|Capitolo 14|

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<Domani arrivano i nonni>
Mi ricorda la voce di mia mamma mentre sto uscendo di casa per andare al lavoro.

Si riferisce ai genitori di mio papà.
Ogni volta che vengono da noi o noi da loro la tristezza mi colpisce e i ricordi arrivano troppo veloci e dolorosi.

<Ti faccio saltare scuola così la mattina puoi andare a prenderli tu all'aeroporto>

Sono italiani.
Anche mio padre lo era.
I miei infatti si sono conosciuti a Venezia dove entrambi erano in vacanza.
Si sono innamorati subito e lui ha deciso di seguirla in Canada.
È stato pronto a lasciare tutto per lei, e non se ne è mai pentito.
Si amavano così tanto.

I nonni si faranno circa nove ore di aereo nonostante la loro età per venirmi a trovare e a darci in anticipo i nostri regali di natale, visto che per quel giorno non potranno esserci.
Staranno con noi per una settimana.

Ho un legame molto stretto con loro.
Sono sempre stati presenti sebbene abitassero così lontani.
Tengono molto a me.
Dicono sempre che gli ricordo molto mio padre.

È stata davvero dura per loro in questi ultimi anni.
Hanno perso un figlio due volte.
La prima quando mio papà ha deciso di lasciare l'Italia, hanno litigato molto e non si sono parlati per anni, la seconda quando lui se n'è andato per sempre, lasciandoci tutti quanti.

Il pensiero ancora mi uccide.

<Il pomeriggio ci penso io a loro così tu puoi andare al lavoro ok tesoro?>
Il suo viso sorridente spunta dalla porta della cucina.
Anche lei sta cercando di nascondere la tristezza che sta provando in questo momento.

Le faccio un cenno con la testa per poi infilarmi il cappello.

<Ci vediamo stasera>
Le lancio un bacio al volo ed esco di casa.

Il freddo pungente mi colpisce in pieno viso.
A giorni sono sicura che nevicherà.

Mi stringo nel mio giacchetto e affondo il viso nella sciarpa pesante.

È dicembre e ormai l'aria natalizia si sta iniziando a sentire.
Manca meno di un mese e le persone già corrono da tutte le parti per comprare i regali.

Da quando mio papà non c'è più odio questa festa.
Io e la mamma la passiamo sempre da sole con il nonno, il papà di mamma.

Lisabeth, mia nonna, è morta qualche anno fa, quando avevo dieci anni.
È stato terribile.
Era stata così importante nella mia vita.

Mentre attraverso la città con l'autobus, osservo le persone intente ad attaccare luci e festoni davanti alle loro vetrine colorate.

Sono tutti sorridenti nonostante il freddo.

Una bambina cammina mano nella mano con i genitori e si ferma davanti ad ogni vetrina che trova, incantata nel vedere tutte quelle cosine luminose.

Il papà la riprende dolcemente perché non la smette di toccare tutto quello che incontra.

Mi ricorda molto me.
Anche io ero una ragazzina curiosa.
Amavo scoprire cose nuove, combinare pasticci ed osservare le persone.
Mi divertiva studiarle.
Capire le loro espressioni e ciò che provavano in quel momento.

Ogni tanto ci gioco ancora ad indovinare le loro emozioni e i loro pensieri.
È molto terapeutico.
Ti distacca dalla tua realtà.
Ti fa pensare ad altro e in più impari a conoscere chi ti sta intorno.

Arrivo al bar e Tom è lì ad aspettarmi.

<Oggi mi servi fino a tardi>
Mi accoglie senza darmi neanche il buongiorno o almeno un semplice saluto.
<Questo mese è il più duro di tutti, ma quello che porta più profitti>
Mi strizza l'occhiolino.

I Don't Even Know Your Name ||Shawn MendesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora