10.CAPITOLO: Non mi stringere e non mi guardare a quel modo!

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VICTOR

La pasticceria era davvero bizzarra e, soprattutto eccentrica.

La mattina in cui mio padre e Julie erano partiti per le Bahamas ed io non li avevo salutati, ero stato tutto il giorno rintanato sotto le lenzuola morbide e fresche di Adèle. Ero rimasto nella camera degli ospiti fino alle sei del pomeriggio, saltando perfino il pranzo.
Avevo fatto capolino dalla porta della stanza di soppiatto, e mi ero reso conto di quanto la casa fosse immersa in un profondo silenzio. Facendo le scale due e due, avevo scoperto che ero effettivamente solo.
Mr. era evidentemente ancora a lavoro — anche se non avevo ancora capito cosa facesse — e la Ranocchia si era dileguata in chissà quale stagno.
Dopo aver cercato di sbattermi fuori dal "suo" letto, non era più entrata per disturbarmi. La cosa era sembrata alquanto strana, ma aveva guadagnato punti.
Dopo essermi reso conto di aver casa libera — finalmente — ero corso in cucina a prepararmi un sandwich con mostarda, burro di arachidi e insalata.
Una vera prelibatezza.
La mia cara sorellastra aveva guadagnato altre note di merito per quelle prelibatezze, che non avrei mai pensato di trovare nel suo frigo.
La giornata era trascorsa placidamente, e verso l'ora di cena — poco prima che ritornassero Adèle e Pierre — mi ero preparato un altro panino da portare nella mia stanza.
La puzza di vernice si era attenuata, ma rimaneva comunque una piaga davvero insopportabile.
Ma cosa mi era venuto in mente?
Mi ero addormentato nonostante tutto, senza essere disturbato da nessuno.
Fu solo la mattina dopo che qualcosa di freddo mi fece balzare letteralmente dal letto.
« Ma che diamine...» esclamai sputacchiando acqua e mettendomi a sedere. Avevo il viso e i capelli zuppi.
Alzai lo sguardo e notai il sorriso smagliante e fastidioso di Adèle.
« Si può sapere perché sei così invasata?? » sbottai, rendendomi conto, in quel momento, della bacinella semi vuota che aveva tra le mani.
« Tu sei matta! »
« E tu sei in ritardo! » replicò lei alzando un sopracciglio. Mi accorsi che era già vestita. Indossava un vestitino floreale così largo che sembrava una balena, e un fermaglio in testa che le bloccava i suoi lisci capelli neri rendendola una bambinetta di cinque anni.
« Sai che le persone adulte non si vestono così, vero? » mormorai sarcastico, scendendo dal letto e passandomi una mano tra i capelli bagnaticci.
« Farò finta di non aver sentito » sibilò lei « Vestiti! Dobbiamo arrivare in pasticceria prima delle otto! ».
« Otto?! » urlai quasi. Afferrai il mio cellulare gettato sul comodino basso, ancora incelofanato, e lessi l'orario.
7:00.
« Ma tu sei matta davvero!! » sbottai furioso puntandole un dito contro
« Come puoi svegliarmi a quest'ora, in piena estate!!? ».
« Perché dobbiamo lavorare ed io devo anche studiare! » replicò lei mettendosi le mani su quei fianchi larghi da balena.
«Sei ancora al liceo? Addirittura? » la presi in giro, infilandomi in bagno con un sorrisetto divertito. Mi sciacquai il viso e mi lavai i denti.
« Non essere imbecille » sentii che diceva « Sono stata presa a Cambridge e devo prepararmi! » si adulò da sola.
Sbuffai ritornando in camera da letto. Presi la t-shirt del giorno prima, la odorai, e una lieve puzza di stantio, mista a pittura e sudore, mi fece storcere il naso. L'appallottolai e la gettai in faccia alla Ranocchia.
« Brutto str...» non sentii le sillabe finali, o semplicemente decisi di ignorarle. Indossai un'altra maglietta pulita, con Loki stampato sopra, e mi voltai verso Adèle.
« Che dici? » le presi in giro. Lei mi fissava in cagnesco.
« I pantaloni! » sibilò a denti stretti.
« Oh, già. Vero! » la presi in giro ridacchiando. Quando indossai dei bermuda di jeans scambiati, incontrai di nuovo lo sguardo della Ranocchia.
« Meglio » commentò lei, poi si accorse del personaggio sulla mia t-shirt.
« Bello Tom! » ammise.
Alzai un sopracciglio scettico.
« Lui é Loki! No Tom » replicai sarcastico.
« Tom Hiddleston interpreta Loki. Ecco perché ho detto Tom! » mi spiegò Adèle come se fossi scemo.
Scoppiai a riderle in faccia.
« Invasata! Questo è il Loki dei fumetti! Ma che ne sai tu! » risi ancora forte ripetendo "Tom", con la stessa intonazione che aveva usato lei.
« Smettila!! » furiosa, la Ranocchia uscì dalla camera.
La seguii al piano di sotto, e mi resi conto che il Signor Dubois già era andato via.
« Ma che lavoro fa tuo padre? » domandai curioso. Adèle si voltò piano e sorrise ironica « Se te lo dicessi, poi dovrei ucciderti ».
La fissai iroso per essermi fatto rispondere a quel modo, e ammutolii.
Lei prese una fetta biscottata al volo, indicò il pacco anche a me, ma io scossi la testa. Lo stomaco brontolò, ma lo ignorai. Non le avrei dato la soddisfazione di fare colazione con quelle misere e inutili — come lei — fette biscottate.
La seguii fuori casa, sempre in silenzio. Camminava come una bambinetta. Mi morsi la lingua per non iniziare un'ulteriore discussione. Non avevo abbastanza zuccheri in corpo per contrastarla.
Quando vidi però che oltrepassammo varie auto allontanandoci dal vialetto, parlai.
« Dove stiamo andando? Non prendiamo l'auto? ».
La mia bellissima Renault era dal carro attrezzi da quasi un mese. Durante una delle mie notti brave, c'era stato un piccolo incidente con un camion dell'immondizia, e il mio povero gioiellino era finito dal meccanico. Mio padre si era incazzato così tanto, che mi aveva minacciato dicendomi di pagare da solo, per quella volta, le riparazioni. Così la Renault era ancora dal meccanico...
« Alla Metro » mi rispose Adèle.
« Alla Metro? Non prendiamo la macchina? »
« Sono solo un paio di fermate » mi spiegò camminando velocemente.
« Ma dove la trovi tutta questa forza di prima mattina?! » bofonchiai sbadigliando.
Scendemmo sotto terra e aspettammo circa un minuto prima che arrivasse la nostra coincidenza.
La Metro era strapiena.
Entrammo a fatica, e venimmo schiacciati uno contro l'altra. Agganciai l'appoggio sopra la testolina della Ranocchia, e mi mantenni. Lei non trovò appigli, così restò con le mani libere e le braccia penzoloni lungo i fianchi.
« Così cadi » le dissi.
« Stiamo talmente schiacciati, che è impossibile » ribatté indicandosi dietro le spalle. Un omone alto due metri, e grosso quanto una mongolfiera, chiacchierava amabilmente in inglese con la sua compagna.
« Americani » sorrisi.
Poi la metro partì, e il contraccolpo mosse Adèle, sbattendola praticamente contro il mio petto. Lei si ritrasse subito, evitando il mio sguardo. Per un attimo mi sembrò di scorgere un lampo di imbarazzo nei suoi occhi.
Quando il vagone frenò di nuovo, la Ranocchia sbatté nuovamente contro di me. Le sue mani si strinsero forte attorno alla mia t-shirt e, per un solo secondo, sentii una singolare stretta al petto.
La mia sorellastra alzò gli occhi nei miei, timorosa. Mi sentii improvvisamente inchiodato da quello sguardo così incerto, e lo stomacò si mosse brontolando.
« Puoi aggrapparti » le sussurrai prima di rendermene conto. Adèle rimase ad osservarmi incerta e curiosa per qualche altro istante, poi io distolsi lo sguardo.
Ero sicuro di aver provato una sorta di eccitazione quando mi aveva stretto la maglietta, e la cosa non mi piaceva per niente. Lei continuò a farlo, ma ormai la tensione iniziale era passata. Solo un lieve imbarazzo insensato aleggiava tra noi, schiacciati dai mille passeggeri della Metro B, in quel lunedì mattina.
La Ranocchia rimase aggrappata a me fino a che non scendemmo.

Arrivammo davanti la pasticceria quasi una mezz'oretta dopo.
« Mmh...» commentai quando un piacevole tintinnio ci accolse all'interno.
« Come mai è giá aperta? » domandai guardandomi attorno. Tutto era in pieno stile Tiffany, e quasi ebbi un conato di vomito.
« In genere Dorothée e Didier si occupano dell'apertura » mi rispose Adèle, che dall'episodio della Metro, era diventata improvvisamente fredda.
« Chi? »
« Noi! ». Due persone, un uomo e una donna, grossi, identici e dalla faccia bonaria, uscirono da una piccola porta dietro il bancone.
« Tu devi essere Victor » mi salutò l'uomo presentandosi come Didier e allungando la mano. Gliela strinsi sorridendo. Poi fu la volta di Dorothée che mi disse il suo nome prima di oltrepassare il banco e stringermi in un abbraccio quasi mortale.
« Il piacere é mio » tossii quando la donna mollò la presa.
« Bene. Ora basta con le presentazioni! Fategli vedere cosa deve fare! » ordinò Adèle secca, prima di sparire dietro una porta bianca alla nostra destra.
« Ma cos'ha? » esclamò guardandomi curiosa.
Feci spallucce.
« Bene, Vic. Vieni! Ti faccio vedere un po' questo posto » ammiccò Didier, passandomi un braccio attorno alle spalle e conducendomi oltre il bancone già pieno di leccornie.

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Note:

•Scoperti altri membri del Cast.

Dorothée é Melissa McCarthy!
Didier é Jackson Douglas!

Dorothée é Melissa McCarthy!Didier é Jackson Douglas!

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SPAZIO "Promo Grazie❤️"

Anche se inconsapevolmente, -rosegreenleaf-  , grazie alla sua Copertina, mi ha dato lo spunto per quella piccolissima scenetta riguardante il bravissimo e bellissimo attore Tom Hiddleston.
Io lo adoro, e credo che il suo Loki sia il personaggio più riuscito (assieme a Sherlock Holmes di Benedict Cumberbatch) degli ultimi dieci anni!

Io lo adoro, e credo che il suo Loki sia il personaggio più riuscito (assieme a Sherlock Holmes di Benedict Cumberbatch) degli ultimi dieci anni!

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T-Shirt di Victor:

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Una pasticceria per DUE (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora