Let It Go

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*La sera*


«...Ha segnato il goal decisivo» riassunsi brevemente la giornata, finita con una vittoria più che meritata, ma che non gli avrebbe portato nessun vantaggio.

«Vi siete divertiti?» ci sorrise papà, masticando il suo pezzo di carne.

«Abbastanza...Tranne per i suoi amici maleducati» borbottai ancora arrabbiata.

Durante il viaggio di ritorno, tutti troppo esaltati per la vittoria, avevano cominciato a stappare bottiglie di cedro frizzante, gettandolo ovunque. Il mini-van di uno di loro era diventato un alcova appiccicoso. Mi avevano completamente rovinato il giacchetto in pelle e quando uscii di lì mi ritrovai in serie difficoltà a staccarmi dal sedile tutto appiccicoso.

«Comunque ti saluta Mel» lo stuzzicai, sentendomi arrivare –subito dopo- un calcio sullo stinco.

«Chi è Mel, Dylan? La ragazza della scorsa settimana?» chiese mamma, curiosa, reggendomi il gioco, intravedendo subito l'arrossarsi delle guance di mio fratello, fin troppo timido.

«Sì, è lei» borbottò contrariato.

Ero pronta a replicare, quando in casa risuonò il campanello, distogliendoci tutti dalla conversazione.

«Vai tu, Lorrain?» annuii a mia madre, asciugandomi gli angoli della bocca con il tovagliolo. Prima di alzarmi e andare ad aprire.

«E tu che ci fai qui?!» sbottai sbalordita, nel ritrovarmi lui lì davanti.

«Mi hai chiesto te di venire!» rispose arrabbiato dalla mia reazione.

«Sì, ma tu mi avevi detto che mi avresti avvisata!» lo aggredii di rimando, continuando a lasciarlo sulla soglia di casa.

«Beh, ora sono qui! Che vogliamo fare?!» alzò un sopracciglio.

Mi scansai per farlo accomodare, notando immediatamente mia madre sporta dalla cucina per capire di chi si trattasse.

La cosa era alquanto imbarazzante, in casa non parlavo quasi mai di Harry, più di Niall, ma di lui quasi mai, e sicuramente a mia madre non avrebbe fatto piacere ritrovarsi in quattro e quattr'otto un ospite in casa senza aver avuto un minimo di preavviso, per quel motivo stavo morendo dentro, sperando che reagisse bene alla notizia che sarebbe ripartito solo l'indomani.

«Mamma, papà, Dylan, lui è Harry un mio amico in Università» annunciai, indicandolo nel modo meno maldestro possibile «Harry, loro sono papà, mamma e Dylan» quello stupido fece una saluto con il semplice gesto della mano, esprimendosi con un idiota "ciao", difronte agli sguardi attenti della mia famiglia «Mamma, può fermarsi per la notte?» cominciai a torturarmi le mani, impaziente di sentire la sua sentenza.

«Va bene, ma la stanza degli ospiti è occupata da alcuni scatoloni di tuoi padre» sembrava alquanto ragionevole, e la cosa non mi piaceva.

«Può dormire con Dylan» a quella frase mio fratello tornò a girarsi verso di me, con due occhi enormi e assassini negando lentamente con la testa, il tutto difronte ad Harry «O altrimenti dormirà sul materassino in camera mia» proposi facendo spallucce.

«In camera insieme?» si voltò anche papà, contrario a quella soluzione.

«Sì, è capitato ritrovarci a dormire nella stessa stanza durante gli esami, non c'è nulla di male» feci spallucce, sminuendo fin troppo la questione.

«Okay, ma la porta rimane aperta» si premurò di dire mia madre.

Annuii velocemente, trascinando via Harry, fino a portarlo verso le scale.

«Dio Santo, ma proprio ora dovevi arrivare?!» lo rimproverai, una volta che gli mollai fra le braccia delle lenzuola pulite, proseguendo fino in camera mia.

«La prossima volta vedrò di anticiparmi con un quartetto d'archi» fece il sarcastico, guardandosi intorno.

«Ti è andata bene» aprii l'armadio, in cui mi misi a cercare il letto gonfiabile di riserva.

«A che ti riferisci?» posò a terra un borsone, probabilmente con il suo cambio e le cose necessarie per passare la notte da me.

«A mia madre. Al fatto che non si è scomposta di un millimetro alla notizia che saresti rimasto a dormire, e soprattutto al fatto che ti sei presentato in casa sua senza un minimo di preavviso, brutto cafone!» esclamai, tirandogli addosso l'ammasso di plastica che lo fece indietreggiare all'impatto.

«Ci risiamo?!»lo gettò a terra, inginocchiandosi per cercare di capire dove si trovasse il buco per gonfiarlo, alla fine sbuffò e tornò a guardarmi «Devo gonfiarlo da solo?»

«Beh, sì, non ho una pompa per aiutarti» feci spallucce, realmente non sapendo come dargli una mano.

«Ma sarà lungo un metro e novanta, per novanta centimetri! Come faccio a gonfiarlo senza morire?!» lo riposò a terra, arrendendosi.

«O quello o il pavimento» indicai i due oggetti, non trovando altre soluzioni.

«Il tuo letto non va bene?» alzò un sopracciglio, indicando il materasso dietro di me.

«No!» sbottai.

«Abbiamo dormito spesso insieme! Che ti cambia?!» iniziò ad arrabbiarsi, rimanendo inginocchiato a terra.

«Mi cambia che siamo a casa dei miei, con mia madre che mi controlla ogni notte per vedere se va tutto bene, secondo te come lo prenderebbe a vederci dormire insieme?!» sembravo un'isterica, questo era l'effetto che mi faceva tornare a casa.

«Ho capito, allora dammi delle coperte in più...Dormo per terra» tornò a stare in piedi, intento a scostarsi i capelli dal viso.

U.N.I || Harry StylesWhere stories live. Discover now