42. Una nuova vita.

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Qualche giorno dopo, a cena, il padre di Liam tirò fuori un argomento di cui avremmo dovuto parlare.
"Quindi? Avete intenzione di andare a Los Angeles?"
Chiese a suo figlio che senza esitare fece un cenno con la testa in segno di approvazione.
"Aspetta, cosa?"
Corrugai la fronte. Liam diede il cucchiaino con il cibo a Scarlet, poi mi guardò.
"Non te ne ho parlato, ma avrei voluto farlo appena avremmo comprato i biglietti. Mio padre lavora un po' ovunque, lo sai. C'è stato un periodo in cui lavorava nei dintorni di Los Angeles così si è comprato una casa che ora è deserta. Non ci abita nessuno, quindi mi ha offerto di andare a viverci con te e Scarlet"
Rimasi a bocca aperta.
"Aspetta, cosa?! No! Io non voglio passare per quello che sfrutta la gente per stare bene. Non mi va di usare una casa non mia e viverci come se lo fosse"
"Oh Zayn! Non preoccuparti di questo, ormai sei di famiglia e quello che è nostro è anche tuo"
Geoff mi sorrise ma io scossi la testa.
"Non esiste! Ho accettato di passare l'estate con voi, a casa vostra, ma non posso.. Non-"
"Zayn.. Lo capisci che ormai sei il padre di Scarlet? Anche se non è scritto su un documento, lo sei! E hai diritto a dare il meglio a tua figlia"
"Appunto! Lo devo dare io il meglio, non voi! Avete fatto anche troppo per me, ora anche una casa?"
Rimasero in silenzio. Vidi il padre un po' deluso mentre Liam si era fatto serio.
"Zayn non ti devi sentire in debito. Mio padre ce la regala quella casa!"
Scossi la testa. Non potevo accettare una casa da Geoff, poteva essere ricco quanto voleva, ma si trattava dell'America. Un altro paese, un altro mondo, un'altra vita. Era presto, era troppo presto.

I primi giorni, o meglio, le prime settimane, furono molto difficili per me con Scarlet. Liam mi insegnò a cambiarle il pannolino ma in ogni caso mi rifiutai di farlo ogni volta che me lo chiedevano. Sono sempre stato debole di stomaco e fare quelle cose mi dava la nausea, quindi le faceva sempre Liam.
La bambina all'inizio sembrava relazionarsi facilmente con me: giocavamo in giardino con la palla, facevamo i bagni nella mini piscina nel giardino sul retro, disegnavamo ogni volta che lei mi vedeva prendere in mano una matita. Le piacevano i miei disegni, così tanto che Liam ne appese qualcuno nella stanzetta della piccola.
Mi sentivo decisamente più responsabile. Avevo sulle spalle la vita di una bambina oltre che alla mia e di certo questo pensiero mi fece crescere così in fretta che nemmeno me ne accorsi quasi.  Diventai un uomo nel giro di poche settimane.

A settembre ci trasferimmo a Los Angeles. Prenotammo l'aereo e, durante il viaggio in auto verso l'aeroporto,  Scarlet scoppiò a piangere. I nonni la stavano salutando in lacrime e lei per quanto piccola sapeva che cosa significava. Non li avrebbe rivisti per un bel po'.
La presi in braccio con dolcezza mentre lasciai che Liam mi portasse la valigia. La bimba si accoccolò a me e infilò la testa nell'incavo del mio collo. Pianse ma cercai di calmarla con qualche carezza sulla schiena.
Saliti sull'aereo, Scarlet si strinse a me durante la partenza ma poi si mise a ridere appena vide le nuvole sotto di lei e successivamente addormentò sul sedile. Io feci lo stesso poco dopo di lei.
Liam mi disse che alcuni dicevano "Che schifo", rivolto a noi perchè eravamo una famiglia di due uomini con una bambina. Bastò uno sguardo serio di Liam a farli stare in silenzio.

Prendemmo un taxi una volta arrivati dall'altra parte del mondo. La bimba era attaccata al finestrino a guardare tutte le luci e i posti nuovi. Era una scena così bella, all'inizio lei non voleva abbandonare la nonna e tutta la famiglia ma poi una volta arrivata sembrava essere così contenta di viaggiare e conoscere posti nuovi. In quel momento capii che da grande avrebbe girato il mondo, anche se con un briciolo di tristezza per il dovere di lasciare me e Liam a casa, l'avrebbe fatto comunque.
Una volta arrivati davanti alla grande casa di Geoff, rimasi immobile a guardarla da fuori: un giardino ben decorato, probabilmente due piani con cantina e soffitta, un vialetto ben messo che portava alla porta d'ingresso e il garage. Mentre Liam apriva la porta e Scarlet saltellava ovunque, contenta come non mai, io rimasi fermo ad ammirare quella casa.
Quella casa che sarebbe diventata casa mia e di Liam, dove avremo vissuto probabilmente il resto della nostra vita con nostra figlia. Dove Scarlet sarebbe cresciuta e dove avrebbe affrontato tutti i suoi problemi adolescenziali. Dove probabilmente avrebbe portato il suo primo fidanzato, le sue amiche, dove avrebbe subito le solite paternali per un brutto voto a scuola, dove avrebbe vissuto come una bambina normale. Anche se con due uomini in casa invece che un uomo e una donna, sarebbe cresciuta normalmente.

Sorrisi a guardarla.
Quella era la mia nuova casa.
La mia nuova vita.

Scarlet iniziò a crescere e quando compì i suoi sedici anni, mi resi conto di quanto in fretta fosse passato il tempo. Stavo invecchiando e lei stava diventando sempre più grande e bella.
Liam trovò lavoro subito perché seguì le orme del padre mentre io ci misi un po'. Alla fine mi trovai a fare quello che mi piaceva di più ovvero disegnare. Iniziai a disegnare, riempire fogli bianchi uno dopo l'altro finché non fu il mio ragazzo a dirmi che cosa avrei potuto fare.
"Perché non li vendi? Potresti farci un sacco di soldi"
Scoppiai a ridere.
"Venderli?! Ma ti prego, chi comprerebbe cose del genere? Sono solo disegni!"
Lui alzò le spalle e si avvicinò a coccolare le mie da dietro visto che ero seduto.
"Beh, vale la stessa cosa per i quadri. Provaci no?"
Così diventammo una famiglia benestante. Io con i disegni mi feci un bel po' di soldi e intanto Liam, imprenditore, aveva un conto in banca da capogiro.
Scarlet viveva bene, non le mancava nulla, se non una madre. Alcune volte non riusciva a parlare con me come con una donna. Mi trattava come una "mamma" perché ero sempre presente in casa, mi raccontava tutto di lei, o quasi.
Non si truccava molto nonostante le sue amiche lo facessero e anche tanto. Era bellissima al naturale: con i capelli lunghi fino a quasi il sedere, corpo minuto ma con le curve giuste. Liam mi disse che era uguale a sua madre di fisico.
Raccontammo a Scarlet di sua madre appena a diciotto anni. Lei non ci rimase troppo male perché non si ricordava nulla di Cheryl perché non l'aveva mai vista.
Quando portò a casa il suo fidanzatino "ufficiale", Liam si comportò da padre possessivo e gli fece mille domande. Io invece, la lasciai libera di fare. Dopotutto, anche lei poteva vivere la sua vita tranquillamente e con felicità con le persone che desiderava.

Eravamo felici.
Io e Liam ogni giorno ci sentivamo sempre più vecchi a vedere nostra figlia crescere e farsi una vita da sola. Ma nonostante questo, non abbiamo mai smesso di amarci.
Io non ho mai smesso di amare il mio Liam e nemmeno la "mia" piccola Scarlet che diventò in fretta una giovane donna, studentessa all'università, fidanzata con l'uomo che ama.
Tutto questo era sempre stato quello che ho sempre sognato da bambino: una famiglia e la felicità.

Ma tutti sanno che la felicità, ad un certo punto, finisce.

Golden || Ziam Mayne Where stories live. Discover now