Epilogo.

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Sbuffo, buttandomi sul letto, esausto.
Affondo la testa nel cuscino, sbadigliando e stiracchiandomi. Non appena allungo il braccio, sento i muscoli tirare da tutte le parti ed il dolore della giornata torna a farsi sentire. Grugnisco, sentendo male ai fianchi.
"Amore, partita dura?" Domanda quella bellissima donna che è mia moglie. La sua mano accarezza dolcemente la mia schiena, oltre il tessuto della mia maglia. Annuisco, in risposta.
Volto la testa verso di lei, per guardarle il viso.
I capelli castani sono perfettamente piastrati e mi osserva, con un dolce sorriso.
Anche lei è da poco rientrata a casa e si era già tolta il trucco; ma invece di indossare il suo pigiama, indossava la maglia della mia divisa da football.
Mi giro sul fianco sinistro ed allungo il braccio verso di lei, facendole segno di avvicinarsi. Lei si stende di schiena sul letto, rivolgendo il capo verso il mio.
"Com'è andata oggi?" Le chiedo, dandole dei dolci buffetti sulla guancia, con la punta del naso.
"Bene dai, anche se è stata un po' pesante." Risponde lei. Avvicina le sue labbra alle mie, unendole in un bacio.
Sorrido, appena le sue morbide labbra entrano in contatto con le mie.
Mordicchio il suo labbro inferiore, attirandola contro di me. Lei spinge con più forza il corpo contro il mio, ma la fermo prima che possa fare altro.
"Laura, devi stare attenta, lo sai!" Esclamo, appoggiando la mano destra sopra il suo ventre, accarezzandolo con delicatezza.
Lei appoggia il palmo della mano contro il lato del mio collo, per poi baciarmi la mandibola, afferrando la mia pelle fra i denti.
"Cretino, sono incinta di due mesi, non di otto."
"Devi stare attenta ugualmente."
Continuiamo a coccolarci a vicenda, stesi sul letto, ridendo ogni tanto ad un commento dell'altro.

Dopo quella partita che avevo abbandonato, per cercare Laura, le cose erano andate piuttosto bene.
Lei aveva finalmente accettato di uscire ufficialmente con me. Così, nel Marzo del 2014 ci eravamo fidanzati.
Il coach non mi sospese, poiché gli spiegammo la situazione.
Avevamo fatto tutti pace con Blake, anche se Chase inizialmente era riluttante ad accettare le sue scuse.
Raynold ed i suoi amici erano stati arrestati. Lennea e Marcus erano stati accusati di aver aiutato Rick a cercare di far del male a Laura. La loro accusa fu comunque meno grave e dovettero svolgere dei lavori socialmente utili, per scontare la pena.

Ed ora, ad otto anni di distanza dall'ultimo anno di liceo, Laura ed io eravamo ancora insieme e non potevo esserne più felice.
Raccontai a Laura della mia ansia, che spesso e volentieri prendeva il sopravvento, impedendomi di respirare. Lei mi consiglio di dirlo a mia madre e così feci. Presi appuntamento da un terapista, per farmi aiutare ad alleviare l'ansia e le preoccupazioni.
Mi capita ancora oggi, a volte, di analizzare le cose più del dovuto; ma le cose non sono poi andate così male: finite le superiori, Laura ed io fummo costretti a dividerci, per andare in due college diversi.
Lei scelse Harvard e feci di tutto per supportarla. Era molto lontana da casa, ma sapevo che ce l'avrebbe fatta ad entrare ed ero così orgoglioso della mia allora fidanzata.
Io mi iscrissi in un college abbastanza prestigioso, che mi potesse aiutare a farmi una carriera nel football. Giocai per i Colorado Buffaloes, squadra del college che frequentavo.
Nonostante per quattro anni di college, Laura ed io ci vedemmo poco, non ci lasciammo mai.
Mi fidavo pienamente di lei e lei si fidava pienamente di me.
Nei giorni del ringraziamento, le vacanze di Natale, di Pasqua ed estive tornavamo qua a casa, per stare insieme e con le nostre famiglie.
Lei si laureò ad Harvard, con il massimo dei voti.
Io passai con una media piuttosto alta. Poche settimane dopo mi venne chiesto di entrare a far parte di una squadra di football, i Denver Broncos.
Laura iniziò a lavorare nel settore editoriale, nel quale scriveva gli articoli che le venivano assegnati.

E poi, a ventiquattro anni le chiesi di sposarmi. Ero sicuro al cento per cento su chi avrei voluto al mio fianco per tutta la vita. Era lei.
Ero finalmente riuscito a comprendere cosa intendesse Chase, quando mi disse che non avrebbe visto nessun'altra al suo fianco, che non fosse Grace.
Laura ed io eravamo anche andati a vivere insieme, in una casa che ci eravamo comprati con i soldi guadagnati nei mesi.
Infine, la sera del mio ventiseiesimo compleanno, lei mi rivelò di essere incinta. Come? Mi aveva incartato due calzettini bianchi, fatti con il ferro da maglia, da neonato.
Lì per lì rimasi confuso e, sinceramente, anche tutta la mia famiglia. Gli unici a capire il nesso furono Calum ed Ellington. Chi lo avrebbe mai detto, eh?
Per la gioia scoppiai a piangere ed abbracciai Laura. Ero così contento di poter avere una famiglia con lei, perché lei era l'unica che i miei occhi vedessero.

Don't Forget Me Now || A Raura Fanfic.Where stories live. Discover now