata a fare avanti e indietro per i tavoli con vassoi stracolmi di bicchieri e cornetti di ogni tipo.

Quando finalmente arriva Grace tiro un sospiro di sollievo.

Grace è l'altra ragazza che si occupa dei tavoli come me.
L'unico giorno in cui lavoriamo insieme però è la domenica, questo perché lei durante la settimana lavora la mattina, mentre io sono a scuola, ed io invece, non appena esco corro qui a darle il cambio.

È davvero una ragazza straordinaria e se non fosse per lei non so come farei a lavorare ancora in questo posto.

Negli ultimi tempi abbiamo stretto un legame molto forte.

Lei è più grande di me di qualche anno.
Ha passato una vita davvero dura.
I suoi l'hanno cacciata di casa a quindici anni perché faceva uso di droghe, dipendenza da cui è riuscita ad uscire qualche anno fa.
Da quel momento è andata avanti grazie al suo duro lavoro e alla sua tenacia.

Credo di non aver mai incontrato una persona più forte e coraggiosa di lei.

<Grace> le corro incontro stampandole un enorme bacio sulla guancia.

I Don't Even Know Your Name ||Shawn MendesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora