- Okay. - risposi, voltandomi per andarmene - Ciao -. - Ciao - ricambiò il saluto con voce fioca, prima di richiudere la porta. Avevo ancora una strana sensazione allo stomaco, una sensazione di rabbia, forse. Ma perché ero arrabbiata? Perché non avevo saputo reagire a quella situazione? Presi un lungo sospiro, socchiudendo gli occhi e continuando a camminare per il lungo corridoio a passo svelto, non vedendo l'ora di uscire da quel posto che stava iniziando ad essere soffocante.

Non avevo la minima idea che Shawn studiasse in quel college, e che per di più fosse in stanza con Jack. Non riuscivo a capire perché mi sentissi così male. Mi girava la testa, ma non smettevo di camminare. Dovevo allontanarmi il più possibile da lui, dovevo fare finta che Shawn non fosse mai esistito.

Dovevo e volevo ritornare a New York.

***

Mia mamma mi aveva chiamato ben due volte, ma non avevo la voglia di risponderle. Non avevo voglia di parlare con nessuno. Da quando ero tornata nella mia città natale non avevo ancora avuto una giornata così brutta.

Erano le cinque del pomeriggio e non avevo fatto altro che starmene chiusa in camera per tutto il tempo. Quel giorno non avevo la voglia di fare nulla. Non avevo voglia di uscire, di farmi amici e stare con Vicky, Jodie e gli altri. Avevo quasi paura di rivedere Shawn in giro. Poi, molto probabilmente, essendo compagno di stanza di Jack, lo avrei rivisto ancora più spesso. E la cosa non mi piaceva affatto.

Avevo affrontato i due esami di quella mattina, che mi avevano preso quattro ore di quella giornata. Alle due del pomeriggio, quando finalmente uscii, scappai verso la sala comune e presi due merendine dalle macchinette per pranzare, non avendo voglia di affrontare la confusione della mensa.

Avevo consumato il mio misero pasto in camera, senza combinare un bel nulla. La noia aveva preso il sopravvento, portandomi a pensare di portare una Tv in camera, sempre se fosse stato possibile.

Vicky era tornata verso le tre, rimproverandomi per non essere andata a pranzare con loro. E dopo mi aveva anche spiegato di essersi dimenticata di dirmi che non avrebbe passato la notte in camera, senza darmi ulteriori spiegazioni. Poi era uscita, chiedendomi se volessi andare con lei a fare un giro, cosa a cui io avevo risposto con un chiaro "No".

- Annie! - urlò una voce dall'altra parte della porta mentre un bussare continuò mi costrinse a togliere le cuffiette dalle orecchie. Riconobbi la voce di Jodie, quindi mi alzai di scatto dal letto abbandonando il cellulare su di esso.

Aprii la porta, cercando di non risultare annoiata.

- Finalmente! È da mezz'ora che busso! Stavo iniziando a preoccuparmi - disse con fare melodrammatico, facendo oscillare la sua lunga coda di capelli. - Stavo ascoltando della musica e non ti ho sentito - cercai di rimediare. - Va be', non ti preoccupare. - si affrettò a dire - Ti va di venire un po' con me? -.
- Emh... Veramente... - mormorai, cercando una scusa plausibile. - Okay, ti aspetto. Datti una sistemata - disse, afferrando la maniglia della porta e richiudendosela alle spalle dopo essere uscita. Restai per qualche istante a fissare accigliata la porta ormai chiusa.

Oh, esclamò il mio subconscio.

Mi spazzolai i capelli e sostituii i leggings con dei pantaloncini di jeans, per poi afferrare i soldi e il cellulare e uscire dalla stanza. - Che sono carini! - esclamò, guardando i miei pantaloncini. - Grazie - dissi forzando un sorriso. Controllai l'ora sul display del cellulare e mi balenò in mente la partenza di Kate. Stava per andare dall'altra parte del mondo e io me ne ero ricordata solo all'ultimo minuto. Avevo pensato tutto il pomeriggio alla nostra lite e mi ero dimenticata di chiamarla per augurarle un buon viaggio. Mi sentivo davvero inutile. Molto probabilmente c'era rimasta male. - Oggi non sei venuta a pranzo? - mi chiese iniziando a camminare al mio fianco verso il prato. - No, non ne avevo voglia - mi limitai a dire. - Perché? - disse, mettendo in evidenza la sua curiosità.

Quel ragazzo con la chitarra in mano 2Where stories live. Discover now