12.CAPITOLO: Dottor Jekyll e Mr.Hyde

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ADÈLE

Il cellulare aveva trillato, e un altro pessimo giorno si prospettava davanti a me.
Mi alzai quasi controvoglia, mi vestii velocemente e ricontrollai l'orario.
Secondo giorno: di nuovo in ritardo.
Defilata, uscii dalla stanza degli ospiti armeggiando con l'applicazione della musica che avevo sull'Iphone.
Quella mattina non l'avrei svegliato con dell'acqua, ma con una canzone potente e assordante.
Così avrebbe imparato. O almeno si sperava.
Fuori dalla mia camera, feci per entrare — pronta con il dito sospeso sull'icona del Play — ma la maniglia girò a vuoto.
Era chiusa a chiave?!
Riprovai, ma inutilmente.
Così, livida di risentimento — come diamine si permetteva di barricarsi in camera mia? — bussai violentemente con il pugno chiuso.
Ad aprirmi, con grande stupore e shock, fu una ragazza.
Carnagione leggermente mulatta, capelli con boccoli larghi e morbidi, occhi a mandorla caldi e sensuali e un corpo formoso e tonico da far invidia ad una modella. Tra l'altro, indossava solo un perizoma fucsia, lasciando scoperto addome, ventre e due seni sodi e piccoli.
Spalancai le pupille inorridita.
« Tu...tu sei? » il tono della mia voce si alzò senza che me ne rendessi conto.
La Modella nuda mi fissò confusa, e la sua bocca — con labbra più gonfie delle mie — ci mise un po' a spalancarsi in un sorriso gioviale.
« Oh mio Dio! Tu sei Adèle! Sua sorella!! » emise un urletto stridulo prima di gettarmi le braccia al collo e abbracciarmi. Sentii i suoi capezzoli sporgenti contro il mio petto.
L'allontanai immediatamente, imbarazzata e sconvolta.
« Chi diamine sei? » chiesi di nuovo irritata. La ragazza però ignorò nuovamente la mia domanda, e gridò verso l'interno della stanza.
« Vic, tesoro! È tua sorella! ».
« Sorellastra! » la voce dell'imbecille mi arrivò forte e chiara, mentre la sua figura compariva nel mio campo visivo. Aveva lo spazzolino tra i denti, i capelli umidi, e solo un'asciugamano a proteggere i suoi "attributi".
Cercai di distogliere lo sguardo in fretta, ma gli occhi di Victor parvero catturare il mio imbarazzo.
« Mi sto preparando! Contenta? » bofonchiò sputacchiando un po' di dentifricio qua e là, prima di ritornare in bagno.
Ero rimasta così basita, che non mi ero mossa dalla soglia della porta.
« Vuoi entr...»
« L'avete fatto sul mio letto...» cominciai sentendo un voltastomaco salirmi pian piano in gola. Il battito stava aumentando, così come il mio sdegno.
« No! Io e Vic abbiamo solo parlato! » si giustificò Miss TopModel.
La guardai gelida e lei parve ritrarsi.
« Ah, ma davvero? » ribattei ironica indicando con un cenno del capo il suo seno scoperto.
La ragazza parve accorgersi solo in quel momento del suo abbigliamento osé, e corse verso il mio letto a recuperare una t-shirt dell'imbecille, per poi indossarla.
« Ripeto » digrignai i denti entrando, adesso pesantemente, nella stanza
« Avete fatto roba sul mio letto? ».
Miss TobModel scosse violentemente la testa.
« Ti ho detto di no! Non ti scaldare! » aggiunse poi con un tono che andava dal fastidioso al timoroso.
In quel momento Victor apparve nuovamente nella camera e, senza che me ne rendessi conto, mi venne incontro avvicinandosi pericolosamente. Abbassò il suo viso sul mio, e quasi sentii le sue labbra sfiorare le mie. Il cuore perse un battito e un sudore freddo mi invase, facendomi rabbrividire.
« Sì, Ranocchia. Non ti scaldare...» sussurrò malizioso, soffiandomi il suo alito caldo — al sapore di dentifricio — in pieno viso.
Rimasi immobile e ammutolita.
Quando si scostò e arrivò da Miss TobModel per baciarla sulla guancia, mi resi conto di essermi sentita eccitata quando ero sul punto di incontrare la sua bocca.
C'era stato un infinito momento in cui avevo immaginato le sue labbra sulle mie, e lo shock era stato talmente grande, che mi aveva paralizzato il cervello e il corpo stesso.
« Comunque non abbiamo fatto niente. Monique dice la verità. Abbiamo solo parlato » sentii a stento a stento.
Come un'automa troppo arrugginito per obbedire ai comandi, mi voltai lentamente e uscii dalla mia stanza con la testa persa nel vuoto.
Scesi al piano di sotto, e trovai il solito bigliettino di mio padre attaccato al frigorifero.
Ci vediamo stasera. Fai la brava•.
Mi scriveva quelle stessa identica frase da quando ero piccola.
Sorrisi flebilmente, immaginando cosa stesse passando lui per tutta quell'assurda situazione.
« Davvero, non ho violato il tuo letto. Abbiamo solo dormito » una voce roca e titubante arrivò alle mie orecchie come in un sogno.
Voltai lo sguardo, e sulla soglia c'era l'imbecille — vestito finalmente — che mi osservava con un'aria enigmatica.
Non risposi, ma mi limitai a posare gli occhi di nuovo sul bigliettino.
« Senti...io avevo solo bisogno di...»
« Scopare? ».
Quella parola così volgare mi uscì talmente di botto, che non riuscii a ritrattarla abbastanza in fretta.
Il mio fratellastro spalancò gli occhi.
« Stavo per dire...un'amica. Ma se pensi che io abbia bisogno di scopare...vuol dire che forse tu ne hai bisogno! » cambiò tono così repentinamente che quasi non me ne accorsi.
« Scusa? Come hai detto? » esclamai inebetita e paonazza.
« Hai sentito bene ».
Nello sguardo di Victor aleggiò una luce di rabbia e cattiveria.
« Sei uno schifoso! » sibilai disgustata. Feci per oltrepassarlo, ma lui mi strinse le braccia così forte che non riuscii a districarmi.
« Mi fai male! » gridai muovendomi come un ossessa tra le sue braccia.
Le dita delle mani affondavano nella mia carne feroci e minacciose.
« Lasciami! » gli ordinai altezzosa. I suoi occhi violacei mi scrutavano così attentamente, che mi sentii nuda di fronte a lui.
Provai a muovermi di nuovo, ma l'imbecille non ne voleva sapere di mollare la presa.
Quando finalmente parve muoversi, con un gesto brusco, mi fece sbattere la schiena contro il frigorifero, e un dolore sottile si propagò per tutta la schiena. Fu in quel momento che un briciolo di paura cominciò ad affacciarsi nel mio cuore.
Il viso distorto dalla rabbia di Victor, mi ricordò quello di un burattinaio. Prima allegro e spensierato, poi malefico e torvo.
« Vattene via! » sibilai.
La morsa con cui mi stringeva le braccia sembrò allentarsi un poco.
« Sono stufo dei tuoi modi altezzosi. Della convinzione che tu sei meglio di tutti gli altri. Monique è una brava ragazza, a dispetto di quello che tu pensi di lei » disse « E se non la smetti di credere che tu sia l'unica sul pianeta ad essere perfetta, te lo farò capire io » concluse serafico.
Deglutii piano e sentii i miei occhi inumidirsi.
Le parole che aveva detto Victor erano in parte vere.
Sapevo che non ero migliore dell'intero pianeta, ma ero convinta di esserlo molto più di certe persone.
« Ora mi vuoi lasciare? Mi fai male » replicai con una calma innaturale, e lo sguardo di pietra.
Sentivo gli occhi riempirsi di lacrime a poco a poco, ma non gli avrei mai dato la soddisfazione di vedermi crollare per lui.
Nessuno meritava le mie pene.
Nessuno.
Victor mollò la presa e abbassò lo sguardo sulle mie braccia, distese lungo i fianchi. Avevo ancora la schiena attaccata al frigorifero, e lui era talmente vicino che le nostre ginocchia si toccavano.
Lo vidi allungare di nuovo la mano sulla mia pelle e così mi ritrassi spaventata.
Non mi sarei lasciata prendere di nuovo nella sua morsa.
Ma il mio fratellastro alzò i suoi occhi nei miei e mi sentii inchiodata.
L'espressione era dolce e docile, nulla a che vedere con quella di pochi secondi prima.
« Fammi vedere » disse sfiorando il mio braccio nel punto in cui mi aveva afferrato.
Un brivido mi fece rizzare i peli delle braccia.
Guardai con circospezione Victor mentre mi prendeva il polso alzandomi il braccio per esaminarlo.
Macchie rossastre, ben evidenti, mi avevano screziato la pelle diafana.
Carezzò i suoi brutali segni, ed evitò per tutto il tempo i miei occhi.
« Mettiamoci un po' di ghiaccio » sussurrò infine, scostandomi delicatamente dal frigo per aprirlo.
Tirò fuori due bustine gelide, e me le posizionò su entrambe le braccia.
« Tra poco dovrebbero sparire » disse piano, sempre evitando il mio sguardo.
In meno di cinque minuti era passato da Mr Hyde a Dottor Jekyll [1], e la cosa era alquanto spaventosa.
Eppure, nonostante le sue mani mi avevano stretto la pelle fino a farla diventare rosso fuoco, in quel momento la delicatezza del suo tocco, mi fece battere il cuore così forte da sentirmi per un attimo sopraffatta da tutte le novità di quell'ultima settimana.
Sopraffatta, tanto da crollare letteralmente tra le sue braccia.
Mi accasciai e lui mi prese.
Le bustine del ghiaccio finirono a terra con un tonfo sordo.
« Adèle » lo sentii dire preoccupato.
Era la prima volta in assoluto che mi chiamava per nome.
Mi resse stretta, poi mi fece sedere.
« Ho fame » mugolai per stemperare quell'atmosfera strana.
L'espressione di Victor passò dalla confusione allo stupore, all'incredulità e infine, al sorriso.
« Hai fame? » ripeté divertito.
« Sì » replicai.
Lui parve soppesare le mie parole per qualche altro momento, poi scoppiò in una fragorosa risata.
« Allora mangia qualcosa! » disse strizzandomi l'occhio « Io vado a controllare che Monique non sia finita nella tazza del water » aggiunse scherzoso, prima di dileguarsi fuori dalla cucina.
Sì.
Quell'imbecille era proprio Dottor Jekyll e Mr Hyde.


[1] Dottor Jekyll e Mr Hyde:
Personaggi immaginari del Romanzo: "Lo strano caso del Dottor Jekyll e del Signor Hyde" dello scrittore Robert Louise Stevenson.

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Note:

•Scoperto un altro membro del Cast.

Monique é Jessica Parker Kennedy!

Monique é Jessica Parker Kennedy!

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