Non sei più lui.

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Tornarono alla tana. Mentre Leo sorreggeva Donnie, conducendolo, in fretta nel laboratorio; seguito da uno Splinter shockato e in pena, Mikey preferì chiudersi nella sua camera.
-Cosa dobbiamo fare? Sta perdendo troppo sangue!- affermò allarmato il leader, mentre si osservava attorno frenetico, alla ricerca di una possibile soluzione. Purtroppo era Donnie il medico di famiglia.
-I..Innanzitutto devi disinfettare le ferite. Poi, guarda in quel contenitore.. dovrebbero esserci flebo di sangue.- sussurrò piano, indicando un punto preciso nella stanza. Leo prese un profondo respiro, doveva calmarsi. Accennò ad un sì, iniziando a fare come gli era stato detto, aiutato da Splinter, che sussultò capendo che, quelle ferite fossero state provocate da un'arma in particolare, che conosceva fin troppo bene.
-E' stato Raph, non è così?- osò chiedere rammaricato. Leo lo osservò dispiaciuto, chinando il capo colpevole, mentre medicavano il genio, disteso sul lettino, che tentava di trattenere i gemiti di dolore, mordendosi il labbro inferiore.
-Non so cosa gli sia capitato. Non sembrava più lui.. Mi dispiace, padre.- sussurrò, stringendo i pugni, mentre il Sensei si diresse, piano, verso il contenitore, per poi attaccare la flebo al braccio di Donnie. Sospirò, chinando il capo, avvolto dai suoi pensieri.
-Adesso è meglio che vi riposiate, figlioli.- affermò, appoggiando una mano sulla spalla di Leo che sussultò, ricordandosi solo in quel momento che c'era un'altro ferito di cui occuparsi. Si voltò intorno, alla ricerca di Mikey, ed il suo sguardo si fermò sulla sua camera. Splinter capì e lo lasciò andare, sedendosi su una sedia accanto al genio, che era riuscito ad assopirsi.

-Mikey..- disse piano, bussando. Non giunse nessuna risposta, così riprovò ancora, e ancora. Non sentendolo rispondere iniziò a preoccuparsi. Abbassò la maniglia, ma la porta era chiusa a chiave, e questo lo fece agitare ancora di più. Lo chiamò più e più volte, con l'angoscia che gli fosse capitato qualcosa, e, quando sentì un click, sospirò sollevato, entrando.
Lo vide distendersi nel letto, dandogli le spalle, e gli si avvicinò con un mezzo sorriso in volto. Non sapeva esattamente cosa dire. Era tutto così incasinato. Si sedette sull'estremità del letto, e lo sentì singhiozzare. Abbassò lo sguardo verso il pavimento, osservando, poi il braccio ferito del più piccolo, dove aveva legato la sua bandana per fermare l'emorragia.
-M.. Mi dispiace tanto, Leo.- balbettò tra i singhiozzi. L'azzurro rimase un'attimo incredulo, non capendo, mentre il più piccolo sprofondò in un pianto a dirotto, voltandosi nella sua direzione.
-Per cosa?- chiese scettico, mentre Mikey si accasciò su di lui, venendo avvolto dalle braccia del maggiore che cercò di consolarlo
-Adesso ho davvero paura.. Ho davvero paura di Raph!- confessò, nascondendo il volto nell'incavo delle sue braccia, accasciate al petto del fratello, lasciando sconvolto il maggiore. Ma come biasimarlo? Aveva fatto paura perfino a lui.
Sospirò, strofinando la mano contro il suo guscio. Erano incappati proprio in bel pasticcio. Abbassò le palpebre, osservando un punto indefinito della stanza, disordinata come al solito, e sospirò ancora.
-Mikey, non preoccuparti. Non so cos'abbia Raph, però.. Ho promesso che lo farò tornare, e lo farò.- affermò, e, appena riuscì a calmarlo, si diressero nel laboratorio. Leo doveva ancora medicare la ferita di Michelangelo, che, a sguardo basso entrò, per poi sedersi su una sedia. Splinter lo osservò serio, con un velo di tristezza negli occhi. La sua famiglia stava cadendo a pezzi, e lui non riusciva a fare niente per impedirlo. Osservò il leader, sorridere al più piccolo, che ricambiò, mentre fasciava il braccio ferito, ed il Sensei sospirò, un po' sollevato; forse non tutto era perduto.

Di nuovo in quella cella. Camminava avanti indietro, ma non poteva più aspettare. Voleva altro sangue. Il loro sangue. Le tartarughe avevano i giorni contati. Ghignò, fantasticando sulla loro morte, mentre maneggiava la sua arma, punzecchiando la lama al centro col suo dito indice. Una fitta al cuore lo costrinse a mutare quell'espressione gaia, mentre conficcò il suo Sai nella parete, appoggiandosi contro esso. Osservò il muro con odio, quasi come se lo volesse distruggerlo. Era l'unica cosa a cui riusciva a pensare. Distruggere, uccidere, e sangue.
Scuoté il capo, leccandosi il labbro superiore con ingordia, mentre estrasse l'arma, osservandola luccicare ai raggi del sole che tramontava e che, uscendo dalla finestra si abbattevano sulla lama. Peccato che il tempo non passasse più velocemente. Poteva sentire i secondi che passavano, ed ognuno era più lento dell'altro. Lo stavano facendo diventare pazzo. Il suo pugno si infranse contro il cemento del pavimento. Perché non poteva, solamente uscire?
I suoi occhi brillarono, osservando il sangue sgorgare dalla ferita della sua mano, leccandone un po', avaro. Ma non bastava, ne voleva di più. Rivolse il suo sguardo alla finestra e al sole, poteva uscire anche adesso, infondo nessuno gli e lo avrebbe impedito. Ghignò, avvicinandosi alla porta, pronto a forzare la serratura, ma una smorfia comparve sul suo volto, facendolo retrocedere. Si sentiva così strano. Come se, una parte di lui sapesse che, quello che stava per fare alle tartarughe fosse sbagliato.
Indietreggiò, scivolando a terra, con la schiena appoggiata al muro. Era così confuso.
Perché non si sentiva più lui?

Saltò da un tetto all'altro, voglioso di cercare suo fratello. Voleva una spiegazione, la esigeva. Perché combatterli in quel modo? E quegli occhi, poi.
-Guarda qua.. Il caro, vecchio leader.- commentò sarcastica una voce nascosta nell'ombra
Si fermò, sguainando le katane, pronto a difendersi. Osservò suo fratello uscire dall'oscurità, mentre sfoderò i Sai, camminando in cerchio, insieme a lui.
Lo osservò, assottigliando gli occhi. Possibile che non fosse più in sé? Continuarono a studiarsi, ma Leo non poteva accettare che, la persona che aveva davanti fosse suo fratello. E se, quella sera fosse stato catturato? Shredder avrebbe potuto soggiogarlo, o qualcosa del genere. Spiegherebbe tutto. Stava di fatto, però, che colui che aveva davanti non era più Raphael. E non avrebbe risparmiato colpi per riuscire a vincere.
-Come va, fratello?- ghignò, mentre i suoi occhi luccicavano, vogliosi di sangue e di morte
-Tu non sei più lui.. Non sei più mio fratello.- ammise con rammarico, ma, al contempo con determinazione, attaccandolo con le sue lame, che vennero, prontamente parate dal rosso.

Red MenaceOnde histórias criam vida. Descubra agora