15.CAPITOLO: Giselle De la Fère

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VICTOR

Perché doveva farsi i cazzi miei?
Non poteva prendere per buona la mia parola e ammettere che la felicità poteva trovarsi anche lì a Parigi, senza bisogno di andarsene?
Tornammo dentro la pasticceria nel momento in cui Dorothèe ci chiamò. Evidentemente, discutendo, non c'eravamo resi conto della signora bionda che ci aveva oltrepassato, varcando la porta del locale.
La trovammo seduta allo stesso tavolino dove Adèle aveva lasciato i suoi libri.
Stavo per chiederle l'ordinazione — mi ero quasi abituato a quel ruolo — quando un gridolino strozzato mi fece bloccare.
La mia sorellastra saltellò fino alla nostra unica cliente, e praticamente le si gettò addosso.
« Oh, cara! » mormorò la signora, soffocata dall'abbraccio della Ranocchia.
« Giselle! Quando sei tornata? Come stai?! Sei splendida! » Adèle era un fiume di parole. Si staccò dalla sconosciuta guardandola con apprensione.
« Tu sei splendida, cara! » commentò la donna prendendole la mano e ammirandola proprio come avrebbe fatto una nonna.
Molto probabilmente lo era davvero.
« E chi è questo giovanotto? » esclamò, lanciandomi un'occhiata profonda e maliziosa al tempo stesso.
La Ranocchia si voltò storcendo il naso.
« Lui é...»
« Il tuo fidanzato! Oh mon Dieu, Èle! Sono contentissima per te! » l'interruppe la strana signora.
« NO! Non è il mio ragazzo! » le bloccò subito tutto l'entusiasmo.
« Èle » chiamai prendendola in giro
« Non vuoi dire a tua nonna di me? Potrei anche offendermi! » scherzai, tentando di mascherare un sorrisetto beffardo e allungando la mano alla donna.
« Piacere, Signora! Io sono Victor e sono il suo...»
« Oh mon Dieu! Tu sei il figlio di Jean! » l'affermazione della nonnetta mi gelò il sangue nelle vene.
« Come scusi? »
« Giselle, tu conosci suo padre? » la Ranocchia parve sconcertata quanto me.
La donna mi strinse la mano con più forza, avvicinandomi a lei quasi con prepotenza. Si alzò dalla sedia leggermente a fatica, e prese ad osservarmi.
Intanto, con l'altra mano stringeva ancora quella di Adèle.
« Hai gli stessi occhi di Julie, ma il mento e lo sguardo sono di Jean » commentò con un brillio negli occhi celesti come il cielo.
« Come conosci mio padre? » mormorai piano, ascoltando il battito del mio cuore accelerare.
« Ti conosco da prima che nascessi » disse con voce dolce la donna.
« Sapevi che Julie aveva tradito mio padre? » esclamò la Ranocchia visibilmente scioccata.
« Tecnicamente, ha tradito suo padre » la corresse la nonnetta.
« Lei chi è? » domandai infine, tentando di sciogliere la sua presa ferrea sulle mie dita.
« Un'amica » sorrise, avvicinandoci di più a lei.
La mia spalla e quella della Ranocchia si scontrarono.
« Ahia! » sibilò lei fulminandomi con lo sguardo.
« Non è colpa mia! » mimai con le labbra, tornando finalmente a guardare la strana donna.
Aveva capelli sottili e biondi raccolti in una crocchia, occhi chiarissimi, labbra piccole, un corpo esile e uno sguardo attento e carico di mistero. Indossava un girocollo di perle, su di un abito floreale e a tratti, mi sembrò quasi di scorgere Adèle da vecchia.
« É tua nonna? » domandai a bruciapelo.
« No! » rispose la mia sorellastra « Ma è come se lo fosse » aggiunse poi.
« Sono un'amica di vostra madre. Giselle » si presentò la sconosciuta.
« È lei che ha aiutato mia madre ad aprire questo posto » disse Adèle lanciandomi un'occhiata a tratti rassegnata.
Sapevo che voleva dirmi qualcosa con quello sguardo, ma non ero riuscito a capire cosa.
« Siete così belli » si commosse Giselle, trascinandoci in un complicato abbraccio a tre.
Sentii il collo stirarsi troppo, mentre cozzava con quello sottile della donna. La mia guancia invece, sembrò strizzarsi contro quella della Ranocchia proprio dietro la nuca di Giselle.
« Attento » sibilò muovendo le labbra e facendo così che le sentissi quasi contro le mie.
Quel contatto fu simile ad una scarica elettrica.
Mi staccai dall'abbraccio quasi di malo modo, riuscendo finalmente ad avere libera anche la mia mano.
« Come conosci mio padre? » ripetei imperterrito, cercando di far svanire il tocco della bocca carnosa di Adèle che ancora sentivo sulla mia pelle.
« Signora Giselle! Eccovi il tè » Didier arrivò con un vassoio decorato, ed una caraffa e una tazzina color Tiffany adagiate sopra.
« Grazie mille, caro » sorrise la donna accomodandosi nuovamente.
« Sedetevi » ci ordinò quasi.
La Ranocchia non se lo fece ripetere due volte, mentre io sì.
« Caro, se vuoi sapere qualcosa, dovresti proprio sederti » disse Giselle.
Titubante, lo feci.
« Io sono Giselle De la Fère. Questo locale un tempo era mio » cominciò la donna.
« Era un'erboristeria » mi spiegò la Ranocchia « Mia madre era solita andarci perché adorava la roba New Age. A quei tempi, era una Hippy convinta » alzò gli occhi al cielo e mi fece sorridere.
Quando tornai a guardare la donna, lei mi stava già fissando compiaciuta. Mi tolsi il sorriso dal viso, e ripresi ad ascoltare più attento di poco prima.
« Quando conobbi vostra madre, captai che c'era qualcosa di speciale in lei. La presi in simpatia e diventammo amiche. Avevamo dieci anni di differenza, ma non li sentivamo proprio. Eravamo semplicemente compatibili » Giselle fece spallucce con un sorriso sincero.
« Quando mi ammalai...» riprese « E decisi di vendere l'attività, vostra madre mi disse di cedergliela. Julie aveva sempre voluto aprire una pasticceria. Era il suo sogno » ricordò malinconica « Così, colsi l'occasione, e le vendetti il locale ».
« Ecco com'è nata "La Bonne Vie" » concluse Adèle.
« Bella storia. Ma cosa centra con mio padre? » sbottai indelicato.
La Ranocchia mi diede una gomitata nelle costole.
« Vostra madre all'epoca era uno spirito libero. Amava divertirsi e adorava i ragazzi, e loro adoravano lei. Quindi, nessun ragazzo che si invaghiva di lei aveva vita facile, con tutti gli spasimanti che le andavano dietro » rise Giselle.
« E mio padre era uno di questi? » domandai ancora più ostile.
« Non proprio » mormorò la donna, portandosi una mano sul mento con fare pensieroso.
« Lui era...un mio amico. Fui io a farlo conoscere a tua madre » mi spiegò.
« Non me l'avevi mai raccontato » mormorò debolmente Adèle.
« Non era la tua storia, cara » rispose dolcemente Giselle.
« Quando si conobbero, fu amore a prima vista » continuò la donna passando il suo sguardo da me a quello della Ranocchia.
« Restarono insieme per moltissimo tempo. Lei rimase incinta e...incontrò di nuovo tuo padre » Giselle fissò Adèle.
« Pierre era il miglior amico di Julie fin dalle scuole elementari. Ma si era dovuto trasferire a Nizza prima che iniziasse il liceo, così non si erano più visti. Ma quando lui tornò a Parigi e vide tua madre, se ne innamorò perdutamente. Anche se forse era sempre stato innamorato di lei » ammiccò Giselle alla mia sorellastra.
« Quindi fu tuo padre a rovinare tutto? » commentai, smorzando un sorriso carico di frustrazione.
« È stata nostra madre a fare il doppio gioco. Mio padre era in buona fede. Era innamorato! Non centra niente con questa storia! » protestò la Ranocchia voltandosi verso di me.
« Èle ha ragione. Per quanto voglia bene a Julie, lei sbagliò a tradire tuo padre poco dopo il suo ottavo mese di gravidanza » annuì la donna.
« Che stronza » sibilai.
« Ehi! È pur sempre mia madre! Anzi, nostra! » esclamò l'invasata, alzandosi di scatto dalla sedia per affrontarmi.
Indossava ancora il grembiule della pasticceria, aveva i capelli arruffati e il viso più diafano del solito. Era stanca, lo si vedeva lontano un miglio.
« È una stronza e lo sai anche tu! » ribadii con durezza, alzandomi a mia volta.
Non eravamo per niente della stessa altezza, eppure con il cipiglio rabbioso, in quel momento, Adèle mi sembrava quasi al mio livello.
« Allora ho capito tu da chi hai preso! » urlò lei paonazza.
« Io sarò anche stronzo » iniziai « ma forse la parte sgualdrina l'hai eredita tu! ».
Non avrei mai voluto vomitarle addosso quelle parole. Per quanto mi fosse antipatica, non se lo meritava.
Eppure, la rabbia per il racconto di Giselle mi aveva fatto perdere di nuovo il controllo.
Adèle rimase immobile, la donna anziana muta, e perfino i due gemelli si affacciarono dal laboratorio per ascoltare quell'amara discussione.
« Bene » mormorò la Ranocchia scuotendo la testa. Alzò una mano davanti al viso gesticolando « Io qui ho finito » disse poi deglutendo.
Si slacciò il grembiule come una furia gettandolo per terra, e corse fuori dalla pasticceria.
« So che non lo pensi davvero » sentii a stento la voce di Giselle.
Un dolore al petto parve mozzarmi il respiro.
La coscienza mi ordinò di muovere il culo e correrle dietro.
Oppure era qualcos'altro che mi spinse a lasciare "La Bonne Vie" per raggiungere Adèle?

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Nota dell'autrice:
Ehi cari lettori, cosa ne pensate di queste piccole, nuove rivelazioni sul passato dei nostri protagonisti? 😉

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Note:
•Scoperto un altro membro del Cast.

Giselle è Caroline Lagerfelt!

Giselle è Caroline Lagerfelt!

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