Quella mattina c'era un aria frizzante e un freddo sole si stagliava in un cielo senza nuvole, come un'illusione.

«Lei che ne pensa, sceriffo?» chiese Vincent durante il tragitto.

«Riguardo a James Cooper? Sinceramente non so cosa pensare. Un famigerato serial killer decide di darsi alla fuga e viene trovato morto in uno sperduto paese circondato dalla foresta. È senz'altro una conclusione insolita.»

«Lei crede che stesse fuggendo?»

«Mi pare ovvio, perché rifugiarsi qui sennò?»

«Magari non si stava rifugiando. Se avesse voluto farlo sarebbe andato in Canada o in Messico, fuori dagli Stati Uniti comunque. Il suo identikit è stato diffuso in tutto il Paese.»

«Le ricordo che qui siamo a qualche decina di miglia dal Canada.»

«E io le ricordo che la vostra città non è certo un luogo di passaggio. Se si vuole raggiungere il Canada non c'è ragione di passare per Silver Lake, a meno che non si voglia fare una deviazione di proposito: ho sentito di un locale da voi che fa delle ottime bistecche di vitello», esclamò sorridendo. «Io credo piuttosto che avesse un motivo ben valido per recarsi qui. Lei che ne pensa signorina...posso chiamarla signorina, vero?»

«Faccia pure. Sinceramente anch'io credo che stesse scappando. Probabilmente voleva seguire un percorso alternativo per depistare le vostre indagini. Di sicuro nessuno passerebbe di qui per andare in Canada, e questo vi avrebbe tratto in inganno.»

«Interessante.» Vincent la guardò per qualche istante poi riprese a parlare. «Non le stanno molto simpatici i federali, vero? Li considera degli arroganti senza cervello, che arrivano qui e pretendono di imporre la loro autorità a chi conosce queste zone molto meglio di loro.»

«No, non intendevo dire questo.»

«No, certo. Ma ha ragione sa? Crediamo sempre di capire tutto di tutti. Sinceramente a volte non lo sopporto nemmeno io.»

«Ma...»

«Eppure non è nativa di qui», continuò Price ignorandola. «Quando prima lo sceriffo Baker si stava vantando delle bellezze naturali del posto e di quanto fosse brava la gente di Silver Lake lei ha assunto un aria decisamente distaccata. Di dov'è?»

«Di Vancouver.»

«Quella canadese o quella americana?»

«Quella americana.»

L'auto saliva verso la montagna mentre sotto i tornanti, fra le pieghe dei monti, si estendeva un lago che sembrava risplendere d'argento. La nebbia che aleggiava sulla vallata veniva lentamente dissolta dalla luce del primo mattino, e al suo posto comparivano foreste di abeti.

Silver Lake era già sveglia da un pezzo, ma agli orecchi di uno straniero sembrava perennemente addormentata. Prestando attenzione si poteva però udire in lontananza il rumore della segheria in piena attività. Per strada solo qualche vecchio che si recava al bar a leggere il giornale. Un cartello di legno decorato da una catena montuosa recitava "Benvenuti a Silver Lake, città di pace e silenzio nel cuore della foresta". La gente del posto, non abituata a frequenti visite, trovò Vincent un' attrazione da guardare con riservata curiosità. La voce che un agente del FBI sarebbe venuto da New York per eseguire delle indagini si era sparsa a macchia d'olio. «Silver Lake è una piccola città», disse lo sceriffo, «e le piccole città parlano.» Entrarono nella locanda chiamata "Tana del Gufo", un locale fatto interamente di legno di abete. A sinistra un grosso camino, ora spento, riscaldava l'ambiente, contribuendo a creare un'atmosfera intima ed accogliente, che ben contrastava con il gelido clima che faceva il suo ingresso nella stagione invernale. Sopra la porta sovrastava la testa di un cervo che fissava spietatamente il cadavere di James Cooper, riversato con la schiena a terra accanto al bancone con un foro di proiettile nello stomaco grande come una noce.

Al di là della nebbiaWhere stories live. Discover now