Capitolo sei

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Il russare cadenzato dello sceriffo Baker accompagnava rumorosamente il silente ticchettio dell'orologio, che segnava le sei e mezza di mattina. Nel corso degli anni egli aveva assimilato quel suono meccanico e regolare, tanto da conciliargli il sonno. Un suono a cui invece non era mai riuscito ad abituarsi era quello della sveglia. Così quando alle sette in punto l'infernale aggeggio emise il suo solito grido, un'espressione corrucciata gli apparve in volto. Prese a muovere i baffi, poi gli occhi e infine ogni muscolo del suo pesante corpo si mise in funzione, così che anche quel giorno l'impresa di alzarsi dal letto era stata brillantemente superata. Nel lavarsi i denti si osservò meticolosamente allo specchio: nonostante l'età e i chili di troppo, si considerava ancora un bell'uomo. I baffoni grigi, sempre ben curati, rappresentavano per lui un inequivocabile tratto distintivo di virilità e autorità. Qualcosa da sfoggiare assieme alla pistola e al distintivo. Prese quindi a spazzolarli delicatamente, con cura, come ogni mattina.

Verso le sette e mezza salì nella sua vecchia Dodge Challenger del '70 blu cobalto. Inserì le chiavi nel cruscotto e, dopo qualche giro a vuoto in cui il motore sembrava avere più tosse di un malato di broncopolmonite, dal cofano della vettura uscì un boato assordante. Baker inforcò gli occhiali da sole e si diresse al Glacier Peak's Grill per fare colazione.

La cameriera, Ellie, gli portò una porzione abbondante di uova strapazzate e due salsicce, da mandare giù con un bicchiere di succo d'arancia. Nel suo rumoroso masticare si sentì chiamare da dietro. Si voltò e vide Vincent e l'agente Sophia seduti a qualche tavolo avanti a lui, che lo invitarono ad unirsi a loro.

«La colazione dei campioni!» disse Vincent guardando allegramente il piatto dello sceriffo.

«Puoi ben dirlo! Mi sentirei perso senza la mia buona dose di grassi mattutina. Come farei se no a rincorrere tutti i pazzi e i criminali che si aggirano per questa metropoli?» commentò ironicamente Baker.

«Mi sembra giusto.»

Lo sceriffo bevve un sorso di succo d'arancia e riprese.

«Come mai insieme stamattina?»

«Io volevo solo mangiare la mia colazione ma poi me lo sono ritrovato seduto qui. Che avrei dovuto fare?» scherzò Sophia.

«Se vedo una bella ragazza seduta tutta sola ad un tavolo, e che per altro già conosco, non ho altra scelta. Altrimenti mi sentirei un maleducato.»

«O un imbranato», aggiunse lei con sorriso.

Vincent la guardò e inclinò leggermente il capo come ad annuire. In quel momento sopraggiunse Ellie che portò via i piatti e i bicchieri. Un'espressione melanconica incontrò lo sguardo di Price e si dissolse nel suono del campanello che annunciava il prossimo cliente.

«Muoviamoci, oggi sarà una lunga giornata», esclamò Baker.

«Iu-uuuh...», affermò Vincent con un velo di stanchezza negli occhi.

«Dormito male, Price?»

«Già! Devo farmi cambiare il cuscino.»

E pagato il conto uscirono dal locale e si diressero in ufficio.

Ellie tornò nelle cucine e, posate le stoviglie nel lavandino, rimase immobile a guardare il gocciolio lento e costante del rubinetto. Chiuse gli occhi ed ebbe come un tremito. Poi una lacrima incontrollata le solcò la guancia sinistra. Si mise una mano davanti la bocca per darsi un contegno e aprì il rubinetto, dando una veloce lavata ai piatti e mettendoli nella lavastoviglie. Ne prese altri puliti e come se niente fosse ritornò dai clienti con un bel sorriso stampato in faccia.

 «Bene ragazzi, questa mattina il detective Price e il vice sceriffo Hunt finiranno di interrogare i parenti di Hill e tutti quelli che avevano un certo grado di confidenza con lui qui a Silver Lake. Il vice sceriffo Donald ed io invece continueremo la ricerca di ulteriori prove sulla scena del crimine. Almeno una volta su cinque l'elemento chiave spunta fuori proprio quando il caso sta per essere chiuso», disse lo sceriffo.

Al di là della nebbiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora