Come prima.

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Lo lanciò nella sua cella come se fosse stato un sacco di patate. Andò a sbattere con il guscio contro la parete, mentre osservò il suo maestro guardarlo con odio puro, sbattendo la porta e chiudendola a chiave. Si mise seduto contro il muro, appoggiando il braccio sulla gamba alzata e sbuffò, portandosi l'altra mano alla faccia, coprendosi gli occhi. Cosa gli era successo? Perché non lo aveva ucciso? Eppure non aveva motivo di lasciarlo vivere. La voglia di sangue era così insaziabile, e avrebbe voluto vederlo morire per mano sua. Quindi, perché non lo aveva fatto? Cosa lo aveva spinto a retrocedere?
Ringhiò, sferrando un pugno contro il muro. Doveva uscire, doveva distruggere. Ma le parole del leader continuavano a ronzargli in testa, e sospirò. Non ci capiva più nulla. Serrò i pugni, alzando il capo, con sguardo serio. Voleva uccidere, e lo avrebbe fatto. Doveva saziare la sua fame.

Restò in piedi, fermo, abbassando lentamente le katane verso il terreno. Chinò il capo, ringhiando frustrato e deluso, sbattendo il piede contro il cemento freddo. Ed ora, cosa doveva fare? Raph era quasi rinsavito, lo sapeva che era così, lo sentiva, ma mancava ancora qualcosa per farlo tornare del tutto. Iniziò a riflettere, chiedendosi cosa gli avesse fatto Shredder per renderlo così crudele e colmo di rabbia. Sgranò gli occhi, avendo un'intuizione, ricordandosi di quei strani vermi di Shredder che confondevano la mente. Strinse i pugni, rifoderando le katane e correndo nella direzione del palazzo Oroku, deciso. Lo avrebbe liberato e condotto a casa. Era certo che Donnie avrebbe trovato una cura, e tutto sarebbe tornato come prima.

Sospirò, con il mento adagiato sopra le braccia incrociate, appoggiate all'estremità del lettino, mentre osservava Donnie che continuava dormire. Per fortuna che non era grave, però non poteva fare a meno di sentire un macigno che gli opprimeva il petto. Era preoccupato per Raph, e sperava di confidarsi con Donnie. Era sempre stato un buon ascoltatore, e sapeva dare ottimi consigli, ma ora non poteva, e ne aveva davvero bisogno. Sbuffò, voleva andare ad aiutare Leo, però non sapeva se era la cosa giusta da fare. Lui gli aveva intimato di rimanere lì. Osservò di sottecchi la stanza di suo padre, dove egli stava meditando, per poi voltarsi verso il genio ancora supino. Prese un profondo respiro, dandosi coraggio, e piano piano si alzò dalla sedia, recandosi verso l'uscita.
Scampato il pericolo Splinter, corse alla ricerca dei suoi fratelli. Era vero, aveva paura di Raph, ma non poteva non aiutarlo. Non ora che ne aveva più bisogno.
Fortuna -o sfortuna- volle che il soggetto dei suoi pensieri gli atterrò dinanzi. Rimase un'attimo incredulo, indietreggiando di un passo, ma poi si mise in posa di combattimento, sfoderando i suoi nunjaku.
-Mikey, vuoi davvero combattere contro tuo fratello?- chiese, sorridendo sincero. Il diretto interessato lo osservò sorpreso, abbassando le braccia lungo i fianchi e gli sorrise, avvicinandosi, piano al fratello, colmo di gioia. Anche se aveva ancora paura di lui, volle fidarsi delle sue parole, pensando che tutto fosse tornato come prima. Ma questo errore gli fu fatale. Con uno scatto felino, Raph, sorridendo sghembo si fiondò su di lui, conficcando le sue lame nel suo addome.
Sgranò gli occhi, boccheggiando, mentre la sua bocca iniziò ad avere il retrogusto amaro e ferroso del sangue. Tossì, sputando gocce cremisi, mentre le lacrime scivolarono delicatamente dal suo viso. Non poteva crederci, Raph lo aveva colpito, lo aveva ferito. Il suo corpo iniziò a tremare, dal freddo e dalla paura. Non voleva morire. Gettò uno sguardo agli occhi vermigli del maggiore, il quale ghignava divertito, leccando il suo sangue dalla lama del suo Sai. Il suo sguardo si perse nel vuoto, tutta la sua serenità ed innocenza si spense in un'attimo, come una fiamma con una folata di vento, mentre si accasciò al suolo.
-Fuori uno..- sussurrò ghignante, anche se, una sensazione nel suo cuore pulsava dolorosamente. Non ne capì il motivo, ma si sentì morire dentro, appena l'arancione crollò al suolo. Era un dolore straziante, a cui non poteva resistere. Era come una spada che gli si conficcava lentamente nel petto, provocandogli un agonia che sembrava infinita. Si portò una mano al cuore, dolente, mentre i suoi occhi si ampliarono, alla consapevolezza di quello che aveva appena fatto. Si inginocchiò di scatto, osservando il corpo del fratello inconscio, davanti a sé.
-Bravo Raph, ottimo lavoro. Ora che ne dici se andiamo a trovare Splinter?- domandò la voce velenosa e perfida di Karai, che gli poggiò una mano sulla spalla -Dobbiamo ucciderlo. Solo così potrai sentirti meglio. E tutto sarà come prima.-
Accennò ad un sì, deciso e si alzò. Scese nel vicolo, non dopo avere gettato un'ultima occhiata al fratello. Entrò nelle fogne e percorse quei condotti con passo veloce. Diede un fugace sguardo a Karai, dietro di lui che lo seguiva passo passo, finché non giunsero a destinazione. Con un lieve barlume di esitazione nello sguardo, entrò.

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