43. La fine.

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Era un giovedì mattina normalissimo. Scarlet andò all’università verso le nove e Liam andò a lavoro. Io mi misi a sistemare la casa, dopo tutti questi anni imparai a fare le pulizie.
Sentii il campanello suonare e pensai subito al postino così andai ad aprire. Erano quasi le undici, a breve avrei dovuto fare il pranzo. Colui che mi trovai fuori dalla porta però non era un postino, bensì un uomo con un caschetto arancione in testa, sporco sui vestiti e l’espressione preoccupata.
“Salve”
Dissi. Non lo conoscevo, che cosa voleva?
“Salve.. Ahm, lei è il compagno del signor Payne?”
“Sì” corrugai la fronte appena si tolse il caschetto “Perché? È successo qualcosa?”
“Oh dio mio, come ve lo spiego?” iniziò ad accarezzarsi i capelli nervosamente e iniziai a spaventarmi “Il signor Payne.. Insomma.. Si stava dirigendo verso il suo ufficio, credo. Sono un suo operaio, lavoro per la sua ditta edile. Ecco lui, credo stesse andando in ufficio quando non ha visto il cartello che segnalava i lavori in corso così ha fatto un incidente”
Spalancai gli occhi e di scatto corsi a prendere il cellulare, le chiavi e i documenti.
“Dov’è adesso?!”
Che domanda stupida.
“In ospedale, lo hanno portato in ambulanza due ore fa circa. Mi creda, ho fatto il prima possibile per arrivare qui e dirglielo di persona perché al telefono credevo fosse-“
Non lo lasciai finire che già mi trovai fuori casa.
Cazzo. Cazzo. Liam.
Presi la macchina e guidai con le mani tremanti, imprecando contro i semafori che puntualmente erano sempre rossi. Arrivai all’ospedale e cercai di ragionare razionalmente.
Quando riuscii a calmarmi -per modo di dire- camminai a passo svelto verso il pronto soccorso.  Doveva essere ancora lì, per forza.
Tremavo come una foglia.
Appena entrai in quell’edificio che puzzava di minestra andata a male, iniziai a cercare qualche infermiere o qualcuno che mi dicesse dove fosse Liam. Quando trovai un uomo che mi disse di aver visto un signore della mia età su una barella venir portato di corsa, mi diressi verso la fine del corridoio dai muri bianchi e azzurri. Osservai le stanze chiuse e quando arrivai all’ultima stanza a destra rimasi in piedi ad aspettare. Delle infermiere mi invitarono ad aspettare nella sala d’attesa come tutti gli altri ma io mi rifiutai e rimasi in piedi.
Non riuscivo a stare fermo, camminavo avanti e indietro davanti alla porta sperando che stesse bene e che non fosse nulla di troppo grave, qualcosa che si potesse curare insomma.
Passarono minuti, ore interminabili in cui io pensai al peggio. Se fosse morto?
No, non si muore in un incidente così. Da quel poco che mi aveva raccontato l’operaio non sembrava essere stato una cosa troppo pericolosa, ma la sua faccia tradiva quello che tentava di dire. Voleva solo calmarmi e non farmi andare in panico.
Arrivarono le due del pomeriggio e quella porta ancora non si apri.
Mi chiamò Scarlet così mi allontanai per rispondere. Per educazione non si doveva tenere il cellulare acceso in ospedale, ma non potevo spegnerlo.
Lessi cinque o sei volte il nome della ragazza pensando a cosa potevo dirle. Non potevo mentire, era grande, era una donna, non potevo dirle una bugia o sarebbe stato peggio se poi Liam fosse stato in condizioni gravi.
“Papà?”
Sentii la sua voce così bella. Mi vennero gli occhi lucidi ma dovetti trattenermi.  Mi stava venendo da piangere dalla paura, dall’ansia, da tutto.
“Tesoro, dimmi”
Dissi cercando di nascondere la voce che sfortunatamente mi uscì rotta sulle ultime lettere.
“Papà, dove sei? Sono appena tornata a casa”
Ecco. Che cosa le avrei dovuto dire? Che non sapevo nulla di suo padre che aveva fatto un incidente e che ora era chiuso in una stanza con dei medici che stavano facendo chissà che cosa?
“Scarlet.. Io..” la voce rotta mi tradì e deglutii cercando inutilmente di trattenermi “Liam.. Liam ha fatto un incidente. Ora sono in ospedale e-“
“Cosa?! Oh mio dio! Arrivo subito!”
Non mi lasciò rispondere e chiuse la chiamata.
Nel momento in cui mi girai verso il corridoio vidi un uomo uscire dalla stanza in cui doveva esserci Liam. Affrettai il passo e mi avvicinai a lui.
“Aspetti!” lo fermai quando stava per girare l’angolo e imboccare un secondo corridoio “Lei.. Lei ha visitato Liam Payne? C-cioe in quella stanza c’è lui?”
Chiesi mentre trattenni le lacrime dentro agli occhi.
“Lei è un parente?”
La sua espressione seria e fredda non traspariva nessuna emozione, probabilmente era abituato ad avere una faccia insensibile per non dare preoccupazioni alle persone.
“Io sono il suo compagno”
Dissi tutto d’un fiato, senza sapere se era pro o contro i gay, in quel momento non me ne importava molto.  Lui mi guardò storto ma poi guardò la cartellina che teneva in mano. Non l’avevo notata perché mi sembrava più importante cercare di capire la risposta dai suoi occhi. Lesse un foglio come se gliene importasse poco.
“La stavamo aspettando. Il Signor Payne è deceduto in ambulanza. Con l’incidente ha battuto la testa in malo modo e già prima dell’arrivo dell’ambulanza ha avuto un infarto che l’ha stroncato”
Rimasi immobile a fissarlo e non mi accorsi delle lacrime che iniziarono a scendere lungo le mie guance. Le mie gambe mi cedettero e per istinto mi appoggiai al muro accanto a me. Rimasi così paralizzato che il dottore mi si avvicinò per accarezzarmi una spalla. 
“So che è dura ora come ora, ma ho bisogno che qualcuno testimoni la morte del signore”
“C-che  cosa?”
Chiesi totalmente paralizzato.
Il tremore del mio corpo era evidente e visibile all’uomo di fronte a me. Lo vidi aprire la porta della stanza e farmi segno di entrare. Non ci pensai due volte a farlo, ma fu la scelta più sbagliata che potessi mai fare. Quando entrai mi sentii mancare di nuovo.
Il suo corpo, Liam, era a lì. Era disteso su quel letto dalle lenzuola bianche con la testa che affondava nel cuscino voluminoso. Le macchine attorno a lui erano spente, dalla prima all’ultima.  Coperto fino al petto, con delle fasce sulla testa che coprivano i capelli lasciando solo dei ciuffi ribelli fuori da esse.
Il dottore rimase sulla soglia ad aspettare mentre io, a passo lento, mi avvicinai al mio compagno. Gli occhi chiusi, la bocca serrata, la pelle diventata pallida, il petto fermo segno che non respirava. Quando mi trovai a fianco del suo letto gli presi la mano fuori dalle coperte e la sentii cosi fredda che mi vennero i brividi nonostante facesse caldo nell’edificio. 
Gli accarezzai il dorso della mano, le nocche e successivamente le dita senza distogliere lo sguardo dal suo viso. Iniziarono a scendere le lacrime, le mie labbra si piegarono e iniziarono a tremare ma cercai di trattenere i singhiozzi. 
Spostai la mano sul suo petto coperto mentre gli mantenni le dita con la mano libera. Scivolai fino al cuore con le dita.
In  quell’istante pregai per la prima volta quel qualcuno che si credeva fosse in cielo. Non sono mai stato credente, non ho mai praticato la religione, ma in quei pochi secondi pregai che mi ritornasse Liam dal Paradiso. Lo pregai tra le lacrime ma non successe nulla.
Il suo cuore non batteva, il suo corpo era freddo, il suo respiro era cessato.
Una volta arrivato al cuore con la mano, strinsi il lenzuolo che lo copriva scoppiando in un pianto trattenuto. Strizzai gli occhi e lasciai che le lacrime cadessero sul corpo di Liam.
Poco dopo, dovetti testimoniare che Liam era morto. Dovetti firmare dei documenti che nemmeno lessi, in quel momento ero in stato di shock e nulla avrebbe potuto farmi stare bene.

Avrei voluto urlare una volta uscito dall’ospedale con Scarlet. Lei, rimase calma, o così si fa per dire. Cercò di esserlo ma la realtà era che mentre abbracciava me stava trattenendo le lacrime per se stessa.
Una volta a casa, la prima cosa che pensai fu il suicidio.
Perché continuare a vivere dopo tutto questo? Perché continuare ad andare avanti se non si ha più la persona che si ama?
Scarlet, con tutte le lacrime sul viso, mi fermò dal tagliarmi la gola o drogarmi fino a morire.

Non sopportai l’idea di vivere senza Liam per circa tre anni. In questo grande periodo di tempo dovetti girare tra psicoterapeuti, psicologi e psichiatri.
Piansi ogni giorno da quel mattino, piansi così tanto che ora credo di non avere più lacrime negli occhi.  Perdere la persona che ami è una cosa così dolorosa che può distruggerti interamente. Anima e corpo si spezzano in due, si sgretolano ogni giorno di più perché colui che ami non è più accanto a te. È in un posto migliore dicono, in Paradiso dicono. Non sono mai stato credente quindi per me Liam è solo sotto terra in una bara di legno.
"Ci vediamo dopo tesoro, ti amo"
Furono queste le ultime parole che sentii pronunciare da Liam.
"Ti amo"
Avrei voluto dirglielo un ultima volta. Avrei voluto tenergli la mano durante i suoi ultimi attimi di vita e di certo non mi sarei mai aspettato che sarebbe morto prima lui di me. Ho sempre voluto immaginare una morte insieme, nel letto di due anziani malati ormai alla fine dei loro giorni.
Ma così non successe e nel letto c’è solo un anziano che ancora piange per la persona che ama ancora nonostante non ci sia più su questo mondo.
Piango ancora per lui, per tutto l’amore che avrei voluto dargli dopo quel giorno. Tutte le cose che avremmo dovuto ancora fare insieme, come ad esempio assistere al matrimonio di nostra figlia.
Avrei voluto vivere fino ai cento anni con lui, con la forza dell’amore che ci tenesse ancora in vita. Ma evidentemente, pensai dopo tre anni di terapie e farmaci, se quel qualcuno lassù si era preso Liam così presto non doveva essere tanto buono.
Se esiste davvero, mi ha tolto tutto. Mi ha tolto la cosa che mi teneva in piedi e io, da solo, ho dovuto arrangiarmi a cercare di riprendere in mano la mia vita.
“Papà non lo vorrebbe.. Lui vorrebbe che tu sorridessi di nuovo come hai sempre fatto con lui accanto e soprattutto vorrebbe che continuassi a vivere per fare le cose che lui non è riuscito a fare”
Scarlet mi disse queste parole all’ennesimo tentativo di suicidio. Tra le lacrime le dissi che l’avrei fatto per lui come anche lei avrebbe dedicato tutte le sue gioie a Liam.
E io cercai di fare lo stesso anche se dopo una certa età non accadono più cose belle. Accadono finché non succede quel qualcosa che ti distrugge. Poi, diventa tutto buio, tutto nero, tutto va male. E l’unica cosa che speri succeda sia la morte.
E alla fine è così, speri fino alla fine che arrivi e che ti tolga quel dolore che hai dentro magari regalandoti la gioia di incontrare colui che ami nell’aldilà.

"Ci vediamo dopo tesoro, ti amo"
"Ti amo anche io, più della mia vita, a dopo!"

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Autrice

Ok, ora sono pronta ad essere fucilata male.
Dovevano essere tre i capitoli ma ho accorciato perché uno di questi non era abbastanza corposo (?) quindi l'ho unito a quello precedente.
Sono cattiva, lo so 😈
Però in ogni caso, spero che la storia vi sia piaciuta e se avete voglia -oltre alle pietre che mi lancerete dritte in testa- ditemi che cosa ne pensate ora che è completata ❤

Alla prossima xx ~~

Golden || Ziam Mayne Where stories live. Discover now