2.CAPITOLO: L'invasata (invasata a me?!) e l'imbecille vestito di pelle

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ADÈLE

Ero intenzionata a capire a tutti i costi come fosse potuto accadere che la mamma ci avesse tenuto nascosto un altro figlio.
Così quando lei scappò a lavoro, mi fiondai letteralmente su papà.
« Mi spieghi quando é accaduto? E soprattutto perché tu non sei per niente sorpreso? » domandai stizzita incrociando le braccia al petto.
Mio padre alzó finalmente lo sguardo da "Le Monde", e mi fissó con un misto di comprensione e melanconia.
« Adèle, é una cosa vecchia » disse stancamente.
Spalancai gli occhi ancora più adirata.
« Quindi tu lo sapevi? » lo accusai, sentendomi tradita anche da lui.
Pierre annuì stancamente.
« E perché non...»
« Non ho divorziato prima vuoi dire? » mi interruppe « Perché lei amava me. Ora però...é diverso » e lasciò cadere la frase posando il quotidiano sul tavolino basso che avevamo di fronte.
Rimasi ammutolita da quell'affermazione, così mi alzai dal divano e non chiesi nient'altro. Salii al piano di sopra e mi gettai sul letto a pancia sotto. Affondai la testa nel cuscino immaginando come dovesse essere quel bambino.
Mi somigliava? Oppure aveva preso le fattezze di mia madre? E il suo papà com'era? E perché aveva dovuto rubare il cuore di Julie proprio così, da un momento all'altro?
Soffocai nella federa del guanciale, un piccolo grido di frustrazione.
Il divorzio ovviamente era l'unica soluzione dopo una rivelazione del genere, ma un improvviso vuoto allo stomaco mi fece capire che anche se avevo vent'anni, il fatto che i miei genitori presto si sarebbero separati definitivamente, mi faceva male lo stesso.
Non eravamo mai stati una famiglia davvero unita. Papà viaggiava molto per lavoro e c'era sempre stato poco a casa, anche se da due anni ormai, era andato in pensione. E la mamma aveva sempre avuto la sua pasticceria a cui pensare e tutti i club a cui si era iscritta nel corso degli anni.
Quanto a me, da quando mi ero fidanzata, quasi non tornavo più a casa, ed ero sempre in giro per la Francia con Paul.
La nostra famiglia era stata sempre divisa; ma in quel momento immaginai che — dopotutto — non fosse stato davvero così. Eravamo solo presi dalle nostre vite per accorgerci che invece eravamo comunque uniti. Cosa che non sarebbe stata più possibile nel momento in cui Pierre e Julie avrebbero firmato le carte del divorzio.
Arrancando per un po' d'aria, ancora con il viso schiacciato sul cuscino, mi spostai lateralmente posando il mio sguardo sulla cornice accanto a letto, posta sul ripiano del comodino bianco pieno di scartoffie.
C'ero io al centro, quando avevo dieci anni, con in mano un enorme zucchero filato rosa, e i miei genitori al mio fianco. Dietro, il sito archeologico Inca di Machu Picchu si innalzava luccicante nel sole cocente del Perù. Avevamo fatto quel viaggio per festeggiare i trent'anni di matrimonio dei miei.
Era stato bellissimo. Mi ero divertita tantissimo e avevo ammirato posti straordinari. Ma la cosa migliore era stata poter trascorrere una settimana intera con mamma e papà.
Sorrisi al ricordo di alcuni aneddoti divertenti e m'intristii al pensiero che non ci sarebbero stati più viaggi per noi tre...

                                 ••

Erano passati due giorni dalla notizia che mi aveva quasi stravolto la vita.
Quasi.
Perché ero decisa più che mai a seguire il programma che mi ero prefissata prima che finissero i corsi estivi.
Per prima cosa, studiare per rimettermi in pari con il programma che avrei dovuto seguire a Cambridge; poi uscire la sera con Jeanne, Martine e Moureen; programmare un viaggio a Nizza assieme a loro, e vivere un estate finalmente libera dai genitori e dalle delusioni d'amore!
La mamma poteva anche avermi incastrato con la pasticceria, ma ero decisa a non farmi scoraggiare.
Se voleva la guerra, l'avrebbe avuta!
Mi sarei presa dei giorni liberi per me stessa e avrei tenuto la pasticceria chiusa, e tanti saluti alla nomea che "La Bonne Vie" portava da tanti anni. La mamma teneva aperta la sua attività praticamente tutti i giorni per tutta la giornata, fino a tarda sera. "La Bonne Vie", infatti, era l'unica pasticceria della zona ad essere sempre disponibile per i ritardatari che avevano dimenticato qualche anniversario o per le coppiette che volevano concedersi un dolcetto anche a mezza notte.
« Non faró i tuoi stessi orari! » avevo sbottato due giorni prima quando — dopo avermi detto di Victor — mi aveva informato anche che avrei badato io alla sua pasticceria.
« Non scherzare con me, tesoro » aveva ribattuto la mamma scuotendo la testa, mentre si preparava del tè.
« Io non scherzo! » avevo risposto con le mani strette sui fianchi, pronta a non cedere. Ma lei non mi aveva dato ascolto, e dopo aver finito la sua bevanda calda, era uscita di casa per andare a lavoro senza degnarmi di qualsiasi altra attenzione.

Una pasticceria per DUE (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora