CAPITOLO 8 (Terza Parte)

9.2K 637 78
                                    

Sono sdraiata sulla mia branda e aspetto che tutti si siano addormentati per poter sgattaiolare fino in palestra e ricominciare ad allenarmi. So che è vietato andarci a quest'ora, ma io ho assoluto bisogno di allenamenti extra, almeno fino a quando non avrò la meglio sui sacchi da pugilato. Questo pomeriggio, uno di loro mi ha quasi stesa. Essere stata quasi messa al tappeto da un oggetto inanimato è davvero imbarazzante, per mia fortuna nessuno mi stava guardando.
Finalmente il silenzio regna nella camerata, prendo i miei vestiti ed esco in punta di piedi. Mi vesto velocemente continuando a inciampare sul terreno irregolare dei corridoi. A quest'ora di notte c'è un silenzio irreale in questa fazione che, in quanto a chiasso, batte quella che ho lasciato.
Sono sicura che la palestra è come i corridoi: completamente deserta.
Apro le porte e vedo che le luci sono accese. Resto nascosta nell'oscurità del corridoio mentre scruto con attenzione ogni angolo della palestra e trattengo il respiro per sentire se c'è qualcuno all'interno. Il silenzio è totale e la grande stanza sembra completamente vuota.
Faccio un profondo respiro e raggiungo la fila dei Mollychini.
Coniare questo termine mi aiuta ad avere più grinta nel colpirli. Non assomigliano molto a sacchi, ma più a manichini stretti sulla cima e che si allargano man mano che si raggiunge il fondo. Il paragone con il grosso sedere di Molly è inevitabile.
Ripasso mentalmente tutto quello che ci ha spiegato Quattro e lo visualizzo mentre lo esegue.
«È vietato venire qui fuori dagli orari dell'addestramento» tuona una voce alle mie spalle.
Non mi serve voltarmi per capire a chi appartiene, ormai la voce di Eric è inconfondibile. Il canto di una spietata sirena che mette i brividi ma allo stesso tempo affascina.
Mi volto. Lui è in piedi davanti a me e tiene le braccia conserte. Mi fissa con sguardo torvo, ma non sembra furioso come mi aspettavo.
Mi osserva come se fossi una preda da cacciare. Mi guarda dall'alto al basso e sento il suo sguardo sulla mia pelle come se fosse una piuma ghiacciata che sfiora ogni millimetro del mio corpo facendomi quasi tremare.
Beccata a infrangere le regole dal capofazione a cui ho dato del pazzo furioso e che si mormora essere crudele o addirittura sadico e totalmente privo di senso dell'umorismo. Questo mi fa supporre che la domanda che mi ha fatto al dormitorio deve essere interpretata come: ora sai chi sono e ti farò rimpiangere di essere nata.
Io stupida che gli ho pure risposto per le rime, ma a mia discolpa posso dire che non sapevo che fosse una persona malvagia, sembrava solo un ragazzo arrogante e montato.
«Lo so. Speravo di non essere beccata» ammetto, tenendo basso lo sguardo in modo da mostrarmi sottomessa.
Mentire peggiorerebbe le cose, si sentirebbe preso in giro e l'ultima cosa che voglio è farlo arrabbiare.
Lui mi fissa e io mi aspetto di sentirlo sbraitare da un momento all'altro, ma resta immobile e in silenzio. Se è davvero come lo descrivono, il suo silenzio non è una cosa positiva. Mi sta studiando mentre pensa a come punirmi. Preferirei sentirlo urlare le minacce più terribili, perché gridando scaricherebbe parte della sua rabbia, la butterebbe fuori invece di tenerla dentro accumulandola e comprimendola fino a farla scoppiare in solo Dio sa cosa.
«Eric, faccio schifo!» esclamo.
Quando sono nervosa tendo a scaricare la tensione parlando, non credo che con lui sia la cosa giusta da fare, ma è più forte di me, non riesco a fermarmi.
«Oggi pomeriggio sono quasi stata messa al tappeto da uno di questi affari» dico imbarazzata indicando i Mollychini.
Vorrei rimangiarmi quello che ho appena detto. Adesso mi crederà una povera incapace.
Eric non si scompone, resta impassibile, è una statua carica di rabbia, una bomba pronta ad esplodere e a spazzarmi via.
Vedo le sue labbra tremare e mi preparo ad essere travolta dalla sua furia.
Eric scoppia in una fragorosa ma inquietante risata.
Lo guardo sbigottita. Perché sta ridendo? Non dovrebbe ridere, non Eric che Uriah e suo fratello mi hanno descritto. Dovrebbe urlare, prendermi per un braccio e trascinarmi fuori dalla palestra o magari fino allo strapiombo e lì, terrorizzarmi in modo da non farmi più ripetere il grosso errore di fare qualsiasi cosa che lui considera un insulto a se stesso o alla sua fazione.
«Come...» cerca di smettere di ridere ma con scarsi risultati. «Come hai fatto a farti stendere da qualcosa che non hai neanche la forza di spostare?»
«Non mi ha steso, mi ha solo messa un po' in difficoltà...e poi ce l'ho la forza per spostarlo» ribatto.
«Ok, allora fammi vedere» dice indicando il Mollychino davanti a noi.
Inizio a colpirlo con forza cercando di mettere in pratica tutti gli insegnamenti imparati da Quattro.
«Non si è mosso di un millimetro» mi fa notare sogghignando.
Colpisco il Mollychino con tutta la forza che ho ma si muove appena.
«Hai ragione, fai schifo» sentenzia.
«Facile da dire per uno che ha passato tutta la vita negli Intrepidi» gli dico, cercando di ingoiare tutto il veleno che avrei voluto mettere in quella frase.
«Non sono nato negli Intrepidi.»
Si leva la giacca, la piega e la sistema con cura su uno dei Mollychini.
«Eruditi» mi lascio scappare.
«Da cosa l'hai capito?» domanda colpendo ripetutamente il Mollychino accanto al mio e facendolo dondolare così tanto che mi chiedo se sia stato ben fissato a terra.
«La giacca. Solo gli Eruditi sono così ordinati...anche gli Abneganti, ma tu non sembri uno di loro.»
Eric è un trasfazione e non sembra molto più vecchio di me, come fa ad essere già un capofazione? Forse è uno di quei ragazzi che sembrano più giovani dell'età che hanno realmente. Althea li chiama viso d'angelo, perché anche una volta diventati adulti mantengono un aspetto da ragazzini.
«Da quanto sei negli Intrepidi?» mi azzardo a domandare.
«Due anni.»
Ha solamente due anni più di me! È diventato capofazione a diciotto anni?
Lui è un trasfazione, quindi non è nato negli Intrepidi e non ha avuto la possibilità di farsi notare sin da ragazzino, o avere una spinta da qualcuno influente nella fazione.
«Vuoi dire che ti hanno promosso capofazione a soli diciotto anni pur essendo un trasfazione?»
«No. Sono diventato capofazione subito dopo aver concluso l'iniziazione.»
Quindi aveva praticamente la mia età quando è diventato capofazione. Deve essere stato il migliore del suo corso per aver ottenuto un incarico del genere.
Un momento, se ha due anni più di me, ha la stessa età di Quattro, e da quello che mi ha detto Will, è stato lui a piazzarsi primo in classifica. Perché non è stato Quattro a diventare capofazione?
Quello che ho visto la prima sera in mensa comincia ad avere un senso.
Il loro linguaggio del corpo lasciava intuire che si conoscessero ma che non fossero amici. Entrami erano tesi ma non sembravano sulla difensiva, erano come infastiditi l'uno dall'altro. Sono rivali.
Questo mi fa pensare che il posto di capofazione sia stato offerto a Quattro ma alla fine è andato a Eric. Quattro, per qualche motivo che non riesco a immaginare, deve aver rinunciato all'incarico, ma questo non basta a non farlo percepire da Eric come una minaccia. Eric ha paura che Quattro reclami il suo posto. Eric teme Quattro.
Dopo tutto quello che ho combinato è il caso di chiudere il discorso qui, meglio non ricordargli chi dovrebbe essere il nostro capofazione, anche se sarei molto curiosa di sapere perché Quattro ha rinunciato lasciando gli Intrepidi nelle grinfie di Eric.
«Erudito e Intrepido, non potevano scegliere meglio. Intelligente e coraggioso, quello che ci vuole per guidare una fazione come questa.»
Sono sicura di aver detto quello che il suo ego voleva sentire, ma ho paura di avere un po' esagerato con i complimenti.
Credo che Eric sia davvero intelligente, molto più di quanto dovrebbe essere una persona che sceglie gli Intrepidi e sono sicura che lui ha analizzato ogni mia singola parola, scoprendo che quello che ho appena detto non era per niente spontaneo.
Quando vedo apparire un sorriso compiaciuto sulle sue labbra, mi rilasso; forse lo sto idealizzando troppo, è solo il galletto di questo pollaio grazie alla rinuncia di Quattro.
«Ti ho dato il permesso di fermarti? Continua ad allenarti» ordina senza smettere di colpire il Mollychino.
Io riprendo il mio allenamento ma ad ogni colpo il male alle mani aumenta. Le mie nocche sono piene di lividi e mi chiedo come farò domani a colpire il mio avversario. Dopo un paio di pugni le mani mi faranno così male da cercare di evitare ogni contatto e finirò al tappeto in un attimo. Eric si farà grasse risate.
Un momento, forse è questa la sua vendetta. Potrebbe mettermi a combattere contro Peter, sa benissimo che non smetterebbe di colpirmi neanche se fossi priva di sensi. Perché sporcarsi le mani quando può farlo fare a qualcun altro?
Eric è il risultato di una combinazione perfetta e letale: Eruditi e Intrepidi. Intelligenza e forza. Non l'ho idealizzato, l'ho inquadrato perfettamente.
Smetto di allenarmi sui pugni e inizio con i calci in modo da limitare i danni alle mani.
«Hai paura di rovinarti le unghie?» domanda in tono beffardo.
«Certo. Sono una buona arma.»
«Come tirare i capelli» ridacchia.
Mi mordo la lingua per evitare di sottolineare che con lui avrei problemi visto il suo assurdo taglio di capelli.
«Posso mordere?»
«Perché non ti limiti ad imparare a tirare calci seri? Non hai muscoli nelle braccia, ma le tue gambe ne hanno abbastanza per diventare pericolose» mi fa notare.
Assomiglia ad un complimento ed è l'ultima cosa che mi sarei aspettata dopo tutto quello che ho combinato. È anche l'ultima cosa che ho bisogno di sentire uscire dalla sua bocca.
Eric ha qualcosa che mi attrae ma non riesco a capire cosa. Non è né simpatico né gentile, non posso provare sentimenti positivi per una persona che, a quanto si dice, prova piacere nel tormentare la gente. Come tutti gli Eruditi è fastidiosamente spocchioso e in più ha acquisito la stupida spavalderia degli Intrepidi. Però inizio a sentirmi attratta da lui ed è una cosa che non deve accadere. Lui è il mio capofazione ed è lontano anni luce dal mio ideale di uomo perfetto.
«Non alzare troppo la gamba se non sei capace di mantenere l'equilibrio» mi riprende, «ma che accidenti vi ha insegnato Quattro?»
«Ci ha mostrato solo i fondamentali. I nostri pugni facevano schifo, immagina i calci come sarebbero stati.»
«Lo vedo. Quel sacco si starà chiedendo quando smetterai di accarezzarlo e inizierai a colpirlo.»
«Il tuo credo sia morto ormai. Non sarebbe il caso di passare al Mollychino successivo?» dico senza pensare.
Eric si ferma e mi guarda. Io mi paralizzo. Dentro di me c'è più Candida di quanto pensavo.
«Il che?» mi domanda.
«Niente, una cosa mia, una stupidaggine.»
Continua a fissarmi e il suo sguardo mi fa capire che non intende smettere fino a quando non gli avrò dato una spiegazione.
Vorrei sprofondare, penserà che sono una povera scema.
«Mi ricordano vagamente le forme... ehm... generose di Molly»
«Ah, è per questo che lo accarezzi invece di colpirlo» dice in modo fastidiosamente malizioso.
«Perché? Sei uno a cui piace guardare?» ammicco.
Merda! Adesso mi uccide.
«Si è fatto tardi. Vai a dormire, domani dovrete combattere fra di voi» dice con freddezza. Prende la giacca, si avvicina a me e aggiunge: «quella è una cosa che mi piacerebbe guardare».
Lo osservo uscire dalla palestra con la consapevolezza che domani mi farà combattere contro Molly. Ho le mani distrutte, i miei calci sono molto lontani dall'essere pericolosi e dovrò lottare contro la versione femminile di Peter. La mia iniziazione non poteva cominciare peggio.

D I V E R G E N T EDove le storie prendono vita. Scoprilo ora