13.CAPITOLO: « Grazie »

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VICTOR

Avevo perso il controllo.
Me n'ero pentito ovviamente, ma nel momento in cui Adèle si era rivolta a Monique in quel modo, qualcosa dentro di me era scattato.
Ricordi, per l'appunto.
Ricordi della Stronza.
Immagini di Nicole che denigrava alcune mie vecchie amiche, erano riaffiorate alla mia mente in un vortice di dolore.
Avevo perso tante persone a causa della nostra relazione insana.
All'epoca, me n'ero completamente fregato, lasciando andare tutti quanti.
Dopo aver rotto con Nicole però, mi resi conto di quanto fossi rimasto completamente solo. Se non fosse stato per Sèbatien, che mi era rimasto accanto nonostante tutto, potevo anche trasferirmi in Alaska per quanto importasse ai miei vecchi amici.
Li avevo allontanati e delusi, trattandoli di merda, e così loro avevano finito per detestarmi.
Mi accorsi di cosa mi aveva fatto Nicole, solo quando era ormai troppo tardi.
Così, nel momento in cui la Ranocchia aveva urlato contro Monique, mi erano ritornati in mente episodi davvero spiacevoli che coinvolgevano la Stronza, e delle mie vecchie amiche che volevano solo continuare il loro rapporto con me, senza intralciare la mia relazione con Nicole.
Ma la mia fidanzata era stata categorica: lei, oppure loro.
Dovevo scegliere.
E ovviamente, io scelsi lei.
Me ne pentii solo quando capii quanto male aveva fatto alle mie amiche.
Non mi ero mai pentito di aver intrapreso una relazione con lei.
Amavo Nicole più della mia stessa vita. Peccato che per lei non era mai stato lo stesso.

Salendo di nuovo al piano di sopra, mi rammaricai per i segni rossastri che avevo lasciato sulle braccia della mia sorellastra.
Mi sarei fatto perdonare, pensai pratico, entrando nella sua stanza e cercando Monique.
Si era finalmente vestita, ed era distesa sul letto a giocherellare con il cellulare.
Quando alzò lo sguardo e mi vide, mi sorrise impacciata.
« Ho combinato un casino? » mi domandò cauta.
« No » le risposi andandole incontro. Mi accomodai ai piedi del letto e la guardai con gentilezza.
« Sono io che ho combinato un casino » mormorai. La mano della mia amica mi raggiunse, carezzandomi la guancia.
« Se vuoi posso ripeterle di nuovo che non abbiamo fatto niente » mi disse piano, alzandosi a sedere.
La fissai confuso.
« So essere molto convincente » aggiunse poi, facendo l'occhiolino.
« No, Mon! Ma cosa hai capito!? Non mi interessa che pensi che siamo andati a letto insieme » esclamai forse con un po' troppa enfasi « Ho combinato un casino perché forse le ho fatto davvero paura per come mi sono comportato! » conclusi abbassando lo sguardo sulle mie mani nodose e colpevoli.
L'avevo stretta così forte che non me n'ero nemmeno reso conto.
Monique rimase in silenzio per qualche minuto, poi si avvicinò di più a me.
« Non penso che tu la spaventi. Stavate discutendo! Mica l'hai fatto a posta! » disse seria muovendosi come un felino. Mi spinse un po' più al centro del letto, e si mise cavalcioni sopra di me.
Le circondai la vita con le braccia.
« Davvero non ti importa che sappia di noi? » mi domandò guardandomi negli occhi preoccupata.
Rimasi un istante di troppo ammutolito, immaginando i motivi per cui non avrei voluto che Adèle pensasse che io e Monique avevamo una sorta di relazione.
La Ranocchia ed io ci conoscevamo appena. Lei era anche la mia sorellastra, e tra di noi, non c'era un briciolo di attrazione.
« Non m'importa » risposi infine alla mia amica.
Monique mi sorrise luminosa e bella come non mai. Così la baciai, stringendola di più a me, e maledicendo i vestiti che al momento separavano i nostri corpi infuocati.
« Ehiii!! É tardi!! » la voce di Adèle mi riportò alla realtà, raggiungendoci al piano di sopra.
Staccai le labbra da quelle di Monique, e la feci alzare.
« Il dovere mi chiama! » esclamai con finta aria annoiata.
La verità era che avevo proprio bisogno di una boccata fresca, e lavorare sembrava un ottimo incentivo dopo quella mattinata.
« Posso venire con voi? » mi domandò Mon mentre scendevamo le scale.
« Certo! » stavolta fu la Ranocchia a rispondere. Sorrise educatamente alla mia amica, e le tese persino la mano.
« Voglio scusarmi per prima » cominciò « Io sono Adèle, come già saprai. E tu? »
« Monique » si presentò la mia amica, lanciandomi un'occhiata obliqua.
A che gioco stava giocando l'invasata?
« Piacere Monique! Puoi venire con noi se ti va! » la invitò indicando la porta d'ingresso.
La mia amica cercò la mia approvazione prima di seguire Adèle fuori casa.
Annuii confuso, ma raggiunsi comunque le due ragazze in giardino.
« Allora Monique, di dove sei? ».
Da quel momento in poi, finché non arrivammo in pasticceria, Adèle e la mia pseudo-ragazza, cominciarono a parlare un po' di tutto, senza più degnarmi di un solo sguardo.

Una pasticceria per DUE (SOSPESA)Where stories live. Discover now