Capitolo secondo: i poliziotti delle undici.

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Rebecca aveva riempito i social con le sue foto. Erano ovunque e di tanto in tanto vi ero anch'io. Mi ero sdraiata sul letto e tenevo il computer posato sulle gambe incrociate. Ascoltavo distrattamente un po' musica mentre scorrevo le nostre foto e l'unica cosa che riuscivo a ripetere mentre le guardavo era "oddio": oddio le occhiaie sotto i miei occhi erano fin troppo evidenti, oddio i miei capelli corti sembravano un nido di uccello, oddio quello era il sorriso più falso che avessi mai visto in vita mia. Mia madre era in soggiorno al piano terra a guardare un po' di televisione, mentre mio padre dormiva già da un pezzo. Avevo ancora le gambe a pezzi e nonostante mi fossi fatta una doccia, avessi mangiato, bevuto l'equivalente di una piscina olimpionica in acqua ed essermi messa a letto, mi sentivo priva di energie. Dopo qualche minuto mi accorsi di osservare il monitor senza effettivamente fare o guardare nulla e così spensi il computer, chiudendo per qualche momento gli occhi e sbadigliando. L'indomani Rebecca mi avrebbe svegliata con una telefonata ed avrebbe continuato a ricordarmi quella giornata per tre o quattro settimane, mentre mio padre mi avrebbe lanciato un'occhiata di profonda compassione mentre mia madre mi costringeva a raccontare la giornata anche a lui. Infine sarei andata a scuola e avrei continuato a vivere la mia vita così come facevo ogni giorno.

Ma a quanto pare qualcuno aveva altri piani per me.

Avevo spento le luci da circa dieci minuti quando sentii il campanello suonare. Chi è il fuori di testa che va a casa della gente a quest'ora della notte? mi chiesi, mettendomi comoda nel letto e sospirando, felice di aver concluso quella giornata stancante. Ad un tratto però bussarono alla mia camera e mia madre fece capolino dalla porta:

<<Stavi dormendo, vero?>> mi chiese, inutilmente <<Mi dispiace dovertelo dire, ma la polizia ti sta cercando.>>

<<Che?>> mi misi a sedere, stropicciandomi gli occhi e sbadigliando. Quando mi guardai la mano la trovai rigata di nero e mi morsi la lingua: mi ero dimenticata di struccarmi. Tornai a concentrarmi su mia madre, la quale era ancora ferma al suo posto. Dato che non stava dicendo nulla, dovevo aver sentito bene <<E perché la polizia mi viene a cercare a quest'ora della notte?>> fu la prima domanda che mi venne in mente di farle, mettendo i piedi fuori dal letto ed alzandomi.

<<C'è forse qualcosa che devi dirmi?>> mi chiese in tono apprensivo ma fermo allo stesso momento, mentre le passavo accanto e la superavo. Roteai gli occhi al cielo, facendo un verso di frustrazione.

<<Ti prego, vai da papà. Se si sveglia e trova sua moglie e sua figlia parlare con la polizia potrebbe venirgli un infarto.>> la pregai, volendomi occupare di quella faccenda da sola. Ero tranquilla, in realtà: io non avevo fatto niente, e da quanto ne sapevo nemmeno Rebecca o altri miei amici si erano cacciati nei guai. Forse qualcuno aveva accusato Rebecca di stalker, ma chi non lo aveva fatto almeno una volta? Ero stata tentata di farlo anch'io, in passato. Scesi quindi le scale con passo barcollante e mi stropicciai meccanicamente entrambi gli occhi con i palmi delle mani, ricordando troppo tardi del trucco nero ancora su di essi. Passai avanti ad uno specchio, ma non osai guardarmi: dovevo sembrare appena uscita da una rissa in un bar. Entrai in soggiorno e trovai i due poliziotti voltati di spalle di spalle, intenti a curiosare nei dintorni. Mi schiarii la voce per informarli della mia presenza e li pregai di mettersi comodi. Chiesi, per pura educazione, se potessi offrire loro qualcosa e il più alto dei due mi ringraziò, rifiutando poi con un sorriso tirato.

Quando riconobbi sia il suo volto che quello del suo collega mi gelai sul posto:

<<Oh no.>> riuscii solamente a dire, facendo saettare il mio sguardo da Jensen e Jared, incredula <<Non sta accadendo davvero.>> borbottai, dandomi un paio di botte sulle guance per svegliarmi del tutto. Ma a quanto pare non mi stavo colpendo abbastanza forte <<Sto sognando.>>

This must be fake mine! [SOSPESA]Where stories live. Discover now